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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-01102015-175900


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BERTUCCELLI, CECILIA
URN
etd-01102015-175900
Titolo
Odisseo e lo stile dei racconti menzogneri
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
FILOLOGIA E STORIA DELL'ANTICHITA'
Relatori
correlatore Dott. De Sanctis, Dino
relatore Dott.ssa Bertagna, Maria Isabella
Parole chiave
  • precisione
  • ripetizione
  • discorso di svelamento
  • Apologoi
  • menzogne
Data inizio appello
09/02/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questo lavoro prende in esame i racconti menzogneri che Odisseo dal ritorno ad Itaca (libro XIII) fino all’incontro con il padre (libro XXIV) narrerà ai membri del proprio oikos per tenere nascosta la sua presenza nell’isola e per attuare il piano di vendetta. Tutti questi discorsi sono costruiti secondo costanti e con uno stesso stile che li caratterizza non soltanto in rapporto alla narrazione principale, ma anche se confrontati con gli Apologoi, il lungo racconto di avventure che Odisseo sviluppa alla corte dei Feaci.
Prendendo in esame anche i discorsi con cui Odisseo finalmente si rivela, si può osservare come essi costituiscano la parte del poema più simile ai racconti menzogneri per struttura e stile. In entrambi i tipi di discorso è inoltre sviluppato il problema dell’identità di Odisseo, tema dominante in tutta la seconda parte dell’Odissea.
Al termine dell’analisi si avrà modo di constatare come quando Odisseo narra le sue false avventure (così come quando si rivela) lo stile diventi semplice e chiaro, in quanto mira ad una comprensione immediata dell’enunciato. Vengono così evitate le figure retoriche più complicate per l’ascoltatore e anche le similitudini diventano più rare e sempre molto brevi. Nei discorsi di svelamento, però, troviamo più similitudini rispetto a quanto accadeva nei racconti menzogneri e questo perché quando Odisseo desidera provare la propria identità, il dettaglio è essenziale e le similitudini, dal momento che danno plasticità alla scena, aggiungono precisione alla descrizione. È proprio in questo che lo stile dei racconti menzogneri e dei discorsi di svelamento diverge. Se, infatti, i primi ricorrevano alla ripetizione come mezzo per imprimere nella mente dell’ascoltatore le avventure del falso mendico, adoperando le stesse parole ed espressioni ed evitando i sinonimi, una tale predilezione per la ripetizione non può essere riscontrata, invece, nei discorsi di svelamento. Questi ultimi sono infatti caratterizzati da una grande precisione atta a dimostrare che sia l’eroe che i suoi interlocutori sono perfettamente informati su una determinata cosa o evento, che costituisce la prova dell’identità del re di Itaca. Nei racconti menzogneri, al contrario, l’eroe non è affatto prodigo di dettagli, né preciso e non si preoccupa di evitare le contraddizioni: le versioni che Odisseo racconta sono spesso diverse (a volte anche incompatibili) persino quando vengono raccontate in presenza delle stesse persone.
Per quanto riguarda il rapporto con gli Apologoi, è interessante come Odisseo sia pari ad un aedo nelle parole di Alcinoo, così come il finto mendico lo è in quelle di Eumeo e di Penelope (allo stesso modo, Atena sorride e approva il racconto menzognero dell’eroe e se Antinoo e Laerte non dimostrano alcun apprezzamento della storia che hanno udito è perché il primo è adirato con il mendico per il monito nascosto nelle sue parole e dunque non si complimenterebbe mai per la storia ascoltata, mentre il padre è troppo sconvolto per poterla apprezzare). I racconti menzogneri di Odisseo, inoltre, riprendono in gran parte il materiale degli Apologoi (a volte con versi identici): naufragi, scorrerie, incontri con personaggi ospitali e inospitali, attrito con i compagni sono elementi costitutivi di entrambe le narrazioni. Evidente è, però, l’assenza dell’elemento fantastico nelle storie narrate ad Itaca. Se, infatti, l’aggiunta di elementi favolosi e la presenza di esseri soprannaturali dovevano far aumentare la stima dei Feaci per Odisseo – che già si era definito un eroe reduce da Troia – l’enfasi sulle sventure subite doveva farlo apparire, agli occhi degli abitanti di Itaca, come un uomo costantemente vittima dei rovesci della sorte e dunque serviva ad aumentare la benevolenza dei suoi interlocutori nei confronti del mendicante. Proprio per la diversità dei sentimenti che Odisseo vuole suscitare, lo stile di Apologoi e racconti menzogneri finisce inevitabilmente per divergere. Se sono elementi comuni il frequente ricorso all’enfasi e l’uso di uno stile soggettivo – inevitabile dato che si tratta in entrambi i casi di discorsi diretti – le analogie stilistiche si fermano qui. Lo stile degli Apologoi è, infatti, molto più vivace: abbondano descrizioni e dialoghi e vengono adoperate tutte quelle figure retoriche che racconti menzogneri e discorsi di svelamento sembrano evitare. Questo perché Odisseo non correva il rischio che i Feaci si distraessero o si lasciassero sfuggire qualche passo del racconto: proprio grazie alla presenza dell’elemento fantastico essi erano completamente concentrati sulle parole dell’eroe.
È successivamente emerso come non ci sia rimprovero nei confronti di Odisseo da parte dei personaggi che egli ha ingannato coi racconti menzogneri, né ce ne doveva essere da parte del pubblico di Omero. La riprovazione del comportamento Odisseo – e, conseguentemente, anche di quello del poeta dell’Odissea – è, infatti, successiva. Solo in un secondo momento – e probabilmente anche in connessione al tentativo di ricostruire una biografia di Omero – che il poeta sarà accusato di mentire, così come il suo protagonista (l’accusa trovava il suo fondamento proprio nel fatto che Omero non aveva esitato a paragonare Odisseo all’aedo, quindi al poeta). Nasce così il motivo della menzogna di Omero e, conseguentemente della possibilità per le Muse di mentire, con un coinvolgimento del personaggio di Odisseo, che successivamente verrà molto spesso raffigurato sotto una luce negativa.
I racconti menzogneri possono, infine, essere letti come racconti “autobiografici”. Essi, infatti, possiedono i due elementi più caratteristici dell’autobiografia (e anche della biografia) nel suo sorgere, vale a dire l’encomio del protagonista e l’autodifesa dello stesso.
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