Tesi etd-01102013-130320 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
CIMINO, GABRIELE
URN
etd-01102013-130320
Titolo
I giovani e il mercato del lavoro.Situazione occupazionale delle giovani generazioni nel mondo della flessibilità e dei contratti atipici
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE POLITICHE
Relatori
relatore Prof. Ampola, Massimo
Parole chiave
- contratti atipici
- flessibilità
- giovani
- occupazione
Data inizio appello
28/01/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/01/2053
Riassunto
Le giovani generazioni, nonostante siano una risorsa preziosa per rimettere in moto i meccanismi dello sviluppo, frustrati dalla crisi economica e finanziaria che attanaglia l’Italia, non vengono per niente valorizzati dalla società attuale. Negli ultimi anni, in seguito all'accelerazione degli straordinari cambiamenti introdotti dalla competizione globale, si è manifestata una crescente difficoltà dei giovani ad entrare, dopo il percorso formativo, nel mercato del lavoro con tempestività e con contratti stabili. Ciò ha favorito il diffondersi dell’idea secondo la quale le forze fresche del Paese sarebbero intrappolate in un inesorabile processo di precarizzazione del lavoro le cui responsabilità vengono fatte ricadere semplicisticamente, sulla flessibilità introdotta dalla Legge Treu (1997) e sulla Riforma Biagi (2003). Secondo le teorie economiche più moderne, rendere le modalità lavorative più flessibili sarebbe l’unica soluzione per far fronte alla turbolenza e all'instabilità degli odierni mercati, orientati alla crescente soddisfazione dei gusti dei consumatori per far fronte all'agguerrita concorrenza internazionale. Le Riforme in questione, nate per aumentare l’occupazione giovanile e contrastare il lavoro nero, miravano a creare specifiche esperienze lavorative che potessero servire, una volta acquisiti diversi anni di esperienza professionale, ad inserire le giovani generazioni in contesti lavorativi più stabili, e meglio remunerati. Purtroppo, a 10 anni dall'entrata in vigore della riforma, i positivi intenti della Legge non si sono realizzati. Oggi, colpa anche della crisi economica, trovare lavoro è diventato, ancora di più, rispetto a qualche anno fa, un’impresa da titani. Trovare la giusta strada per il proprio sostentamento, la propria autorealizzazione (per i più fortunati), significa, letteralmente, lottare per la propria sopravvivenza.
Con il cambiamento profondo che ha attraversato e sta attraversando il mercato del lavoro, sembra essersi ridotto il grado d’integrazione tra la logica economica e i meccanismi d’integrazione sociale. Si tratta di una tendenza che ha caratterizzato, dalla fine degli anni settanta, quel positivo equilibrio tra crescita (economica e occupazionale) e rafforzamento della protezione sociale.
Lo spauracchio dei giovani, di questi tempi, ha due volti: la disoccupazione e il precariato.
I dati, poco confortanti, confermano la difficile situazione.
In Italia, Novembre 2012, il tasso di disoccupazione giovanile, è balzato al 37,1%, segnando un record negativo che non si raggiungeva dal 1992. Il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato di cinque punti percentuali rispetto a Novembre 2011. Questi dati, resi noti dall'Istat, hanno evidenziato come le persone che cercano lavoro tra i 15-24 anni siano circa 640mila e rappresentino il 10,6% della popolazione di questa fascia di età. Per quanto riguarda, invece, il fenomeno del precariato giovanile, il 46,7% dei giovani ha dunque un contratto precario e questa percentuale è cresciuta di nove punti dall'inizio della crisi, nel 2007. Osservando questi dati, si capisce facilmente come nell'opinione collettiva, le parole “precario” o “contratto atipico” vengono associate immediatamente all'idea preventiva di un’esistenza difficile fatta di molti sacrifici, poche soddisfazioni, uno stipendio misero e l’impossibilità a migliorare la propria posizione sociale. Ma qual è l’altra faccia della medaglia? Davvero il contratto atipico è una sorta di condanna “sociale” che aspetta ogni giovane, volenteroso di lavorare, alla fine del proprio ciclo di studi? Questa tesi si propone di indagare tutti i possibili fattori che incidono sull'esigua capacità del nostro paese di assicurare un futuro occupazionale dignitoso alle nuove generazioni. Oltre all'analisi degli schemi contrattuali atipici, l’elenco delle conseguenze della precarietà perenne, la disanima del concetto di flessibilità e l’evoluzione dei paradigmi industriali postfordisti, verranno trattati altri fattori che da sempre condizionano l’occupazione delle giovani generazioni, come: le carenze del sistema formativo, le diseguaglianze territoriali fra Nord e Sud, la condizione dei giovani Neet e il ruolo delle giovani lavoratrici.
Con il cambiamento profondo che ha attraversato e sta attraversando il mercato del lavoro, sembra essersi ridotto il grado d’integrazione tra la logica economica e i meccanismi d’integrazione sociale. Si tratta di una tendenza che ha caratterizzato, dalla fine degli anni settanta, quel positivo equilibrio tra crescita (economica e occupazionale) e rafforzamento della protezione sociale.
Lo spauracchio dei giovani, di questi tempi, ha due volti: la disoccupazione e il precariato.
I dati, poco confortanti, confermano la difficile situazione.
In Italia, Novembre 2012, il tasso di disoccupazione giovanile, è balzato al 37,1%, segnando un record negativo che non si raggiungeva dal 1992. Il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato di cinque punti percentuali rispetto a Novembre 2011. Questi dati, resi noti dall'Istat, hanno evidenziato come le persone che cercano lavoro tra i 15-24 anni siano circa 640mila e rappresentino il 10,6% della popolazione di questa fascia di età. Per quanto riguarda, invece, il fenomeno del precariato giovanile, il 46,7% dei giovani ha dunque un contratto precario e questa percentuale è cresciuta di nove punti dall'inizio della crisi, nel 2007. Osservando questi dati, si capisce facilmente come nell'opinione collettiva, le parole “precario” o “contratto atipico” vengono associate immediatamente all'idea preventiva di un’esistenza difficile fatta di molti sacrifici, poche soddisfazioni, uno stipendio misero e l’impossibilità a migliorare la propria posizione sociale. Ma qual è l’altra faccia della medaglia? Davvero il contratto atipico è una sorta di condanna “sociale” che aspetta ogni giovane, volenteroso di lavorare, alla fine del proprio ciclo di studi? Questa tesi si propone di indagare tutti i possibili fattori che incidono sull'esigua capacità del nostro paese di assicurare un futuro occupazionale dignitoso alle nuove generazioni. Oltre all'analisi degli schemi contrattuali atipici, l’elenco delle conseguenze della precarietà perenne, la disanima del concetto di flessibilità e l’evoluzione dei paradigmi industriali postfordisti, verranno trattati altri fattori che da sempre condizionano l’occupazione delle giovani generazioni, come: le carenze del sistema formativo, le diseguaglianze territoriali fra Nord e Sud, la condizione dei giovani Neet e il ruolo delle giovani lavoratrici.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
La tesi non è consultabile. |