Tesi etd-01092024-190427 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
FRANCHINI, STEFANO
URN
etd-01092024-190427
Titolo
La lettura di Descartes nelle ultime di Husserl
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Manca, Danilo
correlatore Prof. Ferrarin, Alfredo
correlatore Prof.ssa Summa, Michela
correlatore Prof. Ferrarin, Alfredo
correlatore Prof.ssa Summa, Michela
Parole chiave
- cogito
- Descartes
- dubbio
- epoché
- Husserl
- soggetto trascendentale
Data inizio appello
09/02/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/02/2064
Riassunto
Il presente lavoro ha una doppia natura: da un lato si prefigge lo scopo di rintracciare i luoghi testuali in cui Husserl intrattiene un confronto con Descartes, soprattutto per quanto riguarda l’opera Meditationes de prima philosophia; dall’altro intende utilizzare Descartes come concetto operativo per entrare nel merito di questioni prettamente fenomenologiche, quali ad esempio il modo in cui Husserl ne La Crisi delle scienze europee intende la storia della filosofia e la distinzione fra epoché e dubbio delle Meditazioni cartesiane. Dal punto di vista metodologico, la possibilità di utilizzare euristicamente la figura di Descartes nei riguardi della fenomenologia trascendentale viene offerta dalla distinzione fra concetti tematici e operativi tracciata da Fink. Dopo aver richiamato l’attenzione sulla presenza di Descartes nelle opere in cui Husserl sistematizza in maniera coerente le proprie analisi fenomenologiche, nel presente lavoro si mostra quali siano gli assunti teoretici che rendono problematico il richiamo alla figura di Descartes da parte di Husserl.
Il primo capitolo ha come obbiettivo quello di circoscrivere l’immagine primigenia della filosofia di Descartes recepita da Husserl. In queste pagine viene mostrata l’influenza che le letture neo-kantiane hanno esercitato sul filosofo tedesco e queste vengono confrontate con i primi riferimenti alle Meditationes. Nel secondo capitolo viene presa in esame la funzione del richiamo a Descartes in Crisi. Come si è cercato di mostrare, infatti, in quest’opera il confronto con i filosofi del passato risponde a una duplice funzione: da un lato permette a Husserl di riflettere sui risultati delle indagini fenomenologiche svolte sino ad allora, dall’altro colloca la fenomenologia nell’orizzonte della storia della filosofia, imponendo di conseguenza il confronto fra le acquisizioni teoretiche della fenomenologia e quelle delle filosofie passate. Nel corso dell’indagine viene mostrato che le tesi su Descartes contenute in quest’opera rispecchiano alcune tesi espresse da Husserl in precedenza in Storia critica delle idee e in Filosofia prima. Per comprendere e chiarire il modo in cui Husserl intende la storia della filosofia viene presa in considerazione la possibilità di intendere il confronto con le filosofie del passato nei termini di una Dichtung, espressione che lo stesso Husserl utilizza in una delle appendici al testo. Alla luce del giudizio husserliano sul primo principio di Descartes, scopo del terzo capitolo è quello di entrare nel merito del cogito delle Meditationes. Per questo motivo, dopo aver discusso nelle prime due sezioni di tale capitolo le verità eterne e le loro implicazioni, nella terza viene analizzato il primo principio cartesiano con l’intento di mostrare che esso rechi in sé la profonda ambiguità della sospensione fra l’essere e il nulla, che lo rende impensabile senza l’idea di Dio. Sulla scorta di quest’ultima questione viene mostrato, inoltre, che la doppia polarità del cogito fra finito e infinito viene completamente lasciata cadere nelle Meditazioni cartesiane. Nel quarto capitolo le indagini si concentrano su quest’ultima opera citata di Husserl e rispondono, in ultima analisi, a due domande: in che misura Husserl può dirsi cartesiano? Quale è il motivo per cui, nonostante la distanza teoretica da Descartes, Husserl continua a richiamarsi allo stile delle Meditationes? Negli ultimi paragrafi di questo capitolo, dopo aver istituito un confronto tra la lettura sostanzialista proposta da Husserl del cogito di Descartes e il contenuto della Seconda Meditazione, si cerca di mostrare le ragioni che legittimano la relazione fra questi due filosofi.
Il primo capitolo ha come obbiettivo quello di circoscrivere l’immagine primigenia della filosofia di Descartes recepita da Husserl. In queste pagine viene mostrata l’influenza che le letture neo-kantiane hanno esercitato sul filosofo tedesco e queste vengono confrontate con i primi riferimenti alle Meditationes. Nel secondo capitolo viene presa in esame la funzione del richiamo a Descartes in Crisi. Come si è cercato di mostrare, infatti, in quest’opera il confronto con i filosofi del passato risponde a una duplice funzione: da un lato permette a Husserl di riflettere sui risultati delle indagini fenomenologiche svolte sino ad allora, dall’altro colloca la fenomenologia nell’orizzonte della storia della filosofia, imponendo di conseguenza il confronto fra le acquisizioni teoretiche della fenomenologia e quelle delle filosofie passate. Nel corso dell’indagine viene mostrato che le tesi su Descartes contenute in quest’opera rispecchiano alcune tesi espresse da Husserl in precedenza in Storia critica delle idee e in Filosofia prima. Per comprendere e chiarire il modo in cui Husserl intende la storia della filosofia viene presa in considerazione la possibilità di intendere il confronto con le filosofie del passato nei termini di una Dichtung, espressione che lo stesso Husserl utilizza in una delle appendici al testo. Alla luce del giudizio husserliano sul primo principio di Descartes, scopo del terzo capitolo è quello di entrare nel merito del cogito delle Meditationes. Per questo motivo, dopo aver discusso nelle prime due sezioni di tale capitolo le verità eterne e le loro implicazioni, nella terza viene analizzato il primo principio cartesiano con l’intento di mostrare che esso rechi in sé la profonda ambiguità della sospensione fra l’essere e il nulla, che lo rende impensabile senza l’idea di Dio. Sulla scorta di quest’ultima questione viene mostrato, inoltre, che la doppia polarità del cogito fra finito e infinito viene completamente lasciata cadere nelle Meditazioni cartesiane. Nel quarto capitolo le indagini si concentrano su quest’ultima opera citata di Husserl e rispondono, in ultima analisi, a due domande: in che misura Husserl può dirsi cartesiano? Quale è il motivo per cui, nonostante la distanza teoretica da Descartes, Husserl continua a richiamarsi allo stile delle Meditationes? Negli ultimi paragrafi di questo capitolo, dopo aver istituito un confronto tra la lettura sostanzialista proposta da Husserl del cogito di Descartes e il contenuto della Seconda Meditazione, si cerca di mostrare le ragioni che legittimano la relazione fra questi due filosofi.
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