Tesi etd-01092023-175522 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MORETTI, ENRICO
URN
etd-01092023-175522
Titolo
OPERAZIONE AVALANCHE
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE MARITTIME E NAVALI
Relatori
relatore C.F. (AN) Castiglia, Leonardo
correlatore Dott. Diana, Luigi
correlatore Dott. Diana, Luigi
Parole chiave
- avalanche
Data inizio appello
12/01/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/01/2093
Riassunto
Il secondo conflitto mondiale coinvolse e sconvolse da vicino, per la prima volta nella storia, territori in ogni angolo del pianeta, località tanto esotiche quanto strategiche. Sebbene l’Europa occidentale e in particolare l’Italia costituissero un fronte minore nell’ambito della strategia alleata, i numerosi contributi bibliografici e le fonti restituiscono un’idea del ruolo svolto dalla penisola nel quadro delle operazioni anfibie belliche.
Durante la campagna militare alleata l’Italia si trasformò per quasi due anni – dal settembre 1943 all’aprile 1945 – in un campo di battaglia tra i fuochi degli opposti eserciti. In uno scontro «totale», i civili ancor più dei militari pagarono un prezzo di sangue altissimo, a causa delle stragi compiute non solo dai tedeschi ma anche dagli alleati.
Nel conflitto l’impegno delle forze anglo-americane sul mare fu alquanto significativo. Ben cinque operazioni anfibie di ampie dimensioni ebbero luogo nella cornice del Mediterraneo (Nord Africa, Sicilia, Salerno, Anzio e Sud della Francia) e soltanto nell’Italia meridionale, nell’estate-autunno del 1943, diverse aree geografiche furono interessate da sbarchi: la Sicilia (10 luglio 1943); la Calabria (3 settembre 1943); il golfo di Salerno (9 settembre 1943); Taranto, in Puglia (22 settembre 1943) e Termoli, in Molise (2 ottobre 1943).
Il presente lavoro intende approfondire la conoscenza dell’operazione “Avalanche”, nome in codice usato dagli alleati per indicare lo sbarco di Salerno del settembre 1943, con un approccio metodologico di tipo storico-tattico, incrociando il procedere degli eventi politico-militari con i condizionamenti geografico-materiali incontrati nello sviluppo della guerra.
Avalanche costituì, infatti, una delle imprese più difficili per gli eserciti anglo-americani ma, al tempo stesso, fu il secondo grande sbarco effettuato dagli alleati nel Sud Italia e il primo grande sbarco alleato sul continente europeo, evento che avrebbe cambiato le sorti della guerra non solo per l’Italia ma per l’Europa intera.
Attraverso il caso-studio dello sbarco di Salerno, il lavoro mira a comprendere la percezione alleata del Mezzogiorno d’Italia (nel suo complesso) durante la guerra di Liberazione (1943-44).
Il primo capitolo inizia con una premessa sull’approccio degli alleati ai territori, di volta in volta, liberati e occupati nel corso della Seconda guerra mondiale. Come antefatto, vengono proposti i casi esemplari dell’operazione Torch in Nord Africa e dell’operazione Husky in Sicilia.
Vengono quindi ricostruiti meticolosamente i vertici politici e militari della catena di comando alleata alla guida dell’operazione Avalanche, a cominciare dai più alti gradi dell’esercito, per poi rintracciare la relativa catena di informazioni alla base delle decisioni da essi prese, indispensabile per la comprensione della preparazione dello sbarco di Salerno.
Nel secondo capitolo si continua a seguire la dinamica degli eventi bellici, in particolare, da un lato, l’avanzata della V Armata del generale Clark nelle sue molteplici diramazioni fino all’attestarsi del fronte lungo la Linea Gustav nell’inverno 1943-44 e, dall’altro, dell’VIII Armata fino al fiume Sangro dopo l’attraversamento del Biferno, del Trigno e dell’Alto Volturno. Il nodo cruciale del capitolo è costituito tuttavia dall’incontro, all’indomani dello sbarco di Salerno e dell’esperienza della guerra vissuta direttamente dalla popolazione civile, tra i “liberatori” e i “liberati” ovvero l’esperimento di convivenza degli abitanti con i soldati anglo-americani sotto l’amministrazione del Governo Militare Alleato (AMGOT) e poi della Commissione Alleata di Controllo (ACC). La macchina organizzativa posta in essere dagli alleati, strutturata in sezioni e uffici, arrivava in ogni settore della vita civile dei territori occupati: dal dramma degli sfollati alle condizioni igienico-sanitarie, dalla produzione economica all’istruzione e al tempo libero. Il ritorno alla quotidianità fu segnato da qualche episodio di frizione tra alleati e abitanti (violenze, ruberie, ecc.) ma, in generale, superati gli iniziali reciproci pregiudizi, non vi furono contrasti eccessivi.
Nel terzo l’attenzione è puntata sulle percezioni e le rappresentazioni mentali degli alleati riguardo al Mezzogiorno d’Italia nei mesi della liberazione di Salerno.
Per ciascuna delle diverse fasi dell’operazione Avalanche, la percezione alleata risulta scomponibile in una molteplicità di punti di vista, individuali o collettivi, che si evolvono nel tempo.
Per una maggiore comprensione non si possono trascurare i fattori di influenza sulla politica estera USA nel contesto internazionale. Ripercorrendo brevemente le relazioni storico-diplomatiche tra i governi italiano e statunitense tra le due guerre mondiali, emerge l’importanza delle reti dell’emigrazione oltre-oceanica nonché il ruolo dalla comunità italo- americana, analogamente a quanto accaduto con il precedente sbarco alleato in Sicilia, preparato da accordi sottobanco con le mafie.
Durante la campagna militare alleata l’Italia si trasformò per quasi due anni – dal settembre 1943 all’aprile 1945 – in un campo di battaglia tra i fuochi degli opposti eserciti. In uno scontro «totale», i civili ancor più dei militari pagarono un prezzo di sangue altissimo, a causa delle stragi compiute non solo dai tedeschi ma anche dagli alleati.
Nel conflitto l’impegno delle forze anglo-americane sul mare fu alquanto significativo. Ben cinque operazioni anfibie di ampie dimensioni ebbero luogo nella cornice del Mediterraneo (Nord Africa, Sicilia, Salerno, Anzio e Sud della Francia) e soltanto nell’Italia meridionale, nell’estate-autunno del 1943, diverse aree geografiche furono interessate da sbarchi: la Sicilia (10 luglio 1943); la Calabria (3 settembre 1943); il golfo di Salerno (9 settembre 1943); Taranto, in Puglia (22 settembre 1943) e Termoli, in Molise (2 ottobre 1943).
Il presente lavoro intende approfondire la conoscenza dell’operazione “Avalanche”, nome in codice usato dagli alleati per indicare lo sbarco di Salerno del settembre 1943, con un approccio metodologico di tipo storico-tattico, incrociando il procedere degli eventi politico-militari con i condizionamenti geografico-materiali incontrati nello sviluppo della guerra.
Avalanche costituì, infatti, una delle imprese più difficili per gli eserciti anglo-americani ma, al tempo stesso, fu il secondo grande sbarco effettuato dagli alleati nel Sud Italia e il primo grande sbarco alleato sul continente europeo, evento che avrebbe cambiato le sorti della guerra non solo per l’Italia ma per l’Europa intera.
Attraverso il caso-studio dello sbarco di Salerno, il lavoro mira a comprendere la percezione alleata del Mezzogiorno d’Italia (nel suo complesso) durante la guerra di Liberazione (1943-44).
Il primo capitolo inizia con una premessa sull’approccio degli alleati ai territori, di volta in volta, liberati e occupati nel corso della Seconda guerra mondiale. Come antefatto, vengono proposti i casi esemplari dell’operazione Torch in Nord Africa e dell’operazione Husky in Sicilia.
Vengono quindi ricostruiti meticolosamente i vertici politici e militari della catena di comando alleata alla guida dell’operazione Avalanche, a cominciare dai più alti gradi dell’esercito, per poi rintracciare la relativa catena di informazioni alla base delle decisioni da essi prese, indispensabile per la comprensione della preparazione dello sbarco di Salerno.
Nel secondo capitolo si continua a seguire la dinamica degli eventi bellici, in particolare, da un lato, l’avanzata della V Armata del generale Clark nelle sue molteplici diramazioni fino all’attestarsi del fronte lungo la Linea Gustav nell’inverno 1943-44 e, dall’altro, dell’VIII Armata fino al fiume Sangro dopo l’attraversamento del Biferno, del Trigno e dell’Alto Volturno. Il nodo cruciale del capitolo è costituito tuttavia dall’incontro, all’indomani dello sbarco di Salerno e dell’esperienza della guerra vissuta direttamente dalla popolazione civile, tra i “liberatori” e i “liberati” ovvero l’esperimento di convivenza degli abitanti con i soldati anglo-americani sotto l’amministrazione del Governo Militare Alleato (AMGOT) e poi della Commissione Alleata di Controllo (ACC). La macchina organizzativa posta in essere dagli alleati, strutturata in sezioni e uffici, arrivava in ogni settore della vita civile dei territori occupati: dal dramma degli sfollati alle condizioni igienico-sanitarie, dalla produzione economica all’istruzione e al tempo libero. Il ritorno alla quotidianità fu segnato da qualche episodio di frizione tra alleati e abitanti (violenze, ruberie, ecc.) ma, in generale, superati gli iniziali reciproci pregiudizi, non vi furono contrasti eccessivi.
Nel terzo l’attenzione è puntata sulle percezioni e le rappresentazioni mentali degli alleati riguardo al Mezzogiorno d’Italia nei mesi della liberazione di Salerno.
Per ciascuna delle diverse fasi dell’operazione Avalanche, la percezione alleata risulta scomponibile in una molteplicità di punti di vista, individuali o collettivi, che si evolvono nel tempo.
Per una maggiore comprensione non si possono trascurare i fattori di influenza sulla politica estera USA nel contesto internazionale. Ripercorrendo brevemente le relazioni storico-diplomatiche tra i governi italiano e statunitense tra le due guerre mondiali, emerge l’importanza delle reti dell’emigrazione oltre-oceanica nonché il ruolo dalla comunità italo- americana, analogamente a quanto accaduto con il precedente sbarco alleato in Sicilia, preparato da accordi sottobanco con le mafie.
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