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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01092021-163736


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MULE, ALESSANDRA
URN
etd-01092021-163736
Titolo
La pulsione antistrutturale nell'ultimo Pasolini (1966-1975)
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
ITALIANISTICA
Relatori
relatore Prof. Donnarumma, Raffaele
correlatore Prof.ssa Savettieri, Cristina
Parole chiave
  • Pasolini
  • Turner
  • De Martino
  • antistruttura
  • struttura
  • liminalità
  • marginalità
  • subalternità
  • egemonia
  • communitas
  • crisi della presenza
Data inizio appello
29/01/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/01/2091
Riassunto
La tesi analizza la seconda fase dell’opera di Pier Paolo Pasolini alla luce del concetto di antistruttura dell’antropologo Victor Turner. La teoria turneriana sembra particolarmente adatta alla comprensione dei testi dello scrittore poiché l’antistruttura è in entrambi i casi strettamente connessa alla marginalità sociale e alla subalternità. A queste ultime Pasolini attribuisce il compito di resistere a quella struttura stabile, istituzionale e tecnica che è il Potere neocapitalistico. Nel primo capitolo della tesi, la pulsione antistrutturale pasoliniana è esaminata in relazione al ruolo occupato dalla crisi della presenza (De Martino) nell’opera dello scrittore: questa operazione consente di mettere in evidenza la funzione sovversiva attribuita dall’autore alla crisi nei soggetti subalterni. La parabola della marginalità in Pasolini è poi analizzata alla luce dell’opera in cui più compiutamente si realizza la sua utopia terzomondista, "Il fiore delle Mille e una notte". L’analisi degli "Appunti per un film su San Paolo" e di alcuni passi di "Petrolio", nel secondo capitolo, consente infine di mettere in evidenza le modalità attraverso cui crolla progressivamente la fiducia nella legittimità della propria pulsione antistrutturale. Questo fallimento corrisponde alla presa di coscienza, a tutti i livelli, dell’inevitabilità del proprio sguardo egemonico.
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