Tesi etd-01092015-155944 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
DAIDONE, LORENZO
URN
etd-01092015-155944
Titolo
Chemioterapia neoadiuvante e chirurgia d'intervallo nel carcinoma ovarico avanzato.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Gadducci, Angiolo
Parole chiave
- Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
27/01/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
L'aumento della sopravvivenza delle pazienti affette da tumori maligni dell'ovaio è da attribuirsi sia al miglioramento della tecnica chirurgica sia al progresso nella scelta e nella associazione dei chemioterapici. Ma la strategia vincente in termini di sopravvivenza sta sicuramente nella combinazione della chirurgia con la chemioterapia.La chirurgia mantiene il ruolo fondamentale nel trattamento del carcinoma ovarico ed ha come obbiettivo quello di asportare tutta la massa tumorale ( intervento radicale )oppure, se ciò non è possibile, la maggior quantità asportabile ( intervento citoriduttivo).Il trattamento chirurgico del carcinoma in stadio avanzato prevede una chirurgia citoriduttiva che mira a rimuovere quanto piu' tumore possibile, sia primitivo che metastatico. La finalità della chirurgia citoriduttiva è quella di migliorare l'efficacia dei farmaci chemioterapici. Non vi è un criterio standard per la definizione di citoriduzione ottimale; attualmente il gold standard è la rimozione di tutta la malattia macroscopicamente visibile. La maggior parte degli autori considera come citoriduzione ottimale il raggiungimento di una malattia residua < 1 cm.L'entità della citoriduzione influenza in maniera importante sia la sopravvivenza globale sia l'intervallo libero da malattia.
Nei casi in cui non sia stata possibile una citoriduzione ottimale nel primo intervento si può ricorrere alla cosi detta chirurgia d'intervallo. Questa viene eseguita in genere dopo un numero variabile di cicli di chemioterapia neoadiuvante, con lo scopo di ridurre la massa neoplastica nei tumori avanzati.La chirurgia citoriduttiva primaria e la chirurgia d'intervallo non possono essere considerate equivalenti per cui bisogna perseguire la citoriduzione ottimale già nel primo intervento, riservando la chirurgia d'intervallo alle pazienti che, al momento della presentazione non sono idonee ad una buona citoriduzione.
Un numero elevato di studi retrospettivi e prospettici indicano come la possibilità di sopravvivenza sia inversamente proporzionale alla quantità di tumore residuo. In particolare, l’assenza di neoplasia macroscopica residua consente, a parità di trattamento post-chirurgico, un significativo incremento di sopravvivenza rispetto ai casi con tumore residuo inferiore al centimetro.
Nel tumore ovarico avanzato spesso questo principio non può essere perseguito, in quanto al momento dell’intervento si trovano metastasi endoaddominali o peritoneali.
La combinazione di una chemioterapia neoadiuvante seguita da una chirurgia d'intervallo mira a raggiungere l' obiettivo di una malattia residua più piccola possibile anche nelle pazienti in cui l'intervento chirurgico è inizialmente non praticabile o non adeguatamente citoriduttivo.
In realtà il ricorso alla chemioterapia neoadiuvante era inizialmente stato proposto soltanto nelle pazienti in condizioni generali scadenti che non erano in grado di sopportare un intervento demolitore. In seguito questa strategia è stata proposta a tutte le pazienti in cui l'estensione della malattia non avrebbe consentito un intervento radicale.
Un elemento importante di questa strategia è costituito dalla capacità di identificare le pazienti da sottoporre a questo tipo di trattamento.
Per valutare la diffusione della malattia può essere utilizzata la laparoscopia diagnostica. La laparoscopia consente un rapido recupero della paziente con la possibilità di iniziare in tempi brevissimi la chemioterapia, che nei casi di non citoriducibilità ottimale, costituisce quindi il primo momento nella strategia terapeutica.In conclusione la chemioterapia neoadiuvante seguita da chirurgia di intervallo è risultata non inferiore alla chirurgia primaria di debulking seguita da chemioterapia nel trattamento delle pazienti con carcinoma ovarico in stadio avanzato.Attualmente quindi la chemioterapia neoadiuvante e la chirurgia di intervallo, nelle mani di ginecologi oncologi esperti, possono costituire una valida opzione per pazienti che hanno subito una citoriduzione sub-ottimale, per pazienti con performance status scadente e comorbidità peri-operatorie importanti,per pazienti con tumori ovarici avanzati, in cui non è possibile ottenere una citoriduzione ottimale
Nei casi in cui non sia stata possibile una citoriduzione ottimale nel primo intervento si può ricorrere alla cosi detta chirurgia d'intervallo. Questa viene eseguita in genere dopo un numero variabile di cicli di chemioterapia neoadiuvante, con lo scopo di ridurre la massa neoplastica nei tumori avanzati.La chirurgia citoriduttiva primaria e la chirurgia d'intervallo non possono essere considerate equivalenti per cui bisogna perseguire la citoriduzione ottimale già nel primo intervento, riservando la chirurgia d'intervallo alle pazienti che, al momento della presentazione non sono idonee ad una buona citoriduzione.
Un numero elevato di studi retrospettivi e prospettici indicano come la possibilità di sopravvivenza sia inversamente proporzionale alla quantità di tumore residuo. In particolare, l’assenza di neoplasia macroscopica residua consente, a parità di trattamento post-chirurgico, un significativo incremento di sopravvivenza rispetto ai casi con tumore residuo inferiore al centimetro.
Nel tumore ovarico avanzato spesso questo principio non può essere perseguito, in quanto al momento dell’intervento si trovano metastasi endoaddominali o peritoneali.
La combinazione di una chemioterapia neoadiuvante seguita da una chirurgia d'intervallo mira a raggiungere l' obiettivo di una malattia residua più piccola possibile anche nelle pazienti in cui l'intervento chirurgico è inizialmente non praticabile o non adeguatamente citoriduttivo.
In realtà il ricorso alla chemioterapia neoadiuvante era inizialmente stato proposto soltanto nelle pazienti in condizioni generali scadenti che non erano in grado di sopportare un intervento demolitore. In seguito questa strategia è stata proposta a tutte le pazienti in cui l'estensione della malattia non avrebbe consentito un intervento radicale.
Un elemento importante di questa strategia è costituito dalla capacità di identificare le pazienti da sottoporre a questo tipo di trattamento.
Per valutare la diffusione della malattia può essere utilizzata la laparoscopia diagnostica. La laparoscopia consente un rapido recupero della paziente con la possibilità di iniziare in tempi brevissimi la chemioterapia, che nei casi di non citoriducibilità ottimale, costituisce quindi il primo momento nella strategia terapeutica.In conclusione la chemioterapia neoadiuvante seguita da chirurgia di intervallo è risultata non inferiore alla chirurgia primaria di debulking seguita da chemioterapia nel trattamento delle pazienti con carcinoma ovarico in stadio avanzato.Attualmente quindi la chemioterapia neoadiuvante e la chirurgia di intervallo, nelle mani di ginecologi oncologi esperti, possono costituire una valida opzione per pazienti che hanno subito una citoriduzione sub-ottimale, per pazienti con performance status scadente e comorbidità peri-operatorie importanti,per pazienti con tumori ovarici avanzati, in cui non è possibile ottenere una citoriduzione ottimale
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