Tesi etd-01092015-112915 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BRUGIONI, LUCIA
URN
etd-01092015-112915
Titolo
Serge Latouche e la decrescita felice:teoria per una nuova societa post capitalista
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Calabrò, Carmelo
Parole chiave
- Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
26/01/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
“Serge Latouche e la decrescita felice: teoria per una nuova società post capitalista”
Con il termine decrescita si intende una corrente di pensiero tipicamente contemporanea che accoglie tutte le critiche multidisciplinari al sistema economico prevalente, ovvero la società globalizzata e consumista odierna, focalizzata sullo stile di vita occidentale.
Le linee guida della critica della decrescita si contrappongono ad alcuni dei principi fondamentali delle teorie neoclassiche ovvero: la pretesa crescita illimitata (quantificata artificiosamente in un valore, il PIL); lo sfruttamento eccessivo delle risorse non rinnovabili; l’identificazione del concetto di ricchezza nella sola accumulazione di beni materiali e servizi; l’indifferenza nei confronti dell’impatto ecologico; l’esaltazione del modello di vita consumistico occidentale.
La decrescita si propone come mediatrice nella costruzione di una nuova società; non è una teoria in sé compiuta, ma piuttosto una nebulosa di idee e di sentimenti.
L’ esponente di maggior spicco di questa corrente di pensiero è l’economista e filosofo francese Serge Latouche, forte oppositore dell’ occidentalizzazione e del consumismo imperanti e sostenitore agguerrito del localismo e del relativismo culturale.
Il pluriuniversalismo è il valore che secondo il filosofo francese può efficacemente contrapporsi all'universalismo occidentale. Latouche suggerisce di ripensare alla forma di organizzazione sociale odierna in senso plurale e delimitato, cioè secondo un "pluriuniversalismo relativo", altrimenti definito "democrazia delle culture", dove appunto ognuna di esse è legittima e delimitata. Il problema, e quindi la soluzione della crisi sistemica che stiamo vivendo attualmente è , secondo Latouche, primariamente culturale.
Le proposte del Movimento per la Decrescita Felice partono innanzitutto da un recupero relazionale: perché il sistema della decrescita porti davvero benessere, occorre infatti ristabilire una "comunità", cioè rifondare i rapporti sulla base del dono e della reciprocità, riscoprendo i valori di vicinato, inserendosi in gruppi di acquisto solidale o nei circuiti delle banche del tempo.
Il progetto politico e pragmatico concepito dal “guru” della decrescita è riassumibile nelle cosiddette 8 R, ossia otto azioni che consentirebbero di invertire immediatamente il senso di marcia verso la distruzione del pianeta: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare e riciclare.
La decrescita è un progetto di stampo politico, nel senso che ha come finalità la costruzione di nuove società, di tipo conviviale, autonome, ed econome. Il passaggio dunque fondamentale richiede una doppia rivoluzione, prima culturale e poi sociale.
La soluzione alla crisi, secondo i decrescenti, sta nell'individuo, nel suo immaginario, nel suo modo di concepire la realtà e di rapportarvisi, nella sua capacità di ricrearsi e nelle sue scelte concrete e quotidiane.
E’ più che mai urgente uscire dall'economia e attuare un "riarmo morale", un rinnovamento interiore in grado di ricreare una vera società civile e quindi di porre l'etica nel suo giusto ruolo all'interno della vita sociale e politica.
Lucia Brugioni
Con il termine decrescita si intende una corrente di pensiero tipicamente contemporanea che accoglie tutte le critiche multidisciplinari al sistema economico prevalente, ovvero la società globalizzata e consumista odierna, focalizzata sullo stile di vita occidentale.
Le linee guida della critica della decrescita si contrappongono ad alcuni dei principi fondamentali delle teorie neoclassiche ovvero: la pretesa crescita illimitata (quantificata artificiosamente in un valore, il PIL); lo sfruttamento eccessivo delle risorse non rinnovabili; l’identificazione del concetto di ricchezza nella sola accumulazione di beni materiali e servizi; l’indifferenza nei confronti dell’impatto ecologico; l’esaltazione del modello di vita consumistico occidentale.
La decrescita si propone come mediatrice nella costruzione di una nuova società; non è una teoria in sé compiuta, ma piuttosto una nebulosa di idee e di sentimenti.
L’ esponente di maggior spicco di questa corrente di pensiero è l’economista e filosofo francese Serge Latouche, forte oppositore dell’ occidentalizzazione e del consumismo imperanti e sostenitore agguerrito del localismo e del relativismo culturale.
Il pluriuniversalismo è il valore che secondo il filosofo francese può efficacemente contrapporsi all'universalismo occidentale. Latouche suggerisce di ripensare alla forma di organizzazione sociale odierna in senso plurale e delimitato, cioè secondo un "pluriuniversalismo relativo", altrimenti definito "democrazia delle culture", dove appunto ognuna di esse è legittima e delimitata. Il problema, e quindi la soluzione della crisi sistemica che stiamo vivendo attualmente è , secondo Latouche, primariamente culturale.
Le proposte del Movimento per la Decrescita Felice partono innanzitutto da un recupero relazionale: perché il sistema della decrescita porti davvero benessere, occorre infatti ristabilire una "comunità", cioè rifondare i rapporti sulla base del dono e della reciprocità, riscoprendo i valori di vicinato, inserendosi in gruppi di acquisto solidale o nei circuiti delle banche del tempo.
Il progetto politico e pragmatico concepito dal “guru” della decrescita è riassumibile nelle cosiddette 8 R, ossia otto azioni che consentirebbero di invertire immediatamente il senso di marcia verso la distruzione del pianeta: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare e riciclare.
La decrescita è un progetto di stampo politico, nel senso che ha come finalità la costruzione di nuove società, di tipo conviviale, autonome, ed econome. Il passaggio dunque fondamentale richiede una doppia rivoluzione, prima culturale e poi sociale.
La soluzione alla crisi, secondo i decrescenti, sta nell'individuo, nel suo immaginario, nel suo modo di concepire la realtà e di rapportarvisi, nella sua capacità di ricrearsi e nelle sue scelte concrete e quotidiane.
E’ più che mai urgente uscire dall'economia e attuare un "riarmo morale", un rinnovamento interiore in grado di ricreare una vera società civile e quindi di porre l'etica nel suo giusto ruolo all'interno della vita sociale e politica.
Lucia Brugioni
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