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La democratizzazione non solo delle immagini, ma anche dei loro mezzi di produzione, porta con sé la necessità di una ridefinizione della forma artistica e del suo ruolo politico. Lo slancio futuristico della forma cinematografica, già dibattuto largamente all'epoca di Benjamin, ne determina il successo come strumento di intrattenimento e introduce una variabile importante nella grande equazione che vede la cultura e la società come fattori biunivocamente dipendenti tra loro. Dopo la perdita dell'aura, quando la realtà é distrutta da continue esplosioni di senso, riusciamo a distinguerne soltanto delle sfumature, in continuo movimento. Nell'ebbrezza della velocità post-moderna, questi frammenti effimeri diventano preziosi. Attraverso un'analisi comparata della metodologia analitica e letteraria di Walter Benjamin e Guy Debord, questo lavoro si pone il compito di rispondere alla domanda: quale avvenire per la forma cinematografica nell'epoca della moltiplicazione esponenziale delle fonti visive?
Attraverso lo sguardo di Benjamin e Debord impariamo a riappropriarci delle immagini per ri-crearne una storia, che é anche la nostra.