Tesi etd-01072019-161630 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SOCCI, LORENZO
URN
etd-01072019-161630
Titolo
Il mito del merito: un'analisi dell'ideologia meritocratica come forma di violenza simbolica
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E MANAGEMENT DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Prof. Borghini, Andrea
Parole chiave
- Bourdieu
- capitale culturale
- cultural capital
- discrimination
- discrimination
- discriminazione
- discriminazione
- disuguaglianza
- education
- giustificazione del sistema
- habitus
- ideologia
- ideologia meritocratica
- ideology
- illusio
- inequality
- istruzione
- meritocracy
- meritocratic ideology
- meritocrazia
- misconoscimento
- mitologia
- mobilità sociale
- mythology
- neoliberism
- neoliberismo
- privilege
- privilegio
- reproduction
- riproduzione
- social mobility
- status quo
- symbolic violence
- system justification
- violenza simbolica
- Young
Data inizio appello
28/01/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il termine ‘meritocrazia’ viene utilizzato, solitamente, con un’accezione totalmente positiva. In questo senso, la ‘meritocrazia’ sembra essere diventata una sociodicea (Bourdieu & Passeron, 1971) – ovvero, una sorta di ‘cura morale’ efficace contro le ingiustizie del classismo, del nepotismo e del clientelismo. Tuttavia, la categoria del ‘merito’ risulta scarsamente problematizzata e la ‘giustizia morale’ dell’ordine meritocratico finisce col divenire un assunto taken-for-granted (Jost & Hunyady, 2003). Eppure, le radici della parola ‘meritocrazia’ affondano in teorizzazioni critiche: sia dall’ala socialista e socialdemocratica della storia del pensiero (Fox, 1956; Young, 1958) sia da quella più conservatrice o liberista (Hayek, 1960), la giustizia del ‘merito’ come criterio allocativo è stata messa in discussione. Il primo scopo di questo elaborato è quello di ricostruire la genealogia e l’evoluzione del termine ‘meritocrazia’, per evidenziare il progressivo ribaltamento semantico che l’ha caratterizzata. Di fatto, la retorica meritocratica ha formato un binomio indissolubile con quella sull’uguaglianza delle opportunità e – nonostante la crisi dei sistemi di welfare (Esping-Andersen, 1996) – ancora oggi il mito del “sogno americano” continua a esercitare una presa egemonica (McNamee, 2018). Dopo questa ricomposizione genetica, l’attenzione sarà focalizzata sull’uso trasversale del termine ‘meritocrazia’ da parte della retorica politica, con particolare riferimento ai casi statunitense, inglese e italiano.
La seconda parte dell’elaborato proporrà una rassegna dei contributi che hanno contestato il significato mainstream dell’ideologia meritocratica. Si evidenzieranno la mancanza di un dibattito strutturato a livello internazionale e la marcata latitanza, in tale dibattito, da parte della sociologia italiana. Successivamente, in un’ottica interdisciplinare, saranno presentati i contributi della psicologia sociale, con particolare riferimento alla “System Justification Theory” (Jost, Banaji & Nosek, 2004). Sia i contributi sociologici sia quelli psicosociali mettono seriamente in crisi il valore positivo comunemente ascritto alla meritocrazia. Riferendosi a questi presupposti, sarà proposta una lettura originale e inedita dell’ideologia meritocratica come forma di “violenza simbolica” (Bourdieu, 1999): poiché l’adesione acritica alla dòxa meritocratica maschera delle situazioni di riproduzione del privilegio esistente (le quali vengono sistematicamente misconosciute) e poiché questa adesione viene sospinta – come dimostrano gli studi in psicologia sociale – soprattutto dal basso (ovvero, paradossalmente, da coloro ne traggono il maggior svantaggio), la tesi che verrà sostenuta è che l’ideologia meritocratica, essendosi inscritta sia nelle ‘cose’ sia nelle ‘coscienze’, si configura come una forma di dominio simbolico che si regge grazie al conformismo logico e morale che è venuto a crearsi attorno alla categoria euristica del ‘merito’. L’ultimo capitolo dell’elaborato prenderà in analisi i canali simbolici di diffusione di questa ideologia (si approfondiranno i messaggi veicolati dai mass-media e i principi di visione e di divisione inculcati dall’apparato scolastico), per poi concludere con una teorizzazione sul ruolo dell’ideologia meritocratica nella transizione verso una forma di “Stato penale” (Wacquant, 2006).
Sposare l’ideologia meritocratica in modo acritico significa contribuire a riprodurre le stesse condizioni di disuguaglianza che, sulla carta, si vorrebbero sconfiggere: in questo senso, la meritocrazia è una forma di violenza simbolica, poiché l’atto del suo riconoscimento come valore morale positivo presuppone un misconoscimento dell’arbitrarietà delle categorie distintive sulle quali si fonda, dalle quali discendono un insieme di pratiche di discriminazione che rimangono al di fuori dell’orizzonte della problematizzazione.
La seconda parte dell’elaborato proporrà una rassegna dei contributi che hanno contestato il significato mainstream dell’ideologia meritocratica. Si evidenzieranno la mancanza di un dibattito strutturato a livello internazionale e la marcata latitanza, in tale dibattito, da parte della sociologia italiana. Successivamente, in un’ottica interdisciplinare, saranno presentati i contributi della psicologia sociale, con particolare riferimento alla “System Justification Theory” (Jost, Banaji & Nosek, 2004). Sia i contributi sociologici sia quelli psicosociali mettono seriamente in crisi il valore positivo comunemente ascritto alla meritocrazia. Riferendosi a questi presupposti, sarà proposta una lettura originale e inedita dell’ideologia meritocratica come forma di “violenza simbolica” (Bourdieu, 1999): poiché l’adesione acritica alla dòxa meritocratica maschera delle situazioni di riproduzione del privilegio esistente (le quali vengono sistematicamente misconosciute) e poiché questa adesione viene sospinta – come dimostrano gli studi in psicologia sociale – soprattutto dal basso (ovvero, paradossalmente, da coloro ne traggono il maggior svantaggio), la tesi che verrà sostenuta è che l’ideologia meritocratica, essendosi inscritta sia nelle ‘cose’ sia nelle ‘coscienze’, si configura come una forma di dominio simbolico che si regge grazie al conformismo logico e morale che è venuto a crearsi attorno alla categoria euristica del ‘merito’. L’ultimo capitolo dell’elaborato prenderà in analisi i canali simbolici di diffusione di questa ideologia (si approfondiranno i messaggi veicolati dai mass-media e i principi di visione e di divisione inculcati dall’apparato scolastico), per poi concludere con una teorizzazione sul ruolo dell’ideologia meritocratica nella transizione verso una forma di “Stato penale” (Wacquant, 2006).
Sposare l’ideologia meritocratica in modo acritico significa contribuire a riprodurre le stesse condizioni di disuguaglianza che, sulla carta, si vorrebbero sconfiggere: in questo senso, la meritocrazia è una forma di violenza simbolica, poiché l’atto del suo riconoscimento come valore morale positivo presuppone un misconoscimento dell’arbitrarietà delle categorie distintive sulle quali si fonda, dalle quali discendono un insieme di pratiche di discriminazione che rimangono al di fuori dell’orizzonte della problematizzazione.
File
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2_TESI_D...Socci.pdf | 2.50 Mb |
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