Tesi etd-01062023-160048 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
DINOI, CARLO ALBERTO
URN
etd-01062023-160048
Titolo
Il Value at Risk e la misurazione del rischio di mercato: un'analisi empirica di portafoglio per il 2017-2022
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Prof. Vannucci, Emanuele
Parole chiave
- backtesting
- backtesting
- Basilea
- mercato
- modelli
- performance
- rischio
- Value-at-risk
Data inizio appello
27/02/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
27/02/2093
Riassunto
ll carattere aleatorio dei mercati finanziari, ha spinto addetti ai lavori ed accademici, a ricer-
care metodi per la misurazione e la quantificazione del grado di esposizione al rischio di un
determinato investimento. Tra le differenti misure di rischio, certamente la più conosciuta è il
cosidetto Value at risk, definita come massima perdita che ci si aspetta di ottenere con una certa
probabilità. Introdotto nel 1994 nel documento Risk-Metrics da J.P Morgan, esso viene ripreso
anche dal Comitato di Basilea come base per il calcolo dei requisiti patrimoniali minimi per gli
intermediari finanziari. Nonostante la sua sinteticità e la sua facilità di interpretazione, essa è
comunque una misura incompleta: trascura la distribuzione delle perdite oltre il livello soglia
stabilito dal VaR, ragione per cui, per sopperire a tale lacuna, è stata introdotta l’Expected
Shortfall, definita come perdita ’media’ oltre tale soglia .
La presente tesi si concentra sulle tecniche di misurazione del rischio di mercato più diffuse
in dottrina, ponendo in particolare l’attenzione sul Value at Risk e le sue differenti metodologie
di calcolo, cercando di evidenziarne le relative differenze. Successivamente è stata condotta
un’analisi empirica che va dal 2017 al 2022 per capire le eventuali relazioni che sussistono tra
rischio di mercato, volatilità e accadimento di eventi definiti a "rilevanza sistemica".
Nel primo capitolo di questo lavoro viene definito un quadro teorico e normativo di riferimento
riguardo il rischio di mercato e il problema della sua misurazione.
Nel secondo capitolo viene analizzata la misura del Value at Risk, delineandone i limiti e i punti
di forza.
Nel terzo capitolo vengono esposte alcune delle metodologie più diffuse nella prassi per la
misurazione del VaR, ovvero l’approccio parametrico, il metodo delle simulazioni storiche e il
metodo della Simulazione Montecarlo. Nel capitolo inoltre vengono riportati alcuni metodi per
la stime delle volatilità e delle covarianze, tra cui il metodo delle medie mobili semplici, delle
medie esponenziali e dei modello autoregressivo a eteroschedasticità condizionale noto come
GARCH.
Nell’ultimo capitolo, dopo aver descritto i due portafogli oggetto di analisi, viene indagato il
rapporto che sussiste tra alcuni eventi particolarmente rilevanti e le volatilità e le correlazioni
all’interno dei due portafogli.
Successivamente, vengono descritti i risultati delle stime di VaR e ES per il periodo di riferimento. Infine, il lavoro si conclude confrontando i ’costi’ dei relativi modelli in termini di onerosità dei calcoli e di accantonamenti patrimoniali con le relative performance dei modelli di Value at Risk calcolati su un portafoglio con strategia buy and hold
composto da titoli azionari quotati nel mercato azionario italiano.
care metodi per la misurazione e la quantificazione del grado di esposizione al rischio di un
determinato investimento. Tra le differenti misure di rischio, certamente la più conosciuta è il
cosidetto Value at risk, definita come massima perdita che ci si aspetta di ottenere con una certa
probabilità. Introdotto nel 1994 nel documento Risk-Metrics da J.P Morgan, esso viene ripreso
anche dal Comitato di Basilea come base per il calcolo dei requisiti patrimoniali minimi per gli
intermediari finanziari. Nonostante la sua sinteticità e la sua facilità di interpretazione, essa è
comunque una misura incompleta: trascura la distribuzione delle perdite oltre il livello soglia
stabilito dal VaR, ragione per cui, per sopperire a tale lacuna, è stata introdotta l’Expected
Shortfall, definita come perdita ’media’ oltre tale soglia .
La presente tesi si concentra sulle tecniche di misurazione del rischio di mercato più diffuse
in dottrina, ponendo in particolare l’attenzione sul Value at Risk e le sue differenti metodologie
di calcolo, cercando di evidenziarne le relative differenze. Successivamente è stata condotta
un’analisi empirica che va dal 2017 al 2022 per capire le eventuali relazioni che sussistono tra
rischio di mercato, volatilità e accadimento di eventi definiti a "rilevanza sistemica".
Nel primo capitolo di questo lavoro viene definito un quadro teorico e normativo di riferimento
riguardo il rischio di mercato e il problema della sua misurazione.
Nel secondo capitolo viene analizzata la misura del Value at Risk, delineandone i limiti e i punti
di forza.
Nel terzo capitolo vengono esposte alcune delle metodologie più diffuse nella prassi per la
misurazione del VaR, ovvero l’approccio parametrico, il metodo delle simulazioni storiche e il
metodo della Simulazione Montecarlo. Nel capitolo inoltre vengono riportati alcuni metodi per
la stime delle volatilità e delle covarianze, tra cui il metodo delle medie mobili semplici, delle
medie esponenziali e dei modello autoregressivo a eteroschedasticità condizionale noto come
GARCH.
Nell’ultimo capitolo, dopo aver descritto i due portafogli oggetto di analisi, viene indagato il
rapporto che sussiste tra alcuni eventi particolarmente rilevanti e le volatilità e le correlazioni
all’interno dei due portafogli.
Successivamente, vengono descritti i risultati delle stime di VaR e ES per il periodo di riferimento. Infine, il lavoro si conclude confrontando i ’costi’ dei relativi modelli in termini di onerosità dei calcoli e di accantonamenti patrimoniali con le relative performance dei modelli di Value at Risk calcolati su un portafoglio con strategia buy and hold
composto da titoli azionari quotati nel mercato azionario italiano.
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