Tesi etd-01062021-154225 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
FALORNI, ALESSIA
URN
etd-01062021-154225
Titolo
Come il processo di integrazione europea ha influenzato la politica migratoria dei suoi paesi membri: un confronto tra il caso italiano e spagnolo
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Pizzimenti, Eugenio
Parole chiave
- immigrazione
- Italia
- Politica migratoria
- Spagna
- Unione Europea
Data inizio appello
25/01/2021
Consultabilità
Completa
Riassunto
La questione migratoria rappresenta una problematica centrale per la nostra epoca. Non a caso essa si situa al crocevia tra cornice sociale, economica, politica e culturale, costituendo così un terreno di aderenza ottimale per distorsioni di natura (anche) politica. Il contesto europeo è stato a sua volta attraversato da profonde tensioni sul tema, in specie per ciò che concerne la realtà dell’Europa meridionale. L’obiettivo che ci si pone è dunque quello di comparare l’evoluzione storica della politica migratoria di Italia e Spagna. Al fine di fornire un’analisi il più esaustiva possibile, sulla base dei dati raccolti e attraverso l’utilizzo della teoria del policy transfer elaborata da Bulmer e Padgett, vengono delineate le varie fasi del processo di integrazione europea, con particolare attenzione alle modalità con le quali sono andati trasformandosi i processi di transfer. Ciò risulta infatti fondamentale per poter distinguere tra le politiche realizzate dai singoli paesi unilateralmente, rispetto alle politiche influenzate dalle contingenze esterne: se gli strumenti adottati dalle istituzioni sovranazionali in materia migratoria non sempre hanno avuto conseguenze dirette sulle politiche realizzate dagli Stati membri, hanno comunque costantemente teso a orientarne i principali indirizzi. Anche per questo motivo, in entrambi i casi di studio analizzati, troviamo politiche realizzate apparentemente senza tener conto delle necessità reali sia economiche che sociali dello Stato – basti pensare alla graduale maggiore restrittività delle quote di ingresso, che entra in contraddizione con le esigenze del mercato del lavoro e che ne facilita l’evoluzione attraverso canali irregolari.
Nel corso della disamina si è poi cercato profondità, superando l’esclusività della ricerca per similitudini (sia in Italia che in Spagna i tassi di immigrazione hanno superato quelli di emigrazione soltanto a partire dalla metà degli anni Ottanta e le condizioni economiche, sociali e demografiche risultano perlopiù analoghe). Per tale ragione si vuole sottolineare che l’analisi cerca di riscontrare anche le differenze che hanno distinto i due paesi, nonostante le affini condizioni di partenza e l’eguale condizionamento derivato dalle istituzioni comunitarie, sotto alcuni punti di vista i due Stati hanno avuto atteggiamenti diversi verso l’immigrazione. In Italia abbiamo assistito ad una forte politicizzazione del tema, in linea con quanto è avvenuto anche negli altri paesi dell’Europa continentale, con l’ascesa al potere di partiti caratterizzati da una dialettica fortemente contraria all’immigrazione; la Spagna invece sembra essere stata maggiormente immune a questa deriva (fatta eccezione per l’ascesa del partito di estrema destra Vox che è stata però caratterizzata da spinte differenti a quelle italiane). Anche per quanto riguarda la più recente crisi migratoria, le risposte messe in atto dai due paesi hanno seguito percorsi differenti, giustificati soprattutto dal maggiore afflusso di immigrati, e in particolare di richiedenti asilo, verso l’Italia: è soprattutto nel contesto italiano infatti che sono emerse le criticità del sistema europeo di asilo, il quale risulta privo di strumenti atti a distribuire le responsabilità tra i vari Stati membri portando così ad una mancata soddisfazione del principio di solidarietà previsto dal diritto europeo. Tali differenze sono in parte spiegate sia da retaggi storici che influenzano fortemente l’elaborazione delle politiche nei due paesi. Si riconosce nella transizione democratica avvenuta in Spagna, e nei valori che ne sono derivati, uno degli elementi chiave per la mancata formazione di forti opposizioni verso l’immigrazione. Allo stesso modo il modello neocorporativo e la presenza di governi instabili formati da più forze politiche, si sono concretati in un lavoro politico poco incisivo e d’impatto.
L’influenza delle istituzioni sovranazionali ha quindi contribuito a modellare la politica dei suoi paesi membri, spingendola a focalizzarsi sugli aspetti maggiormente securitari a discapito della protezione dei diritti umani. Ciò è evidente soprattutto nelle politiche restrittive elaborate sia dall’Italia che dalla Spagna al fine di entrare a far parte dell’Area Schengen che avrebbe reso le loro frontiere esterne la nuova porta d’ingresso dell’intera Unione. Tuttavia, tale condizionamento ha trovato dei limiti posti dalle caratteristiche endogene dei singoli Stati, derivate da fattori storici, economici, demografici e sociali. Il tema era e resta delicato. Occorre dunque interrogarlo.
Nel corso della disamina si è poi cercato profondità, superando l’esclusività della ricerca per similitudini (sia in Italia che in Spagna i tassi di immigrazione hanno superato quelli di emigrazione soltanto a partire dalla metà degli anni Ottanta e le condizioni economiche, sociali e demografiche risultano perlopiù analoghe). Per tale ragione si vuole sottolineare che l’analisi cerca di riscontrare anche le differenze che hanno distinto i due paesi, nonostante le affini condizioni di partenza e l’eguale condizionamento derivato dalle istituzioni comunitarie, sotto alcuni punti di vista i due Stati hanno avuto atteggiamenti diversi verso l’immigrazione. In Italia abbiamo assistito ad una forte politicizzazione del tema, in linea con quanto è avvenuto anche negli altri paesi dell’Europa continentale, con l’ascesa al potere di partiti caratterizzati da una dialettica fortemente contraria all’immigrazione; la Spagna invece sembra essere stata maggiormente immune a questa deriva (fatta eccezione per l’ascesa del partito di estrema destra Vox che è stata però caratterizzata da spinte differenti a quelle italiane). Anche per quanto riguarda la più recente crisi migratoria, le risposte messe in atto dai due paesi hanno seguito percorsi differenti, giustificati soprattutto dal maggiore afflusso di immigrati, e in particolare di richiedenti asilo, verso l’Italia: è soprattutto nel contesto italiano infatti che sono emerse le criticità del sistema europeo di asilo, il quale risulta privo di strumenti atti a distribuire le responsabilità tra i vari Stati membri portando così ad una mancata soddisfazione del principio di solidarietà previsto dal diritto europeo. Tali differenze sono in parte spiegate sia da retaggi storici che influenzano fortemente l’elaborazione delle politiche nei due paesi. Si riconosce nella transizione democratica avvenuta in Spagna, e nei valori che ne sono derivati, uno degli elementi chiave per la mancata formazione di forti opposizioni verso l’immigrazione. Allo stesso modo il modello neocorporativo e la presenza di governi instabili formati da più forze politiche, si sono concretati in un lavoro politico poco incisivo e d’impatto.
L’influenza delle istituzioni sovranazionali ha quindi contribuito a modellare la politica dei suoi paesi membri, spingendola a focalizzarsi sugli aspetti maggiormente securitari a discapito della protezione dei diritti umani. Ciò è evidente soprattutto nelle politiche restrittive elaborate sia dall’Italia che dalla Spagna al fine di entrare a far parte dell’Area Schengen che avrebbe reso le loro frontiere esterne la nuova porta d’ingresso dell’intera Unione. Tuttavia, tale condizionamento ha trovato dei limiti posti dalle caratteristiche endogene dei singoli Stati, derivate da fattori storici, economici, demografici e sociali. Il tema era e resta delicato. Occorre dunque interrogarlo.
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