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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01022022-232428


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
NICOLETTO, DAMIANO
URN
etd-01022022-232428
Titolo
I fattori oceanografici di interesse per le operazioni del Gruppo Operativo Subacquei nel Mar Adriatico
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE MARITTIME E NAVALI
Relatori
relatore Trossarelli, Giorgio
Parole chiave
  • temperatura superficiale
  • subacquea
  • mar Adriatico
  • correnti
  • meteorologia
  • oceanografia
Data inizio appello
13/01/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
13/01/2092
Riassunto
Nell’alveo delle Forze Armate Italiane, la Marina Militare è l’unica a disporre di una componente specializzata nel condurre operazioni subacquee complesse attraverso l’impiego di operatori o di veicoli filoguidati fino alla profondità di 1.500 metri.
Tale capacità è assicurata dai Palombari del Gruppo Operativo Subacquei (GOS), il quale è parte integrante del Raggruppamento subacquei e incursori “Teseo Tesei” e ne condivide la sede sul promontorio del Varignano, nel comune di Porto Venere (La Spezia).
Gli operatori subacquei della Marina Militare svolgono compiti a carattere prevalentemente palese, che individuano la componente ’’difensiva” ovvero svolgimento di lavori subacquei di qualsiasi genere a favore della Difesa e dei diversi Dicasteri, effettuare la bonifica di qualsiasi ordigno esplosivo rinvenuto nelle acque nazionali (mare, fiumi e laghi), prestare soccorso agli equipaggi di sommergibili sinistrati, supporto al Servizio Sanitario Nazionale per la cura delle malattie da decompressione e delle altre malattie per le quali la somministrazione di ossigeno puro in alta pressione, operare in attività di supporto alla Protezione Civile, effettuando ad esempio, sopralluoghi su relitti affondati, concorso nell’attività di tutela dei beni archeologici subacquei
I fattori ambientali ed oceanografici esercitano un’influenza determinante riguardo la possibilità o meno di eseguire un’immersione. In particolare, nell’SMM151 vengono prese in considerazione le condizioni ambientali di superficie e le condizioni ambientali sottomarine.
Le condizioni ambientali di superficie e subacquee si ripercuotono sia sugli operatori subacquei che sul team d’assistenza in superficie (su eventuale battello). Queste condizioni dipendono prevalentemente dalla posizione geografica e quindi in base alla morfologia/orografia della zona, dal periodo dell’anno e dalle condizioni meteomarine. Esse includono:
lo Stato del mare;
la temperatura del mare;
la visibilità;
il vento;
la corrente;
la prossimità di altre imbarcazioni.
Per quanto riguarda la zona d’operazione militare, viene definita la piattaforma continentale, il termine piattaforma continentale si individua la fascia di fondo marino compresa tra il massimo limite delle mareggiate e la batometrica corrispondente ad un brusco aumento della pendenza, nota con il nome di ciglio della piattaforma. L'estensione orizzontale della piattaforma varia tra pochi chilometri ed alcune centinaia di chilometri, mentre la batometrica che individua il limite esterno della piattaforma è posta all'incirca ad una profondità di 200 metri. Anche dal punto di vista della struttura geologica, la piattaforma continentale non è altro che il naturale prolungamento del continente al di sotto del livello del mare. Proprio per questo motivo, infatti, le nazioni costiere hanno, ai sensi delle convenzioni internazionali stipulate in materia, dei diritti prioritari di sfruttamento della colonna d’acqua, del suolo e del sottosuolo marino in corrispondenza della piattaforma continentale.
In ambito internazionale, la prima regolamentazione avvenne con la Convenzione di Ginevra del 1958, Successivamente una serie di Conferenze delle nazioni Unite cominciate nel 1973 hanno portato, nel 1994, alla firma dell’UNCLOS (United Nations Convention on the Law of the Sea) a Montego Bay. In questo caso, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare ebbe successo, con la ratifica da parte di 158 Paesi, tra cui l’Italia.
Anche per l’Italia quindi, con Legge 2 dicembre 1994, n. 689, è stata data ratifica ed esecuzione all’UNCLOS. Vigono quindi queste aree di interesse sia economico che militare.
L’Italia ha inoltre stipulato trattati di delimitazione della piattaforma continentale con alcuni paesi frontisti tra cui: Croazia, Grecia, Albania, Tunisia, Spagna, Malta e Francia.
Il mar Adriatico è un bacino del Mar Mediterraneo, sito tra la Penisola Italiana a occidente e la Penisola Balcanica a oriente. Esso occupa infatti la depressione tra l’Appennino e le Alpi Dinariche.
Con una lunghezza di circa 800 km e una larghezza che raggiunge i 220 km; si estende tra 40° e 46° lat. Nord e tra 12° e 20° long. Est; occupa una superficie di circa 132'000 〖km〗^2 (con una massa d’acqua corrispondente a circa 35'000 〖km〗^3) e ha una profondità massima di circa 1220 m circa.
A sud il Canale d’Otranto, largo poco più di 70 km, mette in comunicazione il Mar Adriatico con il Mar Ionio.
Il principale corso d’acqua dell’intero bacino dell’Adriatico è il fiume Po, che assieme agli altri fiumi presenti fra il delta e il golfo di Trieste (Adige, Brenta, Piave, Livenza, Tagliamento, Isonzo), ha determinato sia la morfologia del fondale del nord Adriatico che la presenza di coste sabbiose lungo tutto il margine ovest.
Il Po presenta alla foce una portata media climatologica di circa 1550 m^3/s; questo dato, raffrontato con la media relativa alla somma degli apporti di tutti i flumi presenti nel bacino, stimata in 5700 m^3/s rappresenta da solo il 28% dei contributi totali di acque fluviali.
In Adriatico il sedimento fluviale infatti proviene quasi esclusivamente dalla parte settentrionale e occidentale del bacino, con un contributo combinato di 51,7 x 106 t a^(-1) di carico sospeso medio.
Uno dei fattori limitanti da tenere a sistema per l’organizzazione di un’immersione, come visto da pubblicazione SMM151, è la corrente marina.
Le due correnti costiere principali sono:
la Eastern Adriatic Coastal Current (EACC), che convoglia acque calde e salate nell’Adriatico, ed è composta, nello strato superficiale, da Ionan Surface Waters (ISW) e, negli strati più profondi (compreso tra 150 e 200 m) da LIW;
la Western Adriatic Coastal Current (WACC), composta prevalentemente da acque fredde e poco salate, provenienti essenzialmente dagli apporti del Po, le quali scorrono in superficie nei primi 20 metri della colonna d’acqua, in un flusso molto ristretto (circa 15 Km) addossato, per un effetto di Coriolis, alla costa italiana

I venti dominanti in Adriatico sono la Bora e lo Scirocco. Altri venti come il Libeccio, il Maestrale e alcune brezze possono essere predominanti localmente, particolarmente in estate.
La visibilità è un altro fattore da tenere in considerazione nell’organizzazione e successiva effettuazione di un’operazione subacquea. I palombari del GOS si trovano spesso a operare in zone portuali o vicino a foci di fiumi, in prossimità dei quali la visibilità gioca un ruolo determinante nella buona riuscita della missione.
La natura del fondo influenza i movimenti del subacqueo e quindi la sua abilità nello spostarsi e nel lavorare in modo efficace e sicuro. Inoltre, in base al tipo di fondale, si possono avere diverse condizioni di visibilità.
La natura del fondo influenza i movimenti del subacqueo e quindi la sua abilità nello spostarsi e nel lavorare in modo efficace e sicuro. Infatti, un movimento sbagliato di un operatore può portare al sollevamento di sabbia o fanghi che costituiscono il fondo, facendo diminuire notevolmente la visibilità e creando anche dei tempi morti durante i quali il subacqueo non può fare altro che aspettare
In Inverno, i valori di torbidità per il mese di febbraio nel Mar Adriatico mostrano valori elevati in corrispondenza dell’Adriatico settentrionale e del delta del fiume Po. La fuoriuscita di sedimenti sospesi (TSS) e di materia organica disciolta (DOM) segue la corrente anticiclonica adriatica occidentale e determina un aumento della torbidità lungo la costa adriatica fino all’Adriatico meridionale con picchi in corrispondenza del Promontorio del Gargano.
Il Mar Adriatico presenta una notevole varietà di litorali legata alla loro formazione e morfologia; in aggiunta a ciò, vi sono strutture morfologiche tipiche locali come ad esempio le tegnùe nelle quali la biodiversità marina prolifera
La principale componente vegetale delle lagune deltizie è rappresentata da alghe verdi. In questi ambienti di transizione la specie più diffusa e abbondante è Ulva Laetevirens, comunemente nota come lattuga di mare.
Tra le alghe verdi, poco diffusa è Chaetomorpha aerea e C. linum, dall’aspetto filamentoso e in grado di formare popolamenti fitti e compatti all’interno delle valli da pesca che circondano i bacini lagunari nella parte centro-settentrionale del Delta del Po.
Anche le alghe rosse sono abbastanza frequenti in quasi tutte le acque di transizione del complesso deltizio, fatta eccezione per le zone che risentono maggiormente dell’influenza delle acque dolci del Fiume.
Nelle lagune è comunque possibile incontrare alcune specie di fanerogame marine, piante vere e proprie che hanno sviluppato adattamenti alla vita sommersa, come la tolleranza alla salinità, la riproduzione idrofila e la resistenza al moto ondoso.
In molte zone calcaree, già a 2 metri di profondità, si trovano due specie di fanerogame: la Posidonia oceanica e la Cymodocea nodosa. È possibile riscontrare queste due specie su fondali che si estendono fino a 40 m di profondità, sia in ciuffi isolati che a grandi praterie, chiamati "mattes a Posidonia".
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