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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01022018-144542


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
PONTI, VALENTINA
URN
etd-01022018-144542
Titolo
Gli Enti Locali come promotori di welfare comunitario e partecipativo. Il Piano Locale Unitario dei Servizi alla Persona in Sardegna. Il caso del PLUS di Oristano.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
PROGRAMMAZIONE E POLITICA DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Prof.ssa Nugnes, Francesca
Parole chiave
  • cittadinanza attiva
  • Enti locali
  • governance
  • livelli essenziali di assistenza
  • piano di zona
  • piano locale unitario dei servizi alla persona
  • politiche sociali
  • principi costituzionali
  • principio di sussidiarietà
  • programmazione integrata
  • programmazione locale
  • welfare comunitario
  • welfare municipale
  • welfare partecipativo
Data inizio appello
29/01/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
Negli ultimi anni i Paesi europei, Italia compresa, si sono trovati ad affrontare importanti periodi di riforme del welfare, atti a sfidare la crisi di legittimazione culturale ed istituzionale del welfare stesso, i vincoli di bilancio sempre più pesanti e restrittivi, ed i rilevanti mutamenti della domanda sociale con l’emergere di nuovi rischi e di nuovi bisogni.
In Italia il percorso di riforma delle politiche di welfare si è basato sull’idea che la dimensione locale fosse quella più adatta a riconoscere e a promuovere le innovazioni possibili. I Comuni quali soggetti pubblici che per primi sono chiamati a dare risposta ai bisogni sociali, per via della relazione che lega amministratori e cittadini, negli ultimi anni si sono, spesso, ritrovati in difficoltà nell’onorare tale compito a causa della crescente complessità di bisogni e rischi sociali, della contrazione delle risorse disponibili e della rigidità normativa che estende, a suo discapito, i tempi di adattamento in una realtà sociale che è in costante e rapido mutamento.
Nel presente studio si è posto l’accento sul ruolo degli enti locali, dalle sue origini all’estendersi come sistema decentrato e Stato di diritto, e sulle competenze affidategli in seguito alla modifica del Titolo V parte II della Costituzione avvenuta nel 2001 e in ottemperanza dei principi costituzionali di sussidiarietà, autonomia, coordinamento e solidarietà. Si è analizzato come i cambiamenti nella protezione sociale hanno ampliato il ruolo dei sistemi di welfare locale, con l’assegnazione ai livelli decentrati di maggiori e più complesse competenze pur tuttavia non sempre accompagnate da un corrispondente accesso alle risorse finanziarie necessarie per un’adeguata offerta di servizi.
Il percorso di analisi è stato approfondito dal riferimento a principi costituzionali, sentenze costituzionali e da elementi di legislazione nazionale e regionale come filo conduttore per una lettura completa e orientata a dare risposte ai numerosi dubbi interpretativi relativi alla materia.
Nel passaggio di analisi dell’evoluzione delle politiche sociali è emerso che gli enti locali sono i luoghi nei quali si gioca la maggiore sfida proposta dalla globalizzazione ossia migliorare la qualità della vita delle persone attraverso politiche innovative e sostenibili sotto il profilo ambientale, economico e sociale. Il concetto di benessere sociale si estende al dovere dello Stato di assicurare a tutti diritti di cittadinanza, civili, politici e sociali creando, insieme a tutti gli attori presenti, un sistema nazionale integrato di sicurezza sociale con la predisposizione ed erogazione condivisa di misure previdenziali ed interventi assistenziali. Si è assistito al passaggio dalla concezione di welfare state a quella di welfare society e welfare community nei quali i processi di modernizzazione dello Stato si intessono con l’evoluzione del privato sociale affidando alla società civile il compito di trovare in maniera responsabile forme creative di risposta ai propri bisogni.
Ci si è chiesto come promuovere valore e solidarietà sociale, come procedere da una visione categoriale e settoriale ad una socialità delle prestazioni produttrici di rendimento sociale dove i diritti individuali diventano diritti sociali, di solidarietà e responsabilizzazione. Ecco, quindi, che in seguito alla riforma compiuta dall’approvazione della Legge 328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” fortemente improntata sull’importanza del principio di sussidiarietà e sul concetto di sistema di protezione sociale attiva universalistico ed integrato, e come effetto delle azioni di contenimento della spesa pubblica, si è evidenziato come gli Enti Locali hanno recentemente intrapreso interessanti percorsi di innovazione sociale, basati su nuove modalità di governance degli attori sociali territoriali e sull’attivazione e valorizzazione delle risorse disponibili sui territori, ridisegnando le strutture del welfare locale e il concetto stesso di politica pubblica. Si parla di welfare municipale o comunitario per indicare il ruolo preminente nella realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali in una rete interconnessa tra soggetti pubblici, privati e reti informali. E’ nella programmazione e nella sperimentazione partecipata che gli enti locali diventano promotori di reti e attivatori delle risorse presenti sui territori, mantenendo il ruolo di garanti dei diritti sociali.
Attraverso l’analisi dello strumento del Piano di Zona a livello Nazionale è stato possibile evidenziare in maniera critica gli insuccessi della piena realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali, identificabili nell’estrema eterogeneità nella spesa sociale territoriale associata a un impianto normativo fortemente improntato al decentramento amministrativo, rafforzato dalla riforma del Titolo V della Costituzione, che ha ricondotto la materia delle politiche sociali alla esclusiva competenza regionale. La previsione costituzionale di garanzia dell’uniformità nell’esercizio dei diritti sociali nei diversi territori sulla base della definizione di livelli essenziali delle prestazioni non sembra esser stata realmente fattibile ma di difficile attuazione a fronte di una spesa sociale territoriale estremamente differenziata e prevalentemente finanziata a livello locale.
Tale ricerca si conclude descrivendo come la Regione Sardegna ha affrontato la crisi del sistema economico locale affidando agli enti locali la responsabilità di attuare e garantire ai cittadini sardi risposte integrate in un sistema politico sociale estremamente complesso e multilivello. Si è rilevato come si sviluppa il Plus, Piano Locale Unitario dei servizi alla persona, quale strumento di programmazione strategica locale a livello generale soffermandoci in maniera particolare sui percorsi sperimentali intrapresi dal Distretto Socio Sanitario di Oristano evidenziandone le caratteristiche e le criticità dalle quali prendere spunto per creare opportunità di miglioramento e motivi di riflessione partecipata.



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