Thesis etd-12162019-232951 |
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Thesis type
Tesi di laurea magistrale
Author
MAFFEI, CAROLINA
URN
etd-12162019-232951
Thesis title
INTRECCI MEDITERRANEI NELL?ETA DEL BRONZO:
INTERCONNESSIONI TRA L?EGITTO E CRETA
Department
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Course of study
ORIENTALISTICA: EGITTO, VICINO E MEDIO ORIENTE
Supervisors
relatore Prof.ssa Silvano, Flora
correlatore Prof. Graziadio, Giampaolo
correlatore Prof. Graziadio, Giampaolo
Keywords
- Creta
- Egitto
- Età del Bronzo
- Mediterraneo
- Tell el-Dab'a
Graduation session start date
03/02/2020
Availability
Full
Summary
Il presente lavoro di tesi, si articola in tre capitoli:
• il primo si concentra principalmente sugli etnonimi utilizzati dagli egiziani per indicare le popolazioni dell’area egea con cui vennero a contatto;
• il secondo fornisce un quadro del contesto nel quale si verificarono i contatti tra le due realtà culturali interfacciate sul Mediterraneo;
• il terzo mette in evidenza le similitudini e le reciproche influenze artistiche e culturali tra minoici ed egiziani. Prendendo in esame gli affreschi rinvenuti a Tell el-Dab’a, sintesi perfetta degli scambi culturali tra le due aree geografiche.
Si è cercato di ripercorrere la storia degli studi relativi ai rapporti e ai contatti tra la popolazione minoica e quella egiziana, ampliandola con le più recenti scoperte. A tal fine è stato anche condotto uno studio sulle più moderne analisi inerenti alla cronologia, in grado di dissipare molti dei dubbi sollevati nel corso del tempo. Dubbi sollevati principalmente dalla datazione dell’eruzione di Thera.
Le risposte hanno permesso di inquadrare meglio, e in un’ottica sempre più mediterranea e meno “provinciale”, i manufatti e la circolazione di uomini e idee. Nell’Età del Bronzo convissero grandi civiltà tutto intorno al Mediterraneo e alla mezzaluna fertile.
Quello che le ultime indagini archeologiche hanno portato alla luce, oltre ad una migliore conoscenza di ognuna di queste realtà, è la scoperta del tessuto connettivo nel quale queste erano inserite. Non realtà isolate dunque, ma una vasta ed intensa rete di relazioni diplomatico-commerciali ed uno scambio di informazioni, personale tecnico, tecnologie e doni; un insieme che rese ancora più grandi queste civiltà.
Gli affreschi di Tell el-Dab’a sono l’emblema dei contatti tra minoici ed egiziani e dell’interiorizzazione di una cultura “altra”.
La differenza di cultura, di religione e, perché no, anche di status economico e sociale, potrebbe benissimo far pensare alla sola lontananza concettuale, ma anche spaziale da ciò che c’è nell’altra sponda del mare. Ma così non è. I mari, soprattutto i mari interni come il Mediterraneo, non sono frontiere ma spazi di comunicazione.
Le due popolazioni si sono “toccate” ed ognuna ha lasciato un segno indelebile di questi contatti, nell’altra. Non realtà isolate dunque, ma una vasta ed intensa rete di relazioni diplomatico-commerciali ed uno scambio di informazioni, personale tecnico, tecnologie e doni; un insieme che rese ancora più grandi queste civiltà.
Le civiltà sono sì autonome, ma anche interconnesse. Alla luce di ciò, anche il voler ottenere una singola data come spartiacque tra un’epoca e l’altra, sembra essere riduttivo. Le società interrelate danno vita a vere e proprie oasi di arte e bellezza all’interno dell’arido deserto creato, paradossalmente, dall’uomo.
Lo studio dei reperti egiziani in terra cretese e viceversa, non è importante esclusivamente dal punto di vista cronologico. Come si è potuto appurare infatti, alcuni reperti provengono da contesti non databili con certezza. Tuttavia la fattura, gli stili e le eventuali commistioni sono indice di scambio di tecnica e di sapere. Questo testimonia che sì, i contatti tra egiziani e minoici ci sono stati, e sono stati diretti, non mediati o controllati da intermediari levantini, come è stato giustamente evidenziato in una delle ultime pubblicazioni sull’argomento. I mezzi che mantennero questo contatto, tuttavia, sfuggono ancora ampiamente allo sguardo dell'archeologo. Ciononostante, attraverso l'analisi dei testi e della documentazione archeologica, è possibile ricostruire alcuni aspetti del contatto tra i Paesi, compresi i tipi di nave che venivano adoperati e le rotte marittime percorse. Tutto questo rende ancora più concrete quelle che agli inizi del secolo scorso, erano solo ipotesi.
• il primo si concentra principalmente sugli etnonimi utilizzati dagli egiziani per indicare le popolazioni dell’area egea con cui vennero a contatto;
• il secondo fornisce un quadro del contesto nel quale si verificarono i contatti tra le due realtà culturali interfacciate sul Mediterraneo;
• il terzo mette in evidenza le similitudini e le reciproche influenze artistiche e culturali tra minoici ed egiziani. Prendendo in esame gli affreschi rinvenuti a Tell el-Dab’a, sintesi perfetta degli scambi culturali tra le due aree geografiche.
Si è cercato di ripercorrere la storia degli studi relativi ai rapporti e ai contatti tra la popolazione minoica e quella egiziana, ampliandola con le più recenti scoperte. A tal fine è stato anche condotto uno studio sulle più moderne analisi inerenti alla cronologia, in grado di dissipare molti dei dubbi sollevati nel corso del tempo. Dubbi sollevati principalmente dalla datazione dell’eruzione di Thera.
Le risposte hanno permesso di inquadrare meglio, e in un’ottica sempre più mediterranea e meno “provinciale”, i manufatti e la circolazione di uomini e idee. Nell’Età del Bronzo convissero grandi civiltà tutto intorno al Mediterraneo e alla mezzaluna fertile.
Quello che le ultime indagini archeologiche hanno portato alla luce, oltre ad una migliore conoscenza di ognuna di queste realtà, è la scoperta del tessuto connettivo nel quale queste erano inserite. Non realtà isolate dunque, ma una vasta ed intensa rete di relazioni diplomatico-commerciali ed uno scambio di informazioni, personale tecnico, tecnologie e doni; un insieme che rese ancora più grandi queste civiltà.
Gli affreschi di Tell el-Dab’a sono l’emblema dei contatti tra minoici ed egiziani e dell’interiorizzazione di una cultura “altra”.
La differenza di cultura, di religione e, perché no, anche di status economico e sociale, potrebbe benissimo far pensare alla sola lontananza concettuale, ma anche spaziale da ciò che c’è nell’altra sponda del mare. Ma così non è. I mari, soprattutto i mari interni come il Mediterraneo, non sono frontiere ma spazi di comunicazione.
Le due popolazioni si sono “toccate” ed ognuna ha lasciato un segno indelebile di questi contatti, nell’altra. Non realtà isolate dunque, ma una vasta ed intensa rete di relazioni diplomatico-commerciali ed uno scambio di informazioni, personale tecnico, tecnologie e doni; un insieme che rese ancora più grandi queste civiltà.
Le civiltà sono sì autonome, ma anche interconnesse. Alla luce di ciò, anche il voler ottenere una singola data come spartiacque tra un’epoca e l’altra, sembra essere riduttivo. Le società interrelate danno vita a vere e proprie oasi di arte e bellezza all’interno dell’arido deserto creato, paradossalmente, dall’uomo.
Lo studio dei reperti egiziani in terra cretese e viceversa, non è importante esclusivamente dal punto di vista cronologico. Come si è potuto appurare infatti, alcuni reperti provengono da contesti non databili con certezza. Tuttavia la fattura, gli stili e le eventuali commistioni sono indice di scambio di tecnica e di sapere. Questo testimonia che sì, i contatti tra egiziani e minoici ci sono stati, e sono stati diretti, non mediati o controllati da intermediari levantini, come è stato giustamente evidenziato in una delle ultime pubblicazioni sull’argomento. I mezzi che mantennero questo contatto, tuttavia, sfuggono ancora ampiamente allo sguardo dell'archeologo. Ciononostante, attraverso l'analisi dei testi e della documentazione archeologica, è possibile ricostruire alcuni aspetti del contatto tra i Paesi, compresi i tipi di nave che venivano adoperati e le rotte marittime percorse. Tutto questo rende ancora più concrete quelle che agli inizi del secolo scorso, erano solo ipotesi.
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