Thesis etd-10182020-174215 |
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Thesis type
Tesi di specializzazione (5 anni)
Author
ZAGOROVSKAIA, GIULIA
URN
etd-10182020-174215
Thesis title
Ambulatorio di follow up in pazienti critici Covid-19. Dalla sopravvivenza alla qualita di vita: e tempo di riorientare il percorso di cura?
Department
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Course of study
ANESTESIA, RIANIMAZIONE, TERAPIA INTENSIVA E DEL DOLORE
Supervisors
relatore Prof. Biancofiore, Giandomenico Luigi
correlatore Dott.ssa Boccalatte Rosa, Daniela Luciana
correlatore Dott.ssa Boccalatte Rosa, Daniela Luciana
Keywords
- covid-19
- critical illness
- follow up
- paziente critico
- QoL
- qualità di vita
- terapia intensiva
Graduation session start date
04/11/2020
Availability
Withheld
Release date
04/11/2090
Summary
Il progetto di Follow Up dei pazienti intensivi Covid-19 si inserisce in quello che dovrebbe e vorrebbe essere il regolare iter di un malato che accede in Terapia Intensiva e vi trascorre un periodo superiore ai dieci giorni.
In letteratura scientifica è ormai noto da anni, infatti, che la maggior parte dei pazienti intensivi hanno degli esiti legati non solo alla gravità della patologia per cui vengono ammessi in Rianimazione, ma anche e soprattutto all’alta intensità di cure che queste patologie richiedono (ventilazione meccanica e sedazione prolungate, manovre invasive come il posizionamento di cateteri venosi centrali, drenaggi, tracheotomie, allettamento e immobilizzazione con relativa perdita di massa muscolare, nutrizione artificiale ecc.)
Nonostante gli effetti di un ricovero in ambiente intensivo siano ampiamente riconosciuti e visibili già durante il periodo critico, sono ancora pochissimi i reparti di Rianimazione che offrono un servizio ambulatoriale di Follow Up, che a distanza di mesi/anni permetta di rivedere il paziente al fine di valutare e quantificare l’entità e il grado di disabilità residua presenti a livello fisico, neurocognitivo e sociale, sia per i pazienti che per i loro familiari.
La recente esperienza avuta con i pazienti intensivi Covid-19 ha messo in discussione tanti elementi del personale sanitario che sono entrate a contatto con questa realtà negli ultimi mesi e ci si è chiesti se fosse arrivato il momento di lanciare un progetto pilota per l’Azienda Ospedaliera “San Luca” di Lucca in cui poter mettere le basi per quello che potrebbe e vorrebbe essere un ambulatorio di Follow Up a pieno regime per tutti i pazienti intensivi che da qui in avanti transiteranno dalla Rianimazione.
Le figure coinvolte per ora sono state le stesse che in qualche modo si sono interfacciate con questi pazienti in Terapia intensiva e poi nei reparti e il tentativo di strutturare un percorso che avesse come obiettivo comune la restituzione ad integrum della qualità di vita che il paziente aveva prima dell’evento Covid-19, ha preso forma rapidamente e si è delineato come segue.
Tra le figure coinvolte ci sono rianimatori e infermieri di rianimazione, neuropsicologi, fisiatri e fisioterapisti, nutrizionisti e terapisti del dolore.
Struttura del percorso ambulatoriale:
-screening fisiatrico e nutrizionale
-valutazione presenza e grado dolore cronico residuo
-visita neuropsicologica
Nell’ambito di queste valutazioni c’è la possibilità che si riscontrino deficit a vari livelli (nutrizionale, motorio, respiratorio, neurocognitivo ecc), che richiedano una valutazione specialistica più approfondita. Pertanto i pazienti vengono inviati alle figure sopra menzionate e alle rispettive equipe presso gli ambulatori di riferimento, al fine di intraprendere percorsi di cura e di riabilitazione sul territorio.
L’outcome finale del paziente non viene più considerato semplicemente in base alla sopravvivenza, ma piuttosto alla qualità di vita e all’eventuale grado di disabilità che il paziente si trova a fronteggiare una volta a casa, spesso senza saper identificare questi disturbi o senza sapere quali sono le figure di riferimento cui rivolgersi.
Il progetto di Follow Up si propone, quindi, di chiudere un percorso di cura iniziato in Terapia Intensiva e che termina non più alla dimissione del paziente qualche giorno dopo, ma a distanza di mesi sul territorio. Diversamente le risorse investite in Rianimazione e nei Reparti in termini di personale, soldi e tempo porteranno sempre a un raggiungimento di obiettivi parziale rispetto a ciò che ormai universalmente si definisce come “cura” del paziente.
The Covid-19 Intensive Patient Follow Up project is part of what should and would like to be the regular course of a patient who enters the Intensive Care Unit and spends more than ten days there.
In the scientific literature it has been known for years, in fact, that most of the intensive patients have outcomes linked not only to the severity of the pathology for which they are admitted to intensive care, but also and above all to the high intensity of care that these pathologies require ( prolonged mechanical ventilation and sedation, invasive maneuvers such as the placement of central venous catheters, drainages, tracheotomies, bed rest and immobilization with relative loss of muscle mass, artificial nutrition, etc.)
Although the effects of hospitalization in an intensive setting are widely recognized and visible already during the critical period, there are still very few resuscitation wards that offer an outpatient Follow Up service, which, after months / years, allows the patient to be reviewed in order to to assess and quantify the extent and degree of residual disability present on a physical, neurocognitive and social level, both for patients and their families.
The recent experience with Covid-19 intensive patients has questioned many elements of the healthcare personnel who have come into contact with this reality in recent months and we wondered if the time had come to launch a pilot project for the Company “San Luca” hospital in Lucca where you can lay the foundations for what could and would like to be a fully-fledged Follow Up clinic for all intensive patients who will pass through Reanimation from now on.
The figures involved for now have been the same ones who in some way interfaced with these patients in intensive care and then in the wards and the attempt to structure a path that had as a common goal the return ad integrum of the quality of life that the patient had. prior to the Covid-19 event, it took shape quickly and took shape as follows.
Among the figures involved are resuscitators and resuscitation nurses, neuropsychologists, physiatrists and physiotherapists, nutritionists and pain therapists.
Structure of the outpatient path:
-physiatric and nutritional screening
- evaluation of the presence and degree of chronic residual pain
- neuropsychological visit
As part of these assessments, there is the possibility that deficits are found at various levels (nutritional, motor, respiratory, neurocognitive, etc.), which require a more in-depth specialist assessment. Therefore, patients are sent to the aforementioned figures and their respective teams at the referring clinics, in order to undertake treatment and rehabilitation paths in the area.
The final outcome of the patient is no longer considered simply on the basis of survival, but rather on the quality of life and the possible degree of disability that the patient faces once home, often without knowing how to identify these disorders or without knowing which are the reference figures to contact.
The Follow Up project therefore proposes to close a treatment path that began in Intensive Care and that ends no longer when the patient is discharged a few days later, but after months in the area. Otherwise the resources invested in Reanimation and in the Departments in terms of personnel, money and time will always lead to a partial achievement of objectives compared to what is now universally defined as patient "care".
In letteratura scientifica è ormai noto da anni, infatti, che la maggior parte dei pazienti intensivi hanno degli esiti legati non solo alla gravità della patologia per cui vengono ammessi in Rianimazione, ma anche e soprattutto all’alta intensità di cure che queste patologie richiedono (ventilazione meccanica e sedazione prolungate, manovre invasive come il posizionamento di cateteri venosi centrali, drenaggi, tracheotomie, allettamento e immobilizzazione con relativa perdita di massa muscolare, nutrizione artificiale ecc.)
Nonostante gli effetti di un ricovero in ambiente intensivo siano ampiamente riconosciuti e visibili già durante il periodo critico, sono ancora pochissimi i reparti di Rianimazione che offrono un servizio ambulatoriale di Follow Up, che a distanza di mesi/anni permetta di rivedere il paziente al fine di valutare e quantificare l’entità e il grado di disabilità residua presenti a livello fisico, neurocognitivo e sociale, sia per i pazienti che per i loro familiari.
La recente esperienza avuta con i pazienti intensivi Covid-19 ha messo in discussione tanti elementi del personale sanitario che sono entrate a contatto con questa realtà negli ultimi mesi e ci si è chiesti se fosse arrivato il momento di lanciare un progetto pilota per l’Azienda Ospedaliera “San Luca” di Lucca in cui poter mettere le basi per quello che potrebbe e vorrebbe essere un ambulatorio di Follow Up a pieno regime per tutti i pazienti intensivi che da qui in avanti transiteranno dalla Rianimazione.
Le figure coinvolte per ora sono state le stesse che in qualche modo si sono interfacciate con questi pazienti in Terapia intensiva e poi nei reparti e il tentativo di strutturare un percorso che avesse come obiettivo comune la restituzione ad integrum della qualità di vita che il paziente aveva prima dell’evento Covid-19, ha preso forma rapidamente e si è delineato come segue.
Tra le figure coinvolte ci sono rianimatori e infermieri di rianimazione, neuropsicologi, fisiatri e fisioterapisti, nutrizionisti e terapisti del dolore.
Struttura del percorso ambulatoriale:
-screening fisiatrico e nutrizionale
-valutazione presenza e grado dolore cronico residuo
-visita neuropsicologica
Nell’ambito di queste valutazioni c’è la possibilità che si riscontrino deficit a vari livelli (nutrizionale, motorio, respiratorio, neurocognitivo ecc), che richiedano una valutazione specialistica più approfondita. Pertanto i pazienti vengono inviati alle figure sopra menzionate e alle rispettive equipe presso gli ambulatori di riferimento, al fine di intraprendere percorsi di cura e di riabilitazione sul territorio.
L’outcome finale del paziente non viene più considerato semplicemente in base alla sopravvivenza, ma piuttosto alla qualità di vita e all’eventuale grado di disabilità che il paziente si trova a fronteggiare una volta a casa, spesso senza saper identificare questi disturbi o senza sapere quali sono le figure di riferimento cui rivolgersi.
Il progetto di Follow Up si propone, quindi, di chiudere un percorso di cura iniziato in Terapia Intensiva e che termina non più alla dimissione del paziente qualche giorno dopo, ma a distanza di mesi sul territorio. Diversamente le risorse investite in Rianimazione e nei Reparti in termini di personale, soldi e tempo porteranno sempre a un raggiungimento di obiettivi parziale rispetto a ciò che ormai universalmente si definisce come “cura” del paziente.
The Covid-19 Intensive Patient Follow Up project is part of what should and would like to be the regular course of a patient who enters the Intensive Care Unit and spends more than ten days there.
In the scientific literature it has been known for years, in fact, that most of the intensive patients have outcomes linked not only to the severity of the pathology for which they are admitted to intensive care, but also and above all to the high intensity of care that these pathologies require ( prolonged mechanical ventilation and sedation, invasive maneuvers such as the placement of central venous catheters, drainages, tracheotomies, bed rest and immobilization with relative loss of muscle mass, artificial nutrition, etc.)
Although the effects of hospitalization in an intensive setting are widely recognized and visible already during the critical period, there are still very few resuscitation wards that offer an outpatient Follow Up service, which, after months / years, allows the patient to be reviewed in order to to assess and quantify the extent and degree of residual disability present on a physical, neurocognitive and social level, both for patients and their families.
The recent experience with Covid-19 intensive patients has questioned many elements of the healthcare personnel who have come into contact with this reality in recent months and we wondered if the time had come to launch a pilot project for the Company “San Luca” hospital in Lucca where you can lay the foundations for what could and would like to be a fully-fledged Follow Up clinic for all intensive patients who will pass through Reanimation from now on.
The figures involved for now have been the same ones who in some way interfaced with these patients in intensive care and then in the wards and the attempt to structure a path that had as a common goal the return ad integrum of the quality of life that the patient had. prior to the Covid-19 event, it took shape quickly and took shape as follows.
Among the figures involved are resuscitators and resuscitation nurses, neuropsychologists, physiatrists and physiotherapists, nutritionists and pain therapists.
Structure of the outpatient path:
-physiatric and nutritional screening
- evaluation of the presence and degree of chronic residual pain
- neuropsychological visit
As part of these assessments, there is the possibility that deficits are found at various levels (nutritional, motor, respiratory, neurocognitive, etc.), which require a more in-depth specialist assessment. Therefore, patients are sent to the aforementioned figures and their respective teams at the referring clinics, in order to undertake treatment and rehabilitation paths in the area.
The final outcome of the patient is no longer considered simply on the basis of survival, but rather on the quality of life and the possible degree of disability that the patient faces once home, often without knowing how to identify these disorders or without knowing which are the reference figures to contact.
The Follow Up project therefore proposes to close a treatment path that began in Intensive Care and that ends no longer when the patient is discharged a few days later, but after months in the area. Otherwise the resources invested in Reanimation and in the Departments in terms of personnel, money and time will always lead to a partial achievement of objectives compared to what is now universally defined as patient "care".
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