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Thesis etd-10082016-133321


Thesis type
Tesi di laurea magistrale
Author
BAIOCCHI, VALERIA
URN
etd-10082016-133321
Thesis title
Rapporti linguistici daco-baltici: teorie e ipotesi.
Department
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Course of study
LINGUISTICA
Supervisors
relatore Prof. Dini, Pietro Umberto
correlatore Prof. Mazzoni, Bruno
Keywords
  • Alteuropaeisch
  • Balti
  • Daci
  • Idronimia
  • Toponimia
  • Traci
Graduation session start date
07/11/2016
Availability
Full
Summary
Il dibattito circa i rapporti linguistici tra l’area baltica e quella balcanica inizia nella prima metà del ‘900 con Basanavičius. Vede poi sviluppi significativi tra gli anni ’60 e ’70, in particolare con gli studi di Duridanov, Detschew, Georgiev, intrecciati a quelli di Krahe e Schmidt sull’idronimia antico-europea; e continua, più o meno regolarmente, fino agli anni 2000 (Mayer, Raevschi). In questo lavoro si riportano le varie teorie sviluppate sull’argomento, con particolare attenzione a quelle relative ai contatti tra i popoli e le lingue baltiche, daca e trace. Si intende inoltre mettere in luce in particolare il punto di vista degli autori romeni (Rădulescu, Vraciu) sull’argomento.
Essendo il trace e il daco lingue per le quali le testimonianze scritte sono praticamente assenti, la fonte principale di analisi delle suddette relazioni sono gli idronimi e i toponimi diffusi, a grandi linee, tra il mare Baltico e il mar Nero.
Un numero considerevole di nomi di acque e luoghi che presentano somiglianze nella struttura e nel significato è stato infatti rinvenuto in questa vasta area. In particolare, alcuni dei nomi sono caratterizzati da elementi lessicali che trovano corrispondenze nel lessico attuale delle lingue baltiche, e se ne può quindi spiegare l’etimologia proprio attraverso queste ultime.
Tali osservazioni portano ad inserire nell’indagine le teorie dell’Alteuropaeisch (Krahe e Schmidt) e della diffusione dell’areale baltico preistorico: secondo la stessa i balti, oggi “confinati” in Lituania e Lettonia, si diffondevano un tempo su di un vasto territorio che andava dal Mare Baltico al Mar Nero, dalla zona est di Mosca alla Vistola ad ovest. Sembra quindi lineare dedurre che questo possa essere il motivo della presenza di nomi di luogo e acque in area balcanica che trovano corrispondenze in quella baltica.
Tuttavia, se la maggior parte degli autori sostiene che possano effettivamente esserci stati dei contatti sulla base, appunto, dell’analisi degli idronimi e dei toponimi, e della presenza di alcuni termini comuni nel lessico quotidiano; si sostiene qui che siano ancora troppo pochi gli elementi significativi che possano confermare questa ipotesi. In particolare, si dispone di un numero cospicuo di corrispondenze lessicali, rilevate dagli idronimi e dai toponimi, mentre molto scarse sono quelle morfologiche: ciò potrebbe confermare che i balti abbiano abitato un tempo (anche) le zone balcaniche in cui vissero traci e daci, e che essi abbiano quindi lasciato tracce nella toponimia e nell’idronimia dell’area. Tuttavia, ciò non indica di per sé che debba esserci stata una compenetrazione tra le lingue (daco e trace) parlate nella zona, e quelle baltiche. Inoltre, l’estrema difficoltà nello stabilire i confini precisi entro i quali abitarono le diverse popolazioni balcaniche rende ancora più complesso determinare quali possano essere state in particolare le zone di contatto più assiduo e diretto.
Per le stesse ragioni, l’ipotesi dell’origine comune dei due gruppi linguistici o la derivazione degli uni dagli altri (in particolare dei daci dai balti), sostenuta da due degli autori presi in analisi (Mayer e Rădulescu), è difficilmente accettabile.
Non si possono tuttavia ignorare le somiglianze esistenti, e sarebbe quindi opportuno condurre ulteriori studi, che vadano in particolare della direzione della ricerca di esempi che supportino le corrispondenze morfologiche rinvenute. Sono proprio queste infatti, più delle corrispondenze lessicali, a poter indicare un certo grado di influenza e di contatto tra lingue diverse.
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