Thesis etd-09282010-013441 |
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Thesis type
Tesi di laurea specialistica LC6
Author
BARBARO, LUDWIG PASQUALE
URN
etd-09282010-013441
Thesis title
La fibrillazione atriale nell'insufficienza cardiaca
Department
MEDICINA E CHIRURGIA
Course of study
MEDICINA E CHIRURGIA
Supervisors
relatore Mariotti, Rita
Keywords
- fibrillazione atriale
- parametri ecocardiografici
- scompenso cardiaco
Graduation session start date
19/10/2010
Availability
Partial
Release date
19/10/2050
Summary
La fibrillazione atriale rappresenta una patologia frequente, la cui prevalenza aumenta notevolmente nei soggetti con scompenso cardiaco. Molti studi hanno analizzato il legame tra queste due condizioni, sia da un punto di vista fisiopatologico che prognostico. Lo scompenso cardiaco favorisce l’insorgenza di fibrillazione atriale mediante tutta una serie di meccanismi che vanno dall’aumento delle pressioni vigenti all’interno dell’atrio con conseguente dilatazione della camera atriale stessa, a più sofisticati processi di rimodellamento tissutale quali la fibrosi e le alterazioni delle proprietà elettriche del tessuto. Inoltre, la fibrillazione atriale stessa rappresenta un fattore di rischio di insorgenza di scompenso e di aggravamento dello stesso. Essa infatti provoca innanzitutto riduzione del riempimento ventricolare a causa della perdita del contributo dato dalla sistole atriale. E' inoltre presente un effetto dannoso sulla gittata sistolica dato dall’irregolarità del ciclo cardiaco. Infine, le elevate frequenze ventricolari che si instaurano solitamente nell’aritmia potranno determinare una tachicardiomiopatia, con conseguente diminuzione della frazione di eiezione e dilatazione delle camere ventricolari. Appare dunque evidente come tra le due condizioni cliniche esista un intreccio assimilabile a un vero e proprio circolo vizioso.
In questo lavoro abbiamo analizzato una popolazione di 1000 pazienti seguiti presso l’Ambulatorio della Sezione Dipartimentale Scompenso e Continuità Assistenziale del Dipartimento Cardio Toracico e Vascolare dell’Università di Pisa. Sono stati presi in considerazione caratteristiche cliniche ed anamnestiche e dati strumentali elettrocardiografici ed ecocardiografici. Abbiamo suddiviso i pazienti in fibrillanti e non fibrillanti, e abbiamo poi analizzato caratteristiche cliniche ed ecocardiografiche di questi due gruppi. Dall’analisi risulta che i soggetti fibrillanti presentano rispetto ai non fibrillanti differenze statisticamente significative per quanto riguarda l’età, l’eziologia dello scompenso, la clearance della creatinina calcolata secondo Cockroft-Gault, le condizioni cliniche espresse come NYHA, e per quanto riguarda i seguenti parametri ecocardiografici: diametro atriale sinistro (LAD), area atriale sinistra (Area), pressione sistolica calcolata in arteria polmonare (PAPs) e frazione di eiezione ventricolare sinistra (EF).
Abbiamo poi ulteriormente suddiviso la popolazione dei pazienti fibrillanti in soggetti con fibrillazione permanente e soggetti con fibrillazione parossistica/persistente, analizzando anche in questo caso la differenze tra i due gruppi. Dall’analisti statistica emerge una differenza statisticamente significativa per quanto riguarda età, eziologia dello scompenso, clearance della creatinina, LAD, Area, PAPs, volume ventricolare tele diastolico (EDV) e volume ventricolare tele diastolico indicizzato (EDVi).
In entrambi i confronti sono poi emerse delle differenze per quanto riguarda la terapia farmacologica dei soggetti. Infine, abbiamo calcolato la sopravvivenza media per ogni gruppo e prodotto delle tabelle di sopravvivenza con il metodo di Kaplan-Meier, che evidenziano una netta riduzione della sopravvivenza nei soggetti con fibrillazione atriale rispetto ai non fibrillanti.
I dati confermano, anche all’interno di una popolazione con scompenso cardiaco, conoscenze già acquisite riguardo fattori di rischio per fibrillazione atriale quali l’età e parametri ecocardiografici come il LAD e l’area atriale sinistra. Evidenziano la validità della classificazione NYHA per la valutazione dell’impatto della fibrillazione atriale sullo stato clinico del paziente, e l’influenza della suddetta patologia sulla sopravvivenza. Suggeriscono una importante correlazione tra l’eziologia dello scompenso cardiaco ed il rischio di fibrillazione atriale in un soggetto con insufficienza cardiaca.
Ancora, evidenziano una gradualità nell’evoluzione di vari parametri ecocardiografici, con un aumento progressivo del LAD, dell’area atriale sinistra e della PAPs nel passaggio da assenza di fibrillazione atriale, a fibrillazione atriale parossistica o persistente, a fibrillazione atriale permanente. Infine, suggeriscono una minor utilità, ai fini della stratificazione del rischio di fibrillazione atriale, dei parametri riguardanti i volumi ventricolari, che invece sembrano fortemente correlati all’eziologia dello scompenso.
In questo lavoro abbiamo analizzato una popolazione di 1000 pazienti seguiti presso l’Ambulatorio della Sezione Dipartimentale Scompenso e Continuità Assistenziale del Dipartimento Cardio Toracico e Vascolare dell’Università di Pisa. Sono stati presi in considerazione caratteristiche cliniche ed anamnestiche e dati strumentali elettrocardiografici ed ecocardiografici. Abbiamo suddiviso i pazienti in fibrillanti e non fibrillanti, e abbiamo poi analizzato caratteristiche cliniche ed ecocardiografiche di questi due gruppi. Dall’analisi risulta che i soggetti fibrillanti presentano rispetto ai non fibrillanti differenze statisticamente significative per quanto riguarda l’età, l’eziologia dello scompenso, la clearance della creatinina calcolata secondo Cockroft-Gault, le condizioni cliniche espresse come NYHA, e per quanto riguarda i seguenti parametri ecocardiografici: diametro atriale sinistro (LAD), area atriale sinistra (Area), pressione sistolica calcolata in arteria polmonare (PAPs) e frazione di eiezione ventricolare sinistra (EF).
Abbiamo poi ulteriormente suddiviso la popolazione dei pazienti fibrillanti in soggetti con fibrillazione permanente e soggetti con fibrillazione parossistica/persistente, analizzando anche in questo caso la differenze tra i due gruppi. Dall’analisti statistica emerge una differenza statisticamente significativa per quanto riguarda età, eziologia dello scompenso, clearance della creatinina, LAD, Area, PAPs, volume ventricolare tele diastolico (EDV) e volume ventricolare tele diastolico indicizzato (EDVi).
In entrambi i confronti sono poi emerse delle differenze per quanto riguarda la terapia farmacologica dei soggetti. Infine, abbiamo calcolato la sopravvivenza media per ogni gruppo e prodotto delle tabelle di sopravvivenza con il metodo di Kaplan-Meier, che evidenziano una netta riduzione della sopravvivenza nei soggetti con fibrillazione atriale rispetto ai non fibrillanti.
I dati confermano, anche all’interno di una popolazione con scompenso cardiaco, conoscenze già acquisite riguardo fattori di rischio per fibrillazione atriale quali l’età e parametri ecocardiografici come il LAD e l’area atriale sinistra. Evidenziano la validità della classificazione NYHA per la valutazione dell’impatto della fibrillazione atriale sullo stato clinico del paziente, e l’influenza della suddetta patologia sulla sopravvivenza. Suggeriscono una importante correlazione tra l’eziologia dello scompenso cardiaco ed il rischio di fibrillazione atriale in un soggetto con insufficienza cardiaca.
Ancora, evidenziano una gradualità nell’evoluzione di vari parametri ecocardiografici, con un aumento progressivo del LAD, dell’area atriale sinistra e della PAPs nel passaggio da assenza di fibrillazione atriale, a fibrillazione atriale parossistica o persistente, a fibrillazione atriale permanente. Infine, suggeriscono una minor utilità, ai fini della stratificazione del rischio di fibrillazione atriale, dei parametri riguardanti i volumi ventricolari, che invece sembrano fortemente correlati all’eziologia dello scompenso.
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