Thesis etd-09262013-170517 |
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Thesis type
Tesi di laurea specialistica
Author
BACCHIS, MANOLA
URN
etd-09262013-170517
Thesis title
Simbolismo, significato e realta' ne Il Giorno del Giudizio
Department
SCIENZE POLITICHE
Course of study
SOCIOLOGIA
Supervisors
relatore Prof. Salvini, Andrea
Keywords
- interazionismo
- realta'
- simbolismo
Graduation session start date
02/12/2013
Availability
Full
Summary
Oggetto di studio del presente lavoro è Il giorno del giudizio di Salvatore Satta (giurista scrittore nuorese,1902-1975), opera narrativa tanto universale quanto localistica che ha suscitato clamore ed interesse a diverse latitudini, e si presta a differenti possibilità di riflessione.
Dopo una breve analisi comparativa introduttiva su differenze e similitudini tra la letteratura e la sociologia, accompagnata da un rimando costante all’opera in oggetto per cogliere e comprendere quei tratti singolari che la caratterizzano (come ad esempio la libertà dialogica dell’autore outsider nel mondo della letteratura), si tratteranno concisamente i dettagli storici, geografici e socio-politici presenti ne Il giorno del giudizio, (derivante da una formazione e personalità poliedrica di S. Satta) quale humus fertile per il sociologo per una analisi della società.
Tuttavia l’opera, come si vedrà, non ha alcuna funzione “sociale” intesa come descrizione equilibrata dell’intera scena sociale nonostante l’attenzione del lettore, alla sua prima uscita editoriale nel 1977, a cura della CEDAM, ricadde prevalentemente proprio su tale scena sociale. La funzione a-sociale che solleva l’opera da quel peso di aspettative dirette le attribuisce, per contro, un elevato valore sociale che, in questa sede, andremo ad analizzare mediante la prospettiva dell’orientamento interazionista simbolico.
La biografia di Salvatore Satta aprirà la possibilità per comprendere talune specificità dell’opera stessa e altresì per introdurci nel codice simbolico della realtà sattiana.
Gli obiettivi prefissati sono:
1)la costruzione della realtà sociale sotto due aspetti: quello dell’autore, l’io narrante adulto e la sua realtà memoriale, e quello dei personaggi ivi compreso l’io narrante bambino; 2) la costruzione della realtà, la simbologia, l’interazione e il processo di interpretazione.
La metodologia principale si baserà sulle tre fondamentali premesse di Herbert Blumer: a) Gli esseri umani agiscono nei confronti delle cose sulla base dei significati che tali cose hanno per loro (tali cose possono essere oggetti fisici, idee, attività degli altri, situazioni, etc.); b) il significato di tali cose è derivato dall’interazione sociale che il singolo ha con i suoi simili o sorge da essa; c) questi significati sono elaborati e trasformati in un processo interpretativo messo in atto da una persona nell’affrontare le cose in cui si imbatte.
L’analisi interazionista ha messo in evidenza: i nessi significativi tra azione, osservazione e comprensione del senso dell’agire dell’altro (i soggetti individuali e sociali presenti nell’opera) inteso sia come analisi del soggetto agente (l’io narrante e i suoi personaggi) sia del soggetto osservatore (l’io narrante).
Infatti, si evince che le azioni sorgono attraverso il dialogo interattivo tra i soggetti costruendo la realtà ed i simboli: i significati occupano un ruolo centrale nella relazione con l’altro impegnati in un processo comunicativo ove il processo interpretativo dell’individuo è determinato altresì dal livello e grado di conoscenza (e distribuzione della stessa) in un continuum interattivo. Ogni comunicazione tra i personaggi rimanda a dei significati, condivisi o meno in un processo comunicativo che coinvolge, in maniera differente, le parti interessate alla ricerca del «significato del significato» in una logica di significati elaborati e trasformati in un processo interpretativo, e derivanti dall’interazione sociale che il singolo ha con i suoi simili.
I simboli ne Il giorno del giudizio sono dei segni di riconoscimento, di accostamento in una dinamica di attribuzione di significato agli stimoli quali portatori di significato: il simbolo è parte integrante e pregnante della comunicazione in tutta l’opera sattiana ove si osserva che l’interazione è mediata dall’uso di questi, dall’interpretazione, o dalla comprensione del significato delle azioni dell’altro in un continuo processo di interpretazione.
Il concetti di altro generalizzato, il gruppo di riferimento e la comunità fantasma consentono la lettura concettuale dell’atteggiamento degli attori sociali, quale principio sulla possibilità di un’azione intesa come delineamento del modo in cui la tendenza ha orientato lo sviluppo dell’azione consentendoci di osservare il nostro oggetto sociale quale condotta umana in un processo in divenire: le azioni derivanti dall’evento presenti ne Il Giorno non sono una derivazione di una tendenza già organizzata, ravvisiamo pertanto come l’azione umana sia una costruzione della realtà realizzata dall’attore con l’intervento di un processo responsabile della forma e della direzione assunta dallo sviluppo dell’azione.
Per narrare della sua gente e alla sua gente S. Satta è egli medesimo protagonista (l’io narrante), scenografo e regista per comprendere le dinamiche interattive intercorse in un tempo passato, interpretate e rese agenti da individui che si perpetuano nel tempo e costruiscono la realtà sociale.
L’uso della morte come simbolo della vita consente di descrivere la natura della società umana simmetricamente alla tesi di George Herbert Mead nel dimostrare che la vita del gruppo umano era condizione essenziale per far emergere la coscienza, la mente, un mondo di oggetti, gli individui come organismi di un sé e la condotta umana come risultato di azioni costruite.
La morte: protagonista della costruzione della realtà, poiché la morte è eterna ed effimera, “ricco è il cimitero”.
Dopo una breve analisi comparativa introduttiva su differenze e similitudini tra la letteratura e la sociologia, accompagnata da un rimando costante all’opera in oggetto per cogliere e comprendere quei tratti singolari che la caratterizzano (come ad esempio la libertà dialogica dell’autore outsider nel mondo della letteratura), si tratteranno concisamente i dettagli storici, geografici e socio-politici presenti ne Il giorno del giudizio, (derivante da una formazione e personalità poliedrica di S. Satta) quale humus fertile per il sociologo per una analisi della società.
Tuttavia l’opera, come si vedrà, non ha alcuna funzione “sociale” intesa come descrizione equilibrata dell’intera scena sociale nonostante l’attenzione del lettore, alla sua prima uscita editoriale nel 1977, a cura della CEDAM, ricadde prevalentemente proprio su tale scena sociale. La funzione a-sociale che solleva l’opera da quel peso di aspettative dirette le attribuisce, per contro, un elevato valore sociale che, in questa sede, andremo ad analizzare mediante la prospettiva dell’orientamento interazionista simbolico.
La biografia di Salvatore Satta aprirà la possibilità per comprendere talune specificità dell’opera stessa e altresì per introdurci nel codice simbolico della realtà sattiana.
Gli obiettivi prefissati sono:
1)la costruzione della realtà sociale sotto due aspetti: quello dell’autore, l’io narrante adulto e la sua realtà memoriale, e quello dei personaggi ivi compreso l’io narrante bambino; 2) la costruzione della realtà, la simbologia, l’interazione e il processo di interpretazione.
La metodologia principale si baserà sulle tre fondamentali premesse di Herbert Blumer: a) Gli esseri umani agiscono nei confronti delle cose sulla base dei significati che tali cose hanno per loro (tali cose possono essere oggetti fisici, idee, attività degli altri, situazioni, etc.); b) il significato di tali cose è derivato dall’interazione sociale che il singolo ha con i suoi simili o sorge da essa; c) questi significati sono elaborati e trasformati in un processo interpretativo messo in atto da una persona nell’affrontare le cose in cui si imbatte.
L’analisi interazionista ha messo in evidenza: i nessi significativi tra azione, osservazione e comprensione del senso dell’agire dell’altro (i soggetti individuali e sociali presenti nell’opera) inteso sia come analisi del soggetto agente (l’io narrante e i suoi personaggi) sia del soggetto osservatore (l’io narrante).
Infatti, si evince che le azioni sorgono attraverso il dialogo interattivo tra i soggetti costruendo la realtà ed i simboli: i significati occupano un ruolo centrale nella relazione con l’altro impegnati in un processo comunicativo ove il processo interpretativo dell’individuo è determinato altresì dal livello e grado di conoscenza (e distribuzione della stessa) in un continuum interattivo. Ogni comunicazione tra i personaggi rimanda a dei significati, condivisi o meno in un processo comunicativo che coinvolge, in maniera differente, le parti interessate alla ricerca del «significato del significato» in una logica di significati elaborati e trasformati in un processo interpretativo, e derivanti dall’interazione sociale che il singolo ha con i suoi simili.
I simboli ne Il giorno del giudizio sono dei segni di riconoscimento, di accostamento in una dinamica di attribuzione di significato agli stimoli quali portatori di significato: il simbolo è parte integrante e pregnante della comunicazione in tutta l’opera sattiana ove si osserva che l’interazione è mediata dall’uso di questi, dall’interpretazione, o dalla comprensione del significato delle azioni dell’altro in un continuo processo di interpretazione.
Il concetti di altro generalizzato, il gruppo di riferimento e la comunità fantasma consentono la lettura concettuale dell’atteggiamento degli attori sociali, quale principio sulla possibilità di un’azione intesa come delineamento del modo in cui la tendenza ha orientato lo sviluppo dell’azione consentendoci di osservare il nostro oggetto sociale quale condotta umana in un processo in divenire: le azioni derivanti dall’evento presenti ne Il Giorno non sono una derivazione di una tendenza già organizzata, ravvisiamo pertanto come l’azione umana sia una costruzione della realtà realizzata dall’attore con l’intervento di un processo responsabile della forma e della direzione assunta dallo sviluppo dell’azione.
Per narrare della sua gente e alla sua gente S. Satta è egli medesimo protagonista (l’io narrante), scenografo e regista per comprendere le dinamiche interattive intercorse in un tempo passato, interpretate e rese agenti da individui che si perpetuano nel tempo e costruiscono la realtà sociale.
L’uso della morte come simbolo della vita consente di descrivere la natura della società umana simmetricamente alla tesi di George Herbert Mead nel dimostrare che la vita del gruppo umano era condizione essenziale per far emergere la coscienza, la mente, un mondo di oggetti, gli individui come organismi di un sé e la condotta umana come risultato di azioni costruite.
La morte: protagonista della costruzione della realtà, poiché la morte è eterna ed effimera, “ricco è il cimitero”.
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