Thesis etd-06222021-093000 |
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Thesis type
Tesi di laurea magistrale
Author
MARINO, ERIKA
URN
etd-06222021-093000
Thesis title
Affidamento sine die: tutela del minore e analisi della temporaneita del provvedimento
Department
SCIENZE POLITICHE
Course of study
SOCIOLOGIA E MANAGEMENT DEI SERVIZI SOCIALI
Supervisors
relatore Prof.ssa Bargelli, Elena
Keywords
- affidamento familiare
- minori
- sine die
- temporaneità
- tutela
Graduation session start date
12/07/2021
Availability
Withheld
Release date
12/07/2091
Summary
Il sistema legislativo italiano prevede che, nei casi in cui il minore versi in una situazione di disagio dovuto dalla mancanza temporanea di un ambiente familiare idoneo, si debba ricorrere all’istituto dell’affidamento familiare. Tuttavia, il legislatore ha trascurato per troppo tempo una condizione di vita che non si classifica né come uno stato di abbandono, né come un disagio temporaneo.
La risposta più frequente a questo tipo di situazioni è il ricorso ad un uso improprio dell’affidamento familiare, prorogato oltre i termini stabiliti dalla Legge n.184/1983: il cosiddetto affidamento sine die o “senza termine”. Questa particolare forma di affido, comporta che il minore si trovi in una condizione di instabilità giuridica, e ne consegue che il carattere della “temporaneità”, su cui si fonda l’istituto dell’affidamento familiare, perde il suo significato, snaturando l’istituto stesso. Nonostante molti operatori e giudici minorili continuano ad affermare che la separazione del minore dalla famiglia di origine è soltanto temporanea, nella realtà dei fatti è una condizione esistente e molto diffusa nel nostro Paese, così come si evince dai dati statistici forniti dai report nazionali, che ne rilevano quasi il 60%.
Ciò ha condotto ad effettuare un’analisi sui possibili fattori che determinano gli affidamenti a tempo indeterminato, ed una riflessione sugli eventuali vantaggi o rischi per il minore, nel vivere in una situazione instabile per diversi anni o trasformare un provvedimento di affido in un provvedimento di adozione. La possibilità di una transizione degli affidamenti sine die verso l’adozione, dunque, deve sempre essere presa in considerazione e deve essere realizzata ogni qualvolta sia possibile. Pertanto, è necessario attuare dei cambiamenti non soltanto a livello operativo, per i professionisti, che creano e portano avanti il progetto di affido, ma anche a livello giuridico, sensibilizzando soprattutto i giudici minorili, affinché abbiano maggiore consapevolezza della realtà dell’affido e siano disposti ad adottare il punto di vista del minore inserito nel progetto, piuttosto che una visione adulto-centrica.
Gli affidi sine die, infatti, sono il riflesso di una cultura, di valori e pregiudizi radicati, e in molti casi inconsapevoli, che portano operatori e giudici minorili a fare delle scelte e non farne delle altre. I profondi mutamenti sociali che hanno interessato l’Italia, nel lungo periodo trascorso dall’entrata in vigore della normativa vigente, rendono necessaria, dunque, l’introduzione di una riforma che si configuri come una nuova cultura giuridica e psico-sociale.
La risposta più frequente a questo tipo di situazioni è il ricorso ad un uso improprio dell’affidamento familiare, prorogato oltre i termini stabiliti dalla Legge n.184/1983: il cosiddetto affidamento sine die o “senza termine”. Questa particolare forma di affido, comporta che il minore si trovi in una condizione di instabilità giuridica, e ne consegue che il carattere della “temporaneità”, su cui si fonda l’istituto dell’affidamento familiare, perde il suo significato, snaturando l’istituto stesso. Nonostante molti operatori e giudici minorili continuano ad affermare che la separazione del minore dalla famiglia di origine è soltanto temporanea, nella realtà dei fatti è una condizione esistente e molto diffusa nel nostro Paese, così come si evince dai dati statistici forniti dai report nazionali, che ne rilevano quasi il 60%.
Ciò ha condotto ad effettuare un’analisi sui possibili fattori che determinano gli affidamenti a tempo indeterminato, ed una riflessione sugli eventuali vantaggi o rischi per il minore, nel vivere in una situazione instabile per diversi anni o trasformare un provvedimento di affido in un provvedimento di adozione. La possibilità di una transizione degli affidamenti sine die verso l’adozione, dunque, deve sempre essere presa in considerazione e deve essere realizzata ogni qualvolta sia possibile. Pertanto, è necessario attuare dei cambiamenti non soltanto a livello operativo, per i professionisti, che creano e portano avanti il progetto di affido, ma anche a livello giuridico, sensibilizzando soprattutto i giudici minorili, affinché abbiano maggiore consapevolezza della realtà dell’affido e siano disposti ad adottare il punto di vista del minore inserito nel progetto, piuttosto che una visione adulto-centrica.
Gli affidi sine die, infatti, sono il riflesso di una cultura, di valori e pregiudizi radicati, e in molti casi inconsapevoli, che portano operatori e giudici minorili a fare delle scelte e non farne delle altre. I profondi mutamenti sociali che hanno interessato l’Italia, nel lungo periodo trascorso dall’entrata in vigore della normativa vigente, rendono necessaria, dunque, l’introduzione di una riforma che si configuri come una nuova cultura giuridica e psico-sociale.
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