• risoluzione spaziale EFM

In questo lavoro di tesi sono state sperimentate strategie capaci di migliorare ulteriormente la risoluzione spaziale EFM. La corretta definizione di risoluzione si deve basare sulla conoscenza precisa sia della geometria della sonda che del campione da analizzare.A tale scopo, operando in ambiente aria, è stato adoperato un metodo di calcolo alternativo ai ben noti modelli teorici presenti in letteratura, per riuscire a caratterizzare al meglio le sonde utilizzate. Inoltre ed è stato preso in esame un campione test, avente il massimo grado possibile di simmetria ed una discontinuità della grandezza d'interesse ben definita, ricavato da un multistrato composto di due polimeri, con proprietà dielettriche diverse. In particolare, scandendo la superficie ortogonalmente all'interfaccia tra i due materiali, si ottiene un gradin, la cui larghezza fornisce la risoluzione spaziale. Quindi sono stati registrati diversi profili a varie distanze punta-campione operando in due modalità differenti: Lift Mode ed Contatto Intermittente. Dai risultati ottenuti si conclude che risulta più vantaggioso operare in condizioni di contatto intermittente rispetto al ben noto Lift Mode, difatti si osserva nel primo caso un drastico aumento della risoluzione, che raggiunge pochi nanometri, sebbene sia la distanza media che il raggio apicale siano dell'ordine delle decine di nanometri. Questo avviene perchè l'interazione elettrostatica nel punto di massimo avvicinamento punta-superficie domina su quella durante tutto il resto dell'oscillazione.