Thesis etd-05102011-165249 |
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Thesis type
Tesi di laurea specialistica
Author
MAGGI, GRAZIANA
URN
etd-05102011-165249
Thesis title
Tra italiano neostandard, italiano regionale e italiano tecnologico: aspetti morfologici, sintattici e lessicali de "La chiave a stella"
Department
LETTERE E FILOSOFIA
Course of study
LINGUA E LETTERATURA ITALIANA
Supervisors
relatore Prof. Franceschini, Fabrizio
correlatore Dott. Tavosanis, Mirko
correlatore Dott. Tavosanis, Mirko
Keywords
- italiano neostandard
- italiano regionale
- italiano tecnologico
- letteratura industriale
- Primo Levi
Graduation session start date
06/06/2011
Availability
Withheld
Release date
06/06/2051
Summary
Fin dalla sua uscita nel 1978, intorno a La chiave a stella di Primo Levi si animò un vivo dibattito, soprattutto sul fronte ideologico. La critica accolse con favore il nuovo romanzo di Primo Levi, il primo in cui lo scrittore riuscì a fondere cultura umanistica e filone memorialistico con la propria formazione scientifica, ma, allo stesso tempo, prese di mira la maniera in cui veniva ritratto il mondo del lavoro. Levi aveva portato sulla scena un operaio super specializzato, che considera l’amore per il proprio lavoro come «la miglior forma di approssimazione alla felicità»: insomma quanto di più lontano ci potesse essere dall’operaio-massa. In tempi di dure lotte sindacali ciò apparve almeno inconsueto, se non scandaloso.
La polemica di carattere ideologico mise, in parte, in ombra gli altri versanti della discussione. Ciò nonostante, l’innovazione linguistica del romanzo non passò inosservata, sebbene raramente da queste osservazioni siano nati studi sistematici sulla lingua del romanzo.
Tra gli apporti più significativi al tema, ricordiamo il saggio di Cases, L’ordine delle cose e delle parole, che incrocia considerazioni di carattere linguistico al racconto della vita e dell’opera dell’autore, e il saggio di Mengaldo, Lingua e scrittura in Levi, che da un lato mette in luce le principali tendenze linguistiche dello scrittore, dall’altro fornisce le evidenze linguistiche che giustificano la sue conclusioni; il saggio esplora tutta l’opera di Levi, senza però essere supportato da spogli linguistici integrali.
Fondamentale è l’edizione de La chiave a stella pubblicata nel 1983 per la collana Letture per la scuola media, di Einaudi; il testo contiene un saggio introduttivo a cura di Beccaria e delle note al testo, di carattere linguistico ed esplicativo, curate dallo studioso.
L’ipotesi di lavoro è nata dalla lettura di questi lavori e di altri contributi critici, che avevano parzialmente messo in luce gli aspetti linguistici più interessanti del romanzo.
Ad esempio, Paolo Milano aveva descritto la lingua di Faussone come «succosamente piemonteseggiante, tra proverbialità dialettale e gergo di fabbrica» ; Lorenzo Mondo, proseguendo sulla stessa strada, era sceso più in profondità nella comprensione della natura del dialetto del romanzo, definendolo «amorevolmente recuperato nella sintassi e nel lessico». Beccaria stesso aveva sottolineato come quella di Levi fosse piuttosto una «dialettalità giocata, più che sul lessico e sulle locuzioni, sulla sintassi».
Dialetto, linguaggio tecnico-scientifico, uso particolare della sintassi sono le caratteristiche fondamentali messe in luce dalla critica.
La lettura del romanzo ha confermato queste impressioni, ponendo altri quesiti. Ci siamo chiesti quanto la lingua del protagonista, Faussone, fosse caratterizzata in senso “basso”, quanto fosse penetrata dal dialetto e se e in che misura la lingua di Levi, altro protagonista, fosse contaminata dallo stesso tipo di fenomeni.
L’ipotesi da cui siamo partiti era che nel personaggio di Faussone Levi concentra una serie di tratti linguistici del parlato e una buona fetta di lessico regionale e dialettale, nonché tecnico-scientifico. Accanto alla parlata arieggiante il parlato e popolareggiante di Faussone collocavamo l’italiano scorrevole e corretto di Levi-personaggio. Più complesso risultava stabilire a priori la natura della lingua di Levi-narratore e se essa fosse sovrapponibile o meno a quella del personaggio.
Dati questi punti di partenza, solo uno spoglio integrale del testo e l’analisi morfologica, sintattica e lessicale avrebbe potuto mettere a fuoco il profilo linguistico del romanzo.
Il primo obiettivo che ci siamo posti è stato stabilire quanto la lingua del romanzo fosse attraversata da fenomeni neo-standard e sub-standard; una maggiore presenza dei secondi avrebbe autorizzato a collocare la lingua del romanzo (o quella di un singolo personaggio) nella parte inferiore dell’asse diastratico. D’altro canto se fosse stata confermata la presenza consistente di tratti dell’italiano neo-standard avremmo potuto valutare l’ipotesi di trovarci di fronte ad un testo esemplare per lo studio di tale varietà, o piuttosto della sua rappresentazione letteraria..
Lo strumento utilizzato per la ricerca dei tratti neo e sub-standard è la griglia dei 51 tratti dell’italiano in movimento elaborata da Tavoni, che riassume le principali abitudini morfologiche, sintattiche e lessicali dell’italiano dell’uso medio. Per lo stesso scopo, si è scelto di prendere in esame la proposizioni relativa.
Per quanto riguarda il livello lessicale, abbiamo isolato le principali componenti che caratterizzano il testo: lessico tecnico-scientifico, componente regionale, lessico espressivo e polirematiche, forestierismi.
Tutte le analisi sono state corredate da grafici, che rendono evidenti e subito fruibili i risultati.
La nostra ricerca linguistica ha avuto come limite solo il confine del testo; tuttavia non potevamo tralasciare di fare su alcune considerazioni preliminari di natura extra-testuale.
Abbiamo tracciato, in sede introduttiva, la storia dell’incontro tra cultura e mondo dell’industria in Italia dagli anni Trenta ai Settanta, cercando di capire il posto che quest’opera, al centro di polemiche per sua la rappresentazione del mondo del lavoro, occupa tra i cosiddetti “romanzi della fabbrica”. Abbiamo ricostruito il panorama delle principali questioni linguistiche dibattute in Italia dagli anni Sessanta agli Ottanta, da studiosi e letterati. Infine, abbiamo presentato l’opera di Primo Levi, in generale, attraverso la sua evoluzione personale, da chimico a scrittore, e La chiave a stella, in particolare.
Hanno trovato spazio nel nostro lavoro un capitolo dedicato agli aspetti narratologici, fondamentale per la comprensione delle dinamiche interne al romanzo, e un capitolo dedicato agli aspetti metalinguistici.
A supporto del nostro studio, ci siamo avvalsi dello strumento Èulogos CENSOR, un
servizio automatico di controllo della leggibilità e del lessico, a cui abbiamo sottoposto alcune porzioni di testo.
Prima delle conclusioni, un capitolo dedicato alle varietà di italiano riscontrate nella lingua di Levi e Faussone tira le fila del discorso, incrociando i dati delle analisi linguistiche, al fine di fornire il profilo della lingua di ciascun personaggio.
In appendice, un glossario riassuntivo raccoglie tutte le forme peculiari spogliate.
La polemica di carattere ideologico mise, in parte, in ombra gli altri versanti della discussione. Ciò nonostante, l’innovazione linguistica del romanzo non passò inosservata, sebbene raramente da queste osservazioni siano nati studi sistematici sulla lingua del romanzo.
Tra gli apporti più significativi al tema, ricordiamo il saggio di Cases, L’ordine delle cose e delle parole, che incrocia considerazioni di carattere linguistico al racconto della vita e dell’opera dell’autore, e il saggio di Mengaldo, Lingua e scrittura in Levi, che da un lato mette in luce le principali tendenze linguistiche dello scrittore, dall’altro fornisce le evidenze linguistiche che giustificano la sue conclusioni; il saggio esplora tutta l’opera di Levi, senza però essere supportato da spogli linguistici integrali.
Fondamentale è l’edizione de La chiave a stella pubblicata nel 1983 per la collana Letture per la scuola media, di Einaudi; il testo contiene un saggio introduttivo a cura di Beccaria e delle note al testo, di carattere linguistico ed esplicativo, curate dallo studioso.
L’ipotesi di lavoro è nata dalla lettura di questi lavori e di altri contributi critici, che avevano parzialmente messo in luce gli aspetti linguistici più interessanti del romanzo.
Ad esempio, Paolo Milano aveva descritto la lingua di Faussone come «succosamente piemonteseggiante, tra proverbialità dialettale e gergo di fabbrica» ; Lorenzo Mondo, proseguendo sulla stessa strada, era sceso più in profondità nella comprensione della natura del dialetto del romanzo, definendolo «amorevolmente recuperato nella sintassi e nel lessico». Beccaria stesso aveva sottolineato come quella di Levi fosse piuttosto una «dialettalità giocata, più che sul lessico e sulle locuzioni, sulla sintassi».
Dialetto, linguaggio tecnico-scientifico, uso particolare della sintassi sono le caratteristiche fondamentali messe in luce dalla critica.
La lettura del romanzo ha confermato queste impressioni, ponendo altri quesiti. Ci siamo chiesti quanto la lingua del protagonista, Faussone, fosse caratterizzata in senso “basso”, quanto fosse penetrata dal dialetto e se e in che misura la lingua di Levi, altro protagonista, fosse contaminata dallo stesso tipo di fenomeni.
L’ipotesi da cui siamo partiti era che nel personaggio di Faussone Levi concentra una serie di tratti linguistici del parlato e una buona fetta di lessico regionale e dialettale, nonché tecnico-scientifico. Accanto alla parlata arieggiante il parlato e popolareggiante di Faussone collocavamo l’italiano scorrevole e corretto di Levi-personaggio. Più complesso risultava stabilire a priori la natura della lingua di Levi-narratore e se essa fosse sovrapponibile o meno a quella del personaggio.
Dati questi punti di partenza, solo uno spoglio integrale del testo e l’analisi morfologica, sintattica e lessicale avrebbe potuto mettere a fuoco il profilo linguistico del romanzo.
Il primo obiettivo che ci siamo posti è stato stabilire quanto la lingua del romanzo fosse attraversata da fenomeni neo-standard e sub-standard; una maggiore presenza dei secondi avrebbe autorizzato a collocare la lingua del romanzo (o quella di un singolo personaggio) nella parte inferiore dell’asse diastratico. D’altro canto se fosse stata confermata la presenza consistente di tratti dell’italiano neo-standard avremmo potuto valutare l’ipotesi di trovarci di fronte ad un testo esemplare per lo studio di tale varietà, o piuttosto della sua rappresentazione letteraria..
Lo strumento utilizzato per la ricerca dei tratti neo e sub-standard è la griglia dei 51 tratti dell’italiano in movimento elaborata da Tavoni, che riassume le principali abitudini morfologiche, sintattiche e lessicali dell’italiano dell’uso medio. Per lo stesso scopo, si è scelto di prendere in esame la proposizioni relativa.
Per quanto riguarda il livello lessicale, abbiamo isolato le principali componenti che caratterizzano il testo: lessico tecnico-scientifico, componente regionale, lessico espressivo e polirematiche, forestierismi.
Tutte le analisi sono state corredate da grafici, che rendono evidenti e subito fruibili i risultati.
La nostra ricerca linguistica ha avuto come limite solo il confine del testo; tuttavia non potevamo tralasciare di fare su alcune considerazioni preliminari di natura extra-testuale.
Abbiamo tracciato, in sede introduttiva, la storia dell’incontro tra cultura e mondo dell’industria in Italia dagli anni Trenta ai Settanta, cercando di capire il posto che quest’opera, al centro di polemiche per sua la rappresentazione del mondo del lavoro, occupa tra i cosiddetti “romanzi della fabbrica”. Abbiamo ricostruito il panorama delle principali questioni linguistiche dibattute in Italia dagli anni Sessanta agli Ottanta, da studiosi e letterati. Infine, abbiamo presentato l’opera di Primo Levi, in generale, attraverso la sua evoluzione personale, da chimico a scrittore, e La chiave a stella, in particolare.
Hanno trovato spazio nel nostro lavoro un capitolo dedicato agli aspetti narratologici, fondamentale per la comprensione delle dinamiche interne al romanzo, e un capitolo dedicato agli aspetti metalinguistici.
A supporto del nostro studio, ci siamo avvalsi dello strumento Èulogos CENSOR, un
servizio automatico di controllo della leggibilità e del lessico, a cui abbiamo sottoposto alcune porzioni di testo.
Prima delle conclusioni, un capitolo dedicato alle varietà di italiano riscontrate nella lingua di Levi e Faussone tira le fila del discorso, incrociando i dati delle analisi linguistiche, al fine di fornire il profilo della lingua di ciascun personaggio.
In appendice, un glossario riassuntivo raccoglie tutte le forme peculiari spogliate.
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