Thesis etd-05022012-195149 |
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Thesis type
Tesi di laurea specialistica
Author
BELLANDI, NICCOLO'
URN
etd-05022012-195149
Thesis title
La Guerra Iran-Iraq e le reazioni internazionali. Dalla Rivoluzione Islamica allo scandalo Irangate (1980-1988)
Department
SCIENZE POLITICHE
Course of study
POLITICHE E RELAZIONI INTERNAZIONALI
Supervisors
relatore Prof.ssa Dundovich, Elena
Keywords
- guerra
- iran
- irangate
- iraq
- khomeini
Graduation session start date
21/05/2012
Availability
Withheld
Release date
21/05/2052
Summary
Non è un segreto che il Medio Oriente sia una delle zone di interesse strategico e geopolitico nel sistema mondiale delle relazioni internazionali: ripercorrendo la storia a ritroso è stata un’area teatro di numerosi conflitti e guerre in cui le potenze cosiddette “occidentali”, ma non solo, hanno sempre giocato un ruolo decisivo nel sostenere l’una o l’altra parte talvolta tramite un diretto intervento sul campo.
La guerra fredda ha condizionato notevolmente le politiche di uno o dell’altro paese di questa regione, ciascuno nel tentativo di smarcarsi dalla “logica dei blocchi” al fine di mantenere, non senza difficoltà, una certa indipendenza a livello economico e diplomatico.
Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, che dipendevano in buona parte dalle forniture di petrolio provenienti dal Golfo Persico, avevano tutto l’interesse nel mantenere la loro influenza nell’area e nell’instaurare alleanze strategiche. Nella fattispecie ciò consistette in ingenti aiuti economici che spesso diventavano militari come nel caso della guerra Iran-Iraq.
Malgrado le prese di posizione (a parole) a favore dell’Iraq entrambe le due superpotenze, e le potenze europee con loro, fornirono ingenti aiuti militari sia all’Iraq sia all’Iran. Erano quindi ragioni esclusivamente economiche? Fu piuttosto la difesa dell’interesse di stato che sia Breznev sia Carter esplicitarono nelle loro dichiarazioni per giustificare il loro interventismo in politica estera. Nonostante le condanne e le risoluzioni delle Nazioni Unite, il conflitto durò più di otto anni (uno dei più longevi nella storia recente) ed è terminato senza un vero vincitore. E quelli che probabilmente ne hanno beneficiato di non sono stati certo i paesi della regione mediorientale.
L’Iran ha combattuto la guerra con notevoli svantaggi, senza alleati affidabili e senza una fornitura continua e stabile di armamenti. Ma nonostante l’isolamento internazionale il regime è stato capace di consolidare il proprio potere sostenendo un lungo sforzo bellico attraverso una grande mobilitazione popolare. La Rivoluzione Iraniana del 1979 ha segnato uno spartiacque storico nella regione e i suoi effetti sono presenti ancora oggi. La conduzione della guerra da parte dell’Iran rifletteva il suo fervore rivoluzionario. Il conflitto non è stato soltanto una disputa territoriale ma una vera e propria lotta per il potere nella regione e uno scontro fra due differenti ideologie. Le questioni riguardanti le strategie militari e i piani di battaglia furono messe da parte dalla retorica del martirio e del sacrificio. Per Teheran la guerra e la rivoluzione erano diventate una cosa sola e Khomeini non nascondeva l’intenzione di rovesciare i regimi arabi “corrotti e infedeli”.
Tuttavia le tensioni presenti con gli stati arabi del golfo e, in un secondo momento, gli attacchi alle petroliere attirarono le attenzioni degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica che per mantenere aperti i canali diplomatici e mantenere la sicurezza della regione fornirono ingenti aiuti militari e informazioni di intelligence a entrambi i belligeranti. A tal proposito è interessante vedere la doppia politica messa in atto dagli Stati Uniti che ufficialmente sostenevano l’embargo verso Teheran mentre nello stesso tempo vendevano armi al regime iraniano; le consegne furono eseguite con l’aiuto di Israele e con i ricavi di queste vendite furono finanziate le operazioni di gruppi paramilitari in America Centrale.
Questo lavoro vuole essere un contributo a comprendere meglio quelle che sono state le origini del conflitto Iran-Iraq e la sua collocazione nel sistema delle relazioni internazionali degli anni’80, all’epoca dominato da una ripresa della guerra fredda.
La guerra fredda ha condizionato notevolmente le politiche di uno o dell’altro paese di questa regione, ciascuno nel tentativo di smarcarsi dalla “logica dei blocchi” al fine di mantenere, non senza difficoltà, una certa indipendenza a livello economico e diplomatico.
Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, che dipendevano in buona parte dalle forniture di petrolio provenienti dal Golfo Persico, avevano tutto l’interesse nel mantenere la loro influenza nell’area e nell’instaurare alleanze strategiche. Nella fattispecie ciò consistette in ingenti aiuti economici che spesso diventavano militari come nel caso della guerra Iran-Iraq.
Malgrado le prese di posizione (a parole) a favore dell’Iraq entrambe le due superpotenze, e le potenze europee con loro, fornirono ingenti aiuti militari sia all’Iraq sia all’Iran. Erano quindi ragioni esclusivamente economiche? Fu piuttosto la difesa dell’interesse di stato che sia Breznev sia Carter esplicitarono nelle loro dichiarazioni per giustificare il loro interventismo in politica estera. Nonostante le condanne e le risoluzioni delle Nazioni Unite, il conflitto durò più di otto anni (uno dei più longevi nella storia recente) ed è terminato senza un vero vincitore. E quelli che probabilmente ne hanno beneficiato di non sono stati certo i paesi della regione mediorientale.
L’Iran ha combattuto la guerra con notevoli svantaggi, senza alleati affidabili e senza una fornitura continua e stabile di armamenti. Ma nonostante l’isolamento internazionale il regime è stato capace di consolidare il proprio potere sostenendo un lungo sforzo bellico attraverso una grande mobilitazione popolare. La Rivoluzione Iraniana del 1979 ha segnato uno spartiacque storico nella regione e i suoi effetti sono presenti ancora oggi. La conduzione della guerra da parte dell’Iran rifletteva il suo fervore rivoluzionario. Il conflitto non è stato soltanto una disputa territoriale ma una vera e propria lotta per il potere nella regione e uno scontro fra due differenti ideologie. Le questioni riguardanti le strategie militari e i piani di battaglia furono messe da parte dalla retorica del martirio e del sacrificio. Per Teheran la guerra e la rivoluzione erano diventate una cosa sola e Khomeini non nascondeva l’intenzione di rovesciare i regimi arabi “corrotti e infedeli”.
Tuttavia le tensioni presenti con gli stati arabi del golfo e, in un secondo momento, gli attacchi alle petroliere attirarono le attenzioni degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica che per mantenere aperti i canali diplomatici e mantenere la sicurezza della regione fornirono ingenti aiuti militari e informazioni di intelligence a entrambi i belligeranti. A tal proposito è interessante vedere la doppia politica messa in atto dagli Stati Uniti che ufficialmente sostenevano l’embargo verso Teheran mentre nello stesso tempo vendevano armi al regime iraniano; le consegne furono eseguite con l’aiuto di Israele e con i ricavi di queste vendite furono finanziate le operazioni di gruppi paramilitari in America Centrale.
Questo lavoro vuole essere un contributo a comprendere meglio quelle che sono state le origini del conflitto Iran-Iraq e la sua collocazione nel sistema delle relazioni internazionali degli anni’80, all’epoca dominato da una ripresa della guerra fredda.
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