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Thesis etd-04202015-105540


Thesis type
Tesi di specializzazione (5 anni)
Author
CASTELLINI, IACOPO
URN
etd-04202015-105540
Thesis title
Update nella diagnosi delle infezioni periprotesiche
Department
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Course of study
ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA
Supervisors
relatore Prof. Lisanti, Michele
Keywords
  • Alfa 1 Defensina
  • anca
  • complicanze
  • ginocchio
  • infezioni periprotesiche
  • interventi chirurgici
  • mobilizzazione asettica
  • mobilizzazione settica
  • patologie osteoarticolari degenerative
  • patologie osteoarticolari traumatiche
  • sostituzioni protesiche
  • spalla
  • usura dei materiali
Graduation session start date
19/05/2015
Availability
Withheld
Release date
19/05/2085
Summary
Per il trattamento delle patologie osteoarticolari degenerative e traumatiche dell’anca, ginocchio e spalla, sempre più frequentemente vengono eseguiti interventi chirurgici di sostituzione protesica (parziale o totale) e la loro percentuale di successo si aggira intorno al 95 % di buoni e ottimi risultati anche a 15 anni di distanza.
Ma, ancora oggi, i principali fallimenti protesici sono dovuti a fenomeni quali la mobilizzazione, asettica o settica, e l’usura dei materiali.
In questo contesto, l’infezione periprotesica resta ancora oggi la più grave complicanze e causa di invalidità in pazienti sottoposti a sostituzione protesica.
Nonostante l’affinamento delle tecniche mediche e chirurgiche, purtroppo, si sta assistendo però ad un aumento del numero assoluto di protesi infette.
Attualmente sono disponibili un largo spettro di test per la diagnosi di infezione, quali esami ematochimici (conta leucocitaria, VES, PCR, IL-6), esami laboratoristici effettuati sul liquido sinoviale e su campioni bioptici (conta globuli bianchi, conta polimorfonucleati, dosaggio α Defensina-1, test dell’esterasi leucocitaria su striscia reattiva, esame colturale ed istologico), esami radiologici e la medicina nucleare (radiografia standard, risonanza magnetica, tomografia computerizzata, tomografia ad emissione di positroni, scintigrafia nucleare).
Nel 2011, grazie all’opera di un gruppo di studiosi della Muscoloskeletal Infection Society (MSIS) è stata proposta una nuova definizione di infezione periprotesica, che è stata poi nuovamente ridiscussa nel 2013, durante l’International Consensus tenutosi a Philadelphia (USA).
Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse verso i biomarkers sinoviali, grazie ad alcuni risultati incoraggianti, infatti avere un parametro positivo solo in caso di infezione vorrebbe significare avere il “gold standard” nel percorso diagnostico.
Visto il crescente interesse circa la diagnosi delle infezioni periprotesiche e la contemporanea ricerca di nuovi biomakers sinoviali, abbiamo voluto eseguire una review della moderna Letteratura e testare un nuovo sistema di dosaggio dell’α 1-Defensina su un gruppo eterogeneo di pazienti in lista di attesa chirurgica per revisione chirurgica dell’impianto protesico.
Dal Febbraio 2015 all’Aprile 2015 presso la Clinica Ortopedica I Universitaria dell’Università di Pisa sono stati valutati 6 pazienti con diagnosi di fallimento protesico (anca, ginocchio o spalla).
I pazienti analizzati sono stati 6, di cui 5 femmine (83,3%) e 1 maschio (16,7%).
L’età media è stata 70,8 anni (range 49 - 89).
Il 50% dei pazienti presi in considerazione, è risultato affetto da una patologia reumatologica infiammatoria cronica (2 pazienti affetti da Artrite Reumatoide e 1 paziente affetto da LES), ma solo la paziente affetta da Lupus Eritematoso Sistemico è risultata infetta.
L’analisi dell’α 1-Defensina è risultata positiva in 2 pazienti (una paziente con sospetta infezione in esiti di reimpianto di protesi di anca e una paziente in esiti di protesi di ginocchio) e negativa in 4 pazienti (due pazienti in esiti di protesi di anca e due in esiti di protesi di ginocchio).
La moderna Letteratura è impegnata nel riportare i dati sull’utilizzo di uno dei più promettenti biomarker sinoviale, l’α 1-Defensina e il suo utilizzo potrebbe quindi rivoluzionare l’iter diagnostico, in quanto riconoscere una protesi infetta spesso è un atto medico che richiede l’ausilio di indagini laboratoristiche e ciò rende il medico legato alla necessità di attendere il risultato di questi esami che non hanno un’attendibilità del 100%.
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