Thesis etd-02192014-145327 |
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Thesis type
Tesi di laurea magistrale
Author
MANERA, ARIANNA
URN
etd-02192014-145327
Thesis title
Impatto del cinghiale sull'ambiente agro-forestale nel Parco Nazionale delle Cinque Terre
Department
SCIENZE AGRARIE, ALIMENTARI E AGRO-AMBIENTALI
Course of study
PRODUZIONI AGROALIMENTARI E GESTIONE DEGLI AGROECOSISTEMI
Supervisors
relatore Pistoia, Alessandro
correlatore Ferruzzi, Guido
correlatore Ferruzzi, Guido
Keywords
- biodiversità
- cinghiale
- impatto ambientale
- metodi per calcolare il danno da cinghiale
- parco cinque terre
- sus scrofa
- valutazione del danno da cinghiale
Graduation session start date
10/03/2014
Availability
Full
Summary
Le Cinque Terre, si trovano lungo la costa, nel territorio della provincia di La Spezia, presentano un’ inconfondibile fisionomia plasmata dall’ intervento dell’ uomo che, nel corso dei secoli, ha modellato il territorio costruendo i famosi terrazzamenti per sfruttare il più possibile i terreni posti in forte pendenza, che hanno sostituito l'antica vegetazione naturale di questi ripidi declivi con una fitta tessitura di terrazzamenti coltivati a vite, sorretti da una rete di circa 6.729 chilometri di muretti a secco. Nel 1999 è stato poi istituito il Parco Nazionale delle Cinque Terre per la conservazione degli equilibri ecologici, la tutela del paesaggio, la salvaguardia dei valori antropologici del luogo, inserito inoltre nella lista dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità, dell' UNESCO.
Le cause che incidono sulla stabilità del sistema di terrazzamenti, quindi rivolti ai muretti a secco, si possono riscontrare sia a livello abiotico, nell'assetto idrogeologico dell'area, nell'elevata pendenza alla quale sono sottoposti, sia a livello biotico, dove il danno ai muretti è causato dalla fauna selvatica presente nel parco, nello specifico dal cinghiale. Il cinghiale è considerato come una specie invasiva, che può procurare ingenti danni economici alle colture, all'ambiente. I danni più percepiti dalla popolazione locale sono quelli diretti, inerenti alle colture, (come nel caso dei vigneti) perchè sono tangibili da un punto di vista economico, i danni più rilevanti risultano però quelli di tipo indiretto, che avvengono a discapito dell'ambiente. Quindi è stato deciso di effettuare uno studio di tipo sperimentale, per poter valutare i danni causati da tale ungulato all'interno del parco, un altro obbiettivo è stato quello di valutare le problematiche legate alla presenza del cinghiale sull'ambiente. Tale studio è stato suddiviso in tre fasi: una fase pre-sperimetale, una fase sperimentale ed una di studio relativo ai dati ottenuti dal piano di gestione del cinghiale.
Nella fase sperimentale propriamente detta, sono stati caratterizzati tre diversi ecosistemi: due agroecosistemi, un vigneto e un oliveto, e un ecosistema boschivo; questi sono stati monitorati ogni 40 giorni, tramite rilievi fotografici, da Marzo 2013 a Gennaio 2014. I risultati hanno messo in evidenza che la densità di popolazione incidente su tale area risulta sostenibile, sia a livello degli ecosistemi boschivi. sia nel caso degli oliveti, ma che tale densità di popolazione, sia invece devastante a livello degli ambienti coltivati a vite. Lo studio ha portato pertanto a tale conclusione: all'interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre, si necessita di pressione venatoria selettiva e costante, con monitoraggi continui atti ad una gestione molto oculata e ponderata degli abbattimenti selettivi. Tale pressione venatoria però non risulta sufficiente nel caso di ecosistemi coltivati a orticole o a frutteti, perchè in tali agroecosistemi, è sufficiente una sola visita annuale da parte di uno o più cinghiali, per recare ingenti danni alle colture ed elevato peso economico. Pertanto sarebbe opportuna l'esclusione completa di tale animale dalle suddette zone, creando territori comprensoriali recintati, con recinzioni metalliche che non necessitino di manutenzione, distanti dalle areee coltivate, cosicchè il cinghiale non abbia motivo di oltrepassarle.
Le cause che incidono sulla stabilità del sistema di terrazzamenti, quindi rivolti ai muretti a secco, si possono riscontrare sia a livello abiotico, nell'assetto idrogeologico dell'area, nell'elevata pendenza alla quale sono sottoposti, sia a livello biotico, dove il danno ai muretti è causato dalla fauna selvatica presente nel parco, nello specifico dal cinghiale. Il cinghiale è considerato come una specie invasiva, che può procurare ingenti danni economici alle colture, all'ambiente. I danni più percepiti dalla popolazione locale sono quelli diretti, inerenti alle colture, (come nel caso dei vigneti) perchè sono tangibili da un punto di vista economico, i danni più rilevanti risultano però quelli di tipo indiretto, che avvengono a discapito dell'ambiente. Quindi è stato deciso di effettuare uno studio di tipo sperimentale, per poter valutare i danni causati da tale ungulato all'interno del parco, un altro obbiettivo è stato quello di valutare le problematiche legate alla presenza del cinghiale sull'ambiente. Tale studio è stato suddiviso in tre fasi: una fase pre-sperimetale, una fase sperimentale ed una di studio relativo ai dati ottenuti dal piano di gestione del cinghiale.
Nella fase sperimentale propriamente detta, sono stati caratterizzati tre diversi ecosistemi: due agroecosistemi, un vigneto e un oliveto, e un ecosistema boschivo; questi sono stati monitorati ogni 40 giorni, tramite rilievi fotografici, da Marzo 2013 a Gennaio 2014. I risultati hanno messo in evidenza che la densità di popolazione incidente su tale area risulta sostenibile, sia a livello degli ecosistemi boschivi. sia nel caso degli oliveti, ma che tale densità di popolazione, sia invece devastante a livello degli ambienti coltivati a vite. Lo studio ha portato pertanto a tale conclusione: all'interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre, si necessita di pressione venatoria selettiva e costante, con monitoraggi continui atti ad una gestione molto oculata e ponderata degli abbattimenti selettivi. Tale pressione venatoria però non risulta sufficiente nel caso di ecosistemi coltivati a orticole o a frutteti, perchè in tali agroecosistemi, è sufficiente una sola visita annuale da parte di uno o più cinghiali, per recare ingenti danni alle colture ed elevato peso economico. Pertanto sarebbe opportuna l'esclusione completa di tale animale dalle suddette zone, creando territori comprensoriali recintati, con recinzioni metalliche che non necessitino di manutenzione, distanti dalle areee coltivate, cosicchè il cinghiale non abbia motivo di oltrepassarle.
File
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