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Thesis etd-02132012-145230


Thesis type
Tesi di specializzazione
Author
COPPOLA, MARIANNA
URN
etd-02132012-145230
Thesis title
VALIDAZIONE DI DISPOSITIVI PER IL MIGLIORAMENTO DI PIANIFICAZIONE, CONTROLLO DEL SET-UP ED EROGAZIONE NEL TRATTAMENTO RADIOTERAPICO IPOFRAZIONATO DEL CARCINOMA PROSTATICO
Department
MEDICINA E CHIRURGIA
Course of study
RADIOTERAPIA
Supervisors
relatore Prof. Greco, Carlo
Keywords
  • carcinoma prostatico
  • radioterapia ipofrazionata
  • sistema Calypso
  • spacer OAR
Graduation session start date
26/03/2012
Availability
Full
Summary
Il tumore prostatico è ad oggi riconosciuto come una delle principali problematiche sanitarie riguardanti la popolazione maschile dei paesi Occidentali. Nei Paesi della Comunità Europea rappresenta la seconda neoplasia più frequentemente diagnosticata nel sesso maschile con circa 2,6 milioni di nuovi casi l’anno, un tasso d’incidenza di 55 casi per 100.000 abitanti e quello di mortalità di 22,6 decessi per 100.000 individui. In alcuni Paesi, come gli Stati Uniti e i Paesi Scandinavi, il carcinoma della prostata è attualmente il tumore più frequente fra i maschi; la mortalità non è tuttavia aumentata in ugual misura, sebbene il carcinoma prostatico rimanga pur sempre la seconda causa di morte per patologia neoplastica fra i maschi degli Stati Uniti (1,2,3)
Da più di 20 anni in paesi come USA e Canada l’incidenza ha subito un rapido aumento; il fenomeno si è ripetuto con circa 10 anni di ritardo in altri paesi occidentali industrializzati, (1), e dati recenti sembrano dimostrare che anche in Europa il carcinoma della prostata sia ormai la patologia neoplastica prima per incidenza (4)
Negli Stati Uniti il numero di nuovi casi diagnosticati per anno è aumentato drammaticamente all’inizio dei primi anni novanta, quando il tumore della prostata è arrivato a superare per incidenza il tumore del polmone (2).
La causa di tale aumento d’incidenza risiede senz’altro nell’utilizzo dell’antigene prostatico specifico (PSA) come metodo di screening, il quale ha permesso la diagnosi di molti casi di malattia asintomatici e preclinici. Il diffondersi dell’uso del PSA ha difatti prodotto profondi cambiamenti sia sulla diagnosi sia sul trattamento del tumore prostatico sin dalla sua introduzione negli anni ’80: la storia naturale della malattia è stata scolasticamente suddivisa in “era pre-PSA” ed “era PSA” (5). Come risultato di questo incremento nelle diagnosi, l’incidenza del tumore prostatico aumentò in maniera improvvisa ad un tasso mai registrato per altri tipi di cancro: un tale aumento di incidenza non era mai stato osservato nella storia della medicina oncologica(6).
Grazie all’introduzione del dosaggio sierico del PSA venne registrato inoltre un consistente declino dell’età alla diagnosi, un deciso aumento dei casi in stadio iniziale, una riduzione dei volumi tumorali alla diagnosi, e soprattutto un aumento dei trattamenti cosiddetti radicali; questo insieme di fattori fu tale da rendere più concreta la possibilità di trattare i tumori ad uno stadio iniziale così da poterne migliorare il controllo di malattia e la probabilità di una guarigione completa (5).
In realtà già nel periodo precedente all’introduzione del test del PSA era stato registrato un incremento nelle diagnosi, anche se non di pari entità; questo probabilmente era legato al diffondersi di tecniche come la TURP, e quindi di diagnosi legate allo studio istopatologico del pezzo operatorio ottenuto nel corso di questi interventi. (7)
Nel 1995 venne registrato negli USA un declino ugualmente rapido delle nuove diagnosi, verosimilmente legato ad un effetto “scarto”: la maggior parte delle diagnosi di tumore prostatico erano già state effettuate in pazienti precedentemente sottoposti a screening. In seguito l’incidenza si consolidò ad un tasso relativamente stabile, in ogni modo maggiore di quello rilevato nell’era pre-PSA, suggerendo che l’efficacia di questo tipo di test sia tale da permettere un maggior numero di diagnosi, a dispetto dell’iniziale effetto “scarto” (8)
File