Thesis etd-01222021-202627 |
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Thesis type
Tesi di specializzazione (2 anni)
Author
MASTROMARINO, ITALIA
URN
etd-01222021-202627
Thesis title
Vanitas del XVII secolo e mercato dell'arte:
casi studio dalle più importanti aste di Old Master Paintings (2000-2020)
Department
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Course of study
BENI STORICO ARTISTICI
Supervisors
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
Keywords
- aste
- Clara Peteers
- collezionismo
- Guercino
- iconografia
- iconologia
- Maestro delle Vanitas
- mercato dell'arte
- natura morta
- Pieter Claesz
- seicento
- teschio
- vanitas
Graduation session start date
11/02/2021
Availability
Withheld
Release date
11/02/2091
Summary
Il presente studio si propone di analizzare dal punto di vista iconografico e storico-artistico le Vanitas nature morte passate sul mercato delle aste Christie's e Sotheby's nel periodo 2000-2020.
Una parte introduttiva mira ad illustrare questo genere pittorico che, sfruttando il carattere simbolico di oggetti specifici, vuole fare da monito circa la transitorietà della vita umana e dei piaceri terreni. Dopo lo studio di Charles Sterling, pubblicato nel 1952, sulla storia della natura morta come genere autonomo, gli storici dell’arte cominciano ad approfondire e snocciolare il discorso se sia giusto o meno attribuire un significato alla natura morta. È in area olandese, dove il genere pittorico si era particolarmente specializzato, che gli storici dell’arte cominciano a definire i confini della Vanitas come sottogenere della natura morta. Ingvar Bergström se ne occupa nell’introduzione al catalogo di una mostra svoltasi nel 1970 a Leida. In Italia l’interesse sulla questione si impone con la mostra alla Galleria Lorenzelli di Bergamo, curata da Alberto Veca nel 1981. Un'altra esposizione importante sul tema è quella che Alain Tapié coordina al Museo di Caen nel 1990.
Il dibattito sulla Vanitas natura morta è sempre aperto, come l'interesse per la decodificazione dei suoi simboli, del tentativo di tracciare un percorso di sviluppo del genere e di rintracciarne i legami con eventuali incunaboli artistici o con letterature e filosofie. La scelta di casi studio di notevole importanza, passati all’asta nel corso degli ultimi vent’anni, ci permette di analizzare dipinti inediti e di sollevare questioni sulle periodizzazioni e interpretazioni.
Una parte introduttiva mira ad illustrare questo genere pittorico che, sfruttando il carattere simbolico di oggetti specifici, vuole fare da monito circa la transitorietà della vita umana e dei piaceri terreni. Dopo lo studio di Charles Sterling, pubblicato nel 1952, sulla storia della natura morta come genere autonomo, gli storici dell’arte cominciano ad approfondire e snocciolare il discorso se sia giusto o meno attribuire un significato alla natura morta. È in area olandese, dove il genere pittorico si era particolarmente specializzato, che gli storici dell’arte cominciano a definire i confini della Vanitas come sottogenere della natura morta. Ingvar Bergström se ne occupa nell’introduzione al catalogo di una mostra svoltasi nel 1970 a Leida. In Italia l’interesse sulla questione si impone con la mostra alla Galleria Lorenzelli di Bergamo, curata da Alberto Veca nel 1981. Un'altra esposizione importante sul tema è quella che Alain Tapié coordina al Museo di Caen nel 1990.
Il dibattito sulla Vanitas natura morta è sempre aperto, come l'interesse per la decodificazione dei suoi simboli, del tentativo di tracciare un percorso di sviluppo del genere e di rintracciarne i legami con eventuali incunaboli artistici o con letterature e filosofie. La scelta di casi studio di notevole importanza, passati all’asta nel corso degli ultimi vent’anni, ci permette di analizzare dipinti inediti e di sollevare questioni sulle periodizzazioni e interpretazioni.
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