Thesis etd-01062010-131914 |
Link copiato negli appunti
Thesis type
Tesi di laurea specialistica
Author
BENEDETTI, CINZIA
URN
etd-01062010-131914
Thesis title
Significato della rigidità arteriosa nella stratificazione del rischio cardiovascolare del paziente iperteso
Department
MEDICINA E CHIRURGIA
Course of study
MEDICINA E CHIRURGIA
Supervisors
relatore Taddei, Stefano
Keywords
- ipertensione arteriosa
- pulse wave velocity
- rigidità arteriosa
- rischio cardiovascolare
Graduation session start date
26/01/2010
Availability
Withheld
Release date
26/01/2050
Summary
Numerosi studi clinici hanno dimostrato l’associazione tra l’aumento della rigidità arteriosa e lo sviluppo di eventi cardiovascolari. Per questo motivo le più recenti linee guida europee per il trattamento dell’ipertensione arteriosa hanno inserito la velocità dell’onda pressoria (pulse wave velocity, PWV) carotido-femorale, l’indice più attendibile di misurazione della rigidità arteriosa, tra i fattori da valutare per il calcolo del rischio cardiovascolare.
L’obiettivo di questa tesi è stato quello di studiare la correlazione tra l’aumento della PWV e la presenza di danno d’organo a livello vascolare carotideo (spessore medio intimale, IMT e placca ateromasica carotidea), cardiaco (ipertrofia ventricolare sinistra o disfunzione diastolica all’ecocardiogramma) e renale (riduzione del filtrato glomerulare) associati all’ipertensione arteriosa. Inoltre, abbiamo voluto verificare se la presenza di un’aumentata PWV modificava la stratificazione del rischio cardiovascolare del paziente iperteso.
Sono stati reclutati 234 pazienti ipertesi (età media 57±12 anni, 135 uomini), afferenti al Centro di Riferimento Regionale dell’Ipertensione Arteriosa. Per la stratificazione del rischio cardiovascolare, tutti i pazienti sono stati sottoposti a esami emato-chimici per la valutazione di creatininemia, glicemia, e profilo lipidico, ecografia carotidea e cardiaca. Inoltre, è stata misurata la PWV a livello carotido-femorale mediante tonometria ad applanazione ed analizzata con software dedicato (SphygmoCor®).
I valori di PWV carotido-femorale sono risultati significativamente correlati con l’aumentare dell’età e dei valori pressori, a conferma che età ed ipertensione arteriosa sono i principali fattori determinanti la rigidità arteriosa. Inoltre, è stata osservata un’associazione significativa tra aumento della rigidità arteriosa e presenza di aterosclerosi carotidea, ipertrofia ventricolare sinistra, disfunzione diastolica, e riduzione della funzione renale.
Per quanto riguarda la stratificazione del rischio cardiovascolare, il 71% dei pazienti presentava un rischio aggiuntivo elevato o molto elevato. La PWV era aumentata in circa il 50% di questi pazienti e non contribuiva alla definizione del rischio. La PWV era aumentata solo nel 15% dei pazienti a rischio basso o moderato ed in un 5% di essi determinava una riclassificazione ad una categoria di rischio più elevato.
Pertanto l’utilizzo della misurazione della rigidità arteriosa nella pratica clinica aumenta, anche se in modo modesto, la capacità di individuare pazienti ipertesi a rischio cardiovascolare nelle categorie a rischio basso o moderato. Al contrario, nei pazienti a rischio elevato o molto elevato la PWV non fornisce informazioni ulteriori a quelle che possono essere ottenute con i classici marcatori di rischio. Tuttavia, considerata la correlazione tra l’aumentata rigidità arteriosa e il danno d’organo associato all’ipertensione, la misurazione della PWV, che è un esame semplice, accurato, facilmente riproducibile, ed eseguibile anche da parte di personale non medico, potrebbe rappresentare un utile strumento rispetto a metodiche più complesse e costose per il follow-up del paziente iperteso, soprattutto per verificare l’eventuale effetto protettivo della terapia sul danno d’organo.
L’obiettivo di questa tesi è stato quello di studiare la correlazione tra l’aumento della PWV e la presenza di danno d’organo a livello vascolare carotideo (spessore medio intimale, IMT e placca ateromasica carotidea), cardiaco (ipertrofia ventricolare sinistra o disfunzione diastolica all’ecocardiogramma) e renale (riduzione del filtrato glomerulare) associati all’ipertensione arteriosa. Inoltre, abbiamo voluto verificare se la presenza di un’aumentata PWV modificava la stratificazione del rischio cardiovascolare del paziente iperteso.
Sono stati reclutati 234 pazienti ipertesi (età media 57±12 anni, 135 uomini), afferenti al Centro di Riferimento Regionale dell’Ipertensione Arteriosa. Per la stratificazione del rischio cardiovascolare, tutti i pazienti sono stati sottoposti a esami emato-chimici per la valutazione di creatininemia, glicemia, e profilo lipidico, ecografia carotidea e cardiaca. Inoltre, è stata misurata la PWV a livello carotido-femorale mediante tonometria ad applanazione ed analizzata con software dedicato (SphygmoCor®).
I valori di PWV carotido-femorale sono risultati significativamente correlati con l’aumentare dell’età e dei valori pressori, a conferma che età ed ipertensione arteriosa sono i principali fattori determinanti la rigidità arteriosa. Inoltre, è stata osservata un’associazione significativa tra aumento della rigidità arteriosa e presenza di aterosclerosi carotidea, ipertrofia ventricolare sinistra, disfunzione diastolica, e riduzione della funzione renale.
Per quanto riguarda la stratificazione del rischio cardiovascolare, il 71% dei pazienti presentava un rischio aggiuntivo elevato o molto elevato. La PWV era aumentata in circa il 50% di questi pazienti e non contribuiva alla definizione del rischio. La PWV era aumentata solo nel 15% dei pazienti a rischio basso o moderato ed in un 5% di essi determinava una riclassificazione ad una categoria di rischio più elevato.
Pertanto l’utilizzo della misurazione della rigidità arteriosa nella pratica clinica aumenta, anche se in modo modesto, la capacità di individuare pazienti ipertesi a rischio cardiovascolare nelle categorie a rischio basso o moderato. Al contrario, nei pazienti a rischio elevato o molto elevato la PWV non fornisce informazioni ulteriori a quelle che possono essere ottenute con i classici marcatori di rischio. Tuttavia, considerata la correlazione tra l’aumentata rigidità arteriosa e il danno d’organo associato all’ipertensione, la misurazione della PWV, che è un esame semplice, accurato, facilmente riproducibile, ed eseguibile anche da parte di personale non medico, potrebbe rappresentare un utile strumento rispetto a metodiche più complesse e costose per il follow-up del paziente iperteso, soprattutto per verificare l’eventuale effetto protettivo della terapia sul danno d’organo.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
The thesis is not available. |