Thesis etd-01042014-110356 |
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Thesis type
Tesi di laurea specialistica LC6
Author
BALMA, ELENA
URN
etd-01042014-110356
Thesis title
Nuove acquisizioni sulla patogenesi e terapia dell'osteoporosi da steroidi
Department
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Course of study
MEDICINA E CHIRURGIA
Supervisors
relatore Prof.ssa Ciompi, Maria Laura
Keywords
- acquisizioni
- corticosteroidi
- glucocorticoidi
- invecchiamento
- menopausa
- osteoblasti
- osteociti
- osteopenia
- osteoporosi
- patogenesi
- steroidi
- terapia
Graduation session start date
28/01/2014
Availability
Full
Summary
Fino agli anni ottanta si avevano pochi dati e scarse nozioni su cosa fosse l’osteoporosi, quali complicanze comportasse ed in quale percentuale fosse presente nella popolazione.
Non desta stupore, infatti, che trattati di medicina, anche di grande rilevanza,
dedicassero poche informazioni alla diagnosi ed alla terapia dell’osteoporosi, non per negligenza degli autori ma per la scarsa conoscenza sull’epidemiologia, per la mancanza di tecniche di imaging utili per la diagnosi e il follow-up della malattia e per la scarsità di farmaci efficaci per trattare quella che oggi è considerata la più frequente malattia osteometabolica dell’età medio-avanzata.
Nel 1991 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) ha deciso di catalogare l’osteoporosi come “malattia sociale” per l’alta incidenza e prevalenza nella popolazione adulta ed ha invitato tutti i governi a effettuare opera di divulgazione e di corretta prevenzione.
Da studi epidemiologici risulta che solo una donna su due, affetta da osteoporosi, sa di esserlo. Lo stesso vale per gli uomini dove la malattia ha un’incidenza di certo inferiore, ma comunque non trascurabile (un uomo su cinque dopo la sesta decade è affetto da osteoporosi).
Un recente studio nazionale che ha coinvolto più ospedali del nostro paese, lo studio ESOPO, ha evidenziato che ben il 23% delle donne in età superiore a 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni è affetto da osteoporosi. L’osteoporosi come tutte le malattie croniche, una volta insorta, non si arresta e, come un tarlo silenzioso, esplica i suoi danni in maniera inesorabile.
L’osteoporosi è una condizione caratterizzata dalla diminuzione della massa ossea e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo; questo porta ad un aumento della fragilità con conseguente aumento del rischio di fratture.
L’entità dei costi sociali ed economici che derivano da questa malattia è enorme e le conseguenze legate alle fratture di femore, bacino e vertebre, a seguito di traumi anche modesti, sono molto pesanti: la mortalità è del 15-25%, la disabilità motoria nell’anno successivo alla frattura è maggiore del 50% e solo il 30-40% dei soggetti è in grado di riprendere autonomamente le attività quotidiane.
Inoltre microfratture vertebrali avvengono spesso spontaneamente nei soggetti con osteoporosi, la metà di queste non viene diagnosticata in fase precoce ma solo tardivamente quando è ormai consolidato il danno anatomico, in occasione di un esame radiografico o di una Tomografia Assiale Computerizzata eseguita per la persistenza di una sintomatologia dolorosa. Si calcola che la loro incidenza superi ampiamente la somma di tutte quelle degli altri distretti corporei.
Le stime sull’aspettativa di vita della popolazione dei paesi occidentali porta a ipotizzare che nei prossimi 20 anni la disabilità indotta da fratture o microfratture coinvolgerà un numero sempre maggiore di cittadini europei e bisogna tenere presente che l’Italia ha la maggiore percentuale di ultrasessantacinquenni: 18,3% contro il 15,7% della Gran Bretagna e il 16,6% della Germania.
E’ previsto, pertanto, che il numero di fratture del femore nelle donne passerà dalle oltre 300 mila nel 2000 alle quasi 800 mila nel 2050 per questo le raccomandazioni dell’Unione europea, sin dal 1998, sottolineano che la lotta all’osteoporosi debba essere considerata come uno dei maggiori obiettivi per la salute.
Questi dati ci fanno riflettere sulla necessità che, mai come in questo caso, una corretta educazione sanitaria è da considerarsi opera prioritaria.
E’ anche per questo che la prevenzione deve svolgere un ruolo fondamentale: prevenzione che nel caso nell’osteoporosi, deve cominciare in età precoce, soprattutto nell’adolescenza, quando, una corretta introduzione di calcio attraverso gli alimenti, deve servire al consolidamento della massa
ossea. E’ altresì auspicabile che, sin dall’adolescenza, sia effettuata una regolare attività fisica così come, è altrettanto necessario, ci sia una sufficiente esposizione alla luce solare, elemento questo, essenziale per la produzione della Vitamina D, molecola indispensabile per la corretta mineralizzazione dell’osso.
Non desta stupore, infatti, che trattati di medicina, anche di grande rilevanza,
dedicassero poche informazioni alla diagnosi ed alla terapia dell’osteoporosi, non per negligenza degli autori ma per la scarsa conoscenza sull’epidemiologia, per la mancanza di tecniche di imaging utili per la diagnosi e il follow-up della malattia e per la scarsità di farmaci efficaci per trattare quella che oggi è considerata la più frequente malattia osteometabolica dell’età medio-avanzata.
Nel 1991 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) ha deciso di catalogare l’osteoporosi come “malattia sociale” per l’alta incidenza e prevalenza nella popolazione adulta ed ha invitato tutti i governi a effettuare opera di divulgazione e di corretta prevenzione.
Da studi epidemiologici risulta che solo una donna su due, affetta da osteoporosi, sa di esserlo. Lo stesso vale per gli uomini dove la malattia ha un’incidenza di certo inferiore, ma comunque non trascurabile (un uomo su cinque dopo la sesta decade è affetto da osteoporosi).
Un recente studio nazionale che ha coinvolto più ospedali del nostro paese, lo studio ESOPO, ha evidenziato che ben il 23% delle donne in età superiore a 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni è affetto da osteoporosi. L’osteoporosi come tutte le malattie croniche, una volta insorta, non si arresta e, come un tarlo silenzioso, esplica i suoi danni in maniera inesorabile.
L’osteoporosi è una condizione caratterizzata dalla diminuzione della massa ossea e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo; questo porta ad un aumento della fragilità con conseguente aumento del rischio di fratture.
L’entità dei costi sociali ed economici che derivano da questa malattia è enorme e le conseguenze legate alle fratture di femore, bacino e vertebre, a seguito di traumi anche modesti, sono molto pesanti: la mortalità è del 15-25%, la disabilità motoria nell’anno successivo alla frattura è maggiore del 50% e solo il 30-40% dei soggetti è in grado di riprendere autonomamente le attività quotidiane.
Inoltre microfratture vertebrali avvengono spesso spontaneamente nei soggetti con osteoporosi, la metà di queste non viene diagnosticata in fase precoce ma solo tardivamente quando è ormai consolidato il danno anatomico, in occasione di un esame radiografico o di una Tomografia Assiale Computerizzata eseguita per la persistenza di una sintomatologia dolorosa. Si calcola che la loro incidenza superi ampiamente la somma di tutte quelle degli altri distretti corporei.
Le stime sull’aspettativa di vita della popolazione dei paesi occidentali porta a ipotizzare che nei prossimi 20 anni la disabilità indotta da fratture o microfratture coinvolgerà un numero sempre maggiore di cittadini europei e bisogna tenere presente che l’Italia ha la maggiore percentuale di ultrasessantacinquenni: 18,3% contro il 15,7% della Gran Bretagna e il 16,6% della Germania.
E’ previsto, pertanto, che il numero di fratture del femore nelle donne passerà dalle oltre 300 mila nel 2000 alle quasi 800 mila nel 2050 per questo le raccomandazioni dell’Unione europea, sin dal 1998, sottolineano che la lotta all’osteoporosi debba essere considerata come uno dei maggiori obiettivi per la salute.
Questi dati ci fanno riflettere sulla necessità che, mai come in questo caso, una corretta educazione sanitaria è da considerarsi opera prioritaria.
E’ anche per questo che la prevenzione deve svolgere un ruolo fondamentale: prevenzione che nel caso nell’osteoporosi, deve cominciare in età precoce, soprattutto nell’adolescenza, quando, una corretta introduzione di calcio attraverso gli alimenti, deve servire al consolidamento della massa
ossea. E’ altresì auspicabile che, sin dall’adolescenza, sia effettuata una regolare attività fisica così come, è altrettanto necessario, ci sia una sufficiente esposizione alla luce solare, elemento questo, essenziale per la produzione della Vitamina D, molecola indispensabile per la corretta mineralizzazione dell’osso.
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