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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-12272016-221945


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
PIERUZZINI, MONICA
URN
etd-12272016-221945
Titolo
L'Agenda digitale europea:tra sviluppo del mercato e tutela della persona
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Calamia, Antonio Marcello
Parole chiave
  • Digitale
  • Sviluppo
  • mercato
Data inizio appello
23/01/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Per capire a fondo il mio elaborato è opportuno, preliminarmente, analizzare una tematica che ci è nota: la crisi economico-finanziaria scatenatasi nel 2008, la quale ha evidenziato tutta una serie di carenze strutturali all’interno dell’economia dell’Unione, vanificando decenni di progressi economici e sociali, determinando, nel solo anno 2009, una diminuzione del PIL al 4%, un regresso della produzione industriale europea ai livelli degli anni 90 e una disoccupazione che è arrivata ad interessare 25,2 milioni di persone nel maggio 2014.
La Commissione europea ha cercato di ovviare a tali carenze con una strategia di immediata attuazione detta la Strategia Europa 2020, incentrata su tre priorità: una crescita intelligente, una crescita sostenibile, una crescita inclusiva o solidale.
La crescita intelligente mira a promuovere e favorire la conoscenza e l’innovazione come motori per la crescita futura e ricomprende tra le sue iniziative faro l’Agenda digitale europea.
Nel contesto della recessione economica del 2008, essa si propone di massimizzare l’utilizzazione delle ICT, creando un mercato unico digitale basato sull’impiego di una rete internet veloce e superveloce, nella consapevolezza che “lo sviluppo delle reti ad alta velocità oggi –possa avere - lo stesso impatto rivoluzionario che ebbe un secolo fa lo sviluppo delle reti dell’elettricità e dei trasporti” (COM (10) 245).
I benefici che ne deriverebbero sarebbero molteplici considerato che le ITC al 2010, quando viene implementata l’Agenda digitale, avevano generato il 5% del PIL europeo equivalente ad un valore di mercato pari a 660 miliardi di euro l’anno e che gli investimenti in questo settore sono responsabili del 50% dell’aumento della produttività in tutta l’Unione.
Lo sfruttamento del potenziale delle ITC consentirebbe infatti di creare un circolo virtuoso in grado di generare una sempre maggiore domanda di servizi che a loro volta richiedono rete, la quale stima investimenti e business, richiedendo nuovamente servizi, ma anche di affrontare in modo più efficace alcune sfide come il cambiamento climatico, l’invecchiamento demografico, i costi sanitari crescenti, lo sviluppo di servizi pubblici più efficienti, la maggiore inclusione sociale per persone con disabilità e la maggiore fruizione del patrimonio culturale europeo.
In particolare, quanto all’invecchiamento demografico, si osserva che gli europei vivono più a lungo rispetto al passato. Basti pensare che nell’UE il numero di persone con più di 65 anni aumenterà di oltre il 30% entro il 2060 con l’effetto, a causa delle nuove e costose terapie, di provocare un aumento significativo delle spese sanitarie e dell’assistenza sociale fino a raggiungere il 9% del prodotto interno lordo dell’UE nel 2050.
Con le ITC si potrebbero fornire ai cittadini servizi più efficienti, economici e di qualità più elevata per la sanità, l’assistenza sociale e l’invecchiamento in buona salute, fino a migliorare l’efficienza dell’assistenza sanitaria del 20%. In via esemplificativa, il telemonitoraggio a domicilio dei pazienti cardiaci può migliorare del 15% il tasso di sopravvivenza, ridurre del 26% i giorni di ricovero e far risparmiare il 10% delle spese infermieristiche, le prescrizioni elettroniche possono ridurre del 15% gli errori di dosaggio dei medicinali.
Il conseguimento degli obiettivi dell’Agenda digitale, con i vantaggi che ne conseguono, ha come presupposto il superamento del digital divide, ovvero quel complesso di disuguaglianze significative nell’accesso alle tecnologie informatiche e nella partecipazione alle nuove forme della comunicazione e dell’informazione.
Il superamento del digital divide è strettamente correlato al conseguimento di due degli obiettivi dell’Agenda digitale, ossia l’alfabetizzazione informatica e lo sviluppo della rete su banda larga. Secondo le stime della Commissione il 30% dei cittadini europei sono esposti al digital divide, sia per impossibilità di accedere alle nuove tecnologie, sia per incapacità di utilizzarle, con il risultato di impedire un’effettività dei diritti, in specie nell’ambito dei servizi pubblici.
Sulla rete, infatti, non ci si limita ad esprimersi o a prendere cognizione dell’altrui espressione, ma si può anche studiare, lavorare, fruire di un servizio pubblico, adempiere obblighi, riunirsi, associarsi, esercitare la libertà di iniziativa economica e la propria libertà sessuale.
La rete viene così a configurarsi come luogo di svolgimento della personalità dell’individuo, tanto da determinare l’apertura di un dibattito sulla possibilità di dare una collocazione costituzionale al diritto di accesso ad essa”.
L’alfabetizzazione informatica, oltre a rendere possibile l’esercizio di un diritto per taluni inviolabile, garantirebbe lo sviluppo dei servizi pubblici offribili attraverso le ICT, come l’eGovernment, l’implementazione dei servizi sanitari dell’eHealth e l’eLearning (Ue, 2009b) e più in generale migliorerebbe i rapporti tra gli uffici pubblici e il cittadino.
Altro ostacolo da affrontare per ridurre il digital divide e beneficiare del potenziale legato allo sviluppo delle ICT è quello di superare i limiti della banda larga. Si tratta, cioè, di realizzare una infrastruttura necessaria allo sviluppo dell’economia, all’inclusione sociale e al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini, attraverso il soddisfacimento di bisogni quali l’intrattenimento, l’informazione, l’educazione, il lavoro e l’accesso ai servizi pubblici.
Già la “Strategia Europa 2020” aveva indicato l’obiettivo di portare la banda larga a tutti i cittadini europei entro il 2013 e di consentire l’accesso agli stessi, entro il 2020, a connessioni superiori a 30 Mbps e al 50% o più di famiglie europee a connessioni internet superiori a 100 mbps.
Questi stessi obiettivi sono ripresi dall’Agenda digitale europea che si prefigge appunto di garantire la copertura universale a banda larga, con velocità di connessione via via crescente fino a 30 mbps e superiori; di promuovere la realizzazione e l’adozione di reti di accesso di nuova generazione Next Generation Access (Nga) in gran parte del territorio dell’Unione europea, e soprattutto nel settore business, consentendo connessioni internet ultra veloci a 100 mbps; di garantire la copertura della banda larga universale con velocità crescenti, senza che però vi sia un forte intervento pubblico.
Si vuole in questo modo evitare il rischio della realizzazione di reti veloci a banda larga concentrate in poche zone ad alta densità con notevoli costi di ingresso e prezzi elevati.
Risulta dunque necessario per la Commissione incoraggiare gli investimenti di mercato per ottenere reti aperte e competitive, considerando nei costi di accesso e delle reti il rischio di investimento.
Enormi possibilità di sviluppo economico sono offerte anche dalla realizzazione di un mercato unico digitale, che rappresenta uno degli obiettivi dell’Agenda digitale europea.
Esso ha il suo antecedente nel concetto di mercato comune introdotto dal Trattato di Roma nel 1958 e teso ad eliminare le barriere commerciali tra gli Stati membri, al fine di accrescere la loro prosperità economica e di contribuire a “un’unione sempre più stretta fra i popoli europei”. Si vuole, cioè, fondere i mercati nazionali in un mercato unico il più possibile simile a un vero e proprio mercato interno, così da garantire vantaggi, oltre che ai commercianti di professione, anche ai privati che si trovino a intraprendere operazioni economiche oltre le frontiere nazionali.
Proseguendo in questa direzione l’Agenda digitale europea si prefigge la confluenza dei mercati digitali in un unico mercato online, così da rendere l’economia digitale europea più competitiva, superando il ritardo dell’UE nel mercato dei servizi dei media, nell’accesso da parte dei consumatori e nella creazione dei posti di lavoro. Il superamento delle divisioni nazionali presuppone la creazione di aziende digitali in Europa che possano fornire servizi accessibili per i cittadini; l’approvazione di una regolamentazione comune delle transazioni commerciali on line; il raggiungimento di un maggior livello di sicurezza nei business online; lo sviluppo di un mercato unico europeo dei servizi delle comunicazioni elettroniche che assicuri un unico sistema di concessione delle licenze.
Le enormi possibilità di innovazione, crescita e occupazione dell’economia digitale e al contempo la trasformazione già in atto della vita personale e professionale per effetto del suo pervadere un sempre maggior numero di settori della nostra società, ha indotto la Commissione europea ad elaborare una strategia per la realizzazione di un tale mercato.
Si tratta di un piano dell’UE che mira a questo obiettivo, così da garantire ai cittadini di fare acquisti on line oltre frontiera e alle imprese di vendere in tutta l’UE, in qualsiasi parte del suo territorio si trovino.
Con la Comunicazione del 6.5.2015 al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e europeo e al Comitato delle Regioni, sono stati individuati tre principali obiettivi della strategia per la realizzazione di un mercato unico digitale, con la programmazione dei relativi interventi:
“Un migliore accesso online ai beni e servizi in tutta Europa per i consumatori e le imprese”; la creazione di “un contesto favorevole affinché le reti e i servizi digitali - si possano- sviluppare; la massimizzazione del “potenziale di crescita dell’economia digitale”.
Ad ostacolare il primo obiettivo interviene la mancanza di una normativa comune, chiara e semplice, che regolamenti il commercio elettronico transfrontaliero, così da incoraggiare le imprese a vendere e i consumatori ad acquistare online.
Ad oggi, infatti, le norme dell’UE stabiliscono un’armonizzazione minima tra le discipline degli Stati membri, che rimangono così liberi di adottare discrezionalmente disposizioni più rigorose. Altrettanto ostativo è il costo eccessivo dei servizi di consegna transfrontalieri e la loro inefficienza dovuta anche alla mancanza di interoperabilità tra i diversi operatori.
Il terzo ostacolo allo sviluppo del commercio elettronico transfrontaliero è rappresentato dal così detto “blocco geografico”, che risponde ad esigenze di protezionismo nazionale e produce l’effetto di limitare la libertà di scelta dei consumatori e di frammentare i mercati.
Si tratta di tutte quelle pratiche messe in atto da venditori online per motivi commerciali, volte ad impedire o limitare l’accesso ai siti web basati in altri Stati membri.
Secondo le stime della Commissione nel 2015 si è fatto ricorso al geo-blocking nel 37% dei siti di e-commerce dell’area Ue.
Talvolta il consumatore può accedere al sito, ma non può compiere acquisti; talaltra l’acquisto è possibile ma a prezzi differenziati in base all’ubicazione geografica, in altri casi gli è negata la consegna o il trasporto transfrontaliero delle merci.
Quanto invece alla sicurezza on line, l’Agenda digitale ritiene necessario affrontare il problema della sicurezza dei pagamenti, il problema della privacy e le preoccupazioni di fiducia che da sole ricoprono il 90% delle occasioni di rinuncia all’acquisto dei prodotti online nel 2009 (Eurostat 2009); in particolare si sottolinea l’insufficienza del sistema di certificazione ID basato su account gestiti da password e si propone il ricorso a sistemi più efficaci ed efficienti che migliorerebbero anche i servizi dell’eGovernment.
La poca fiducia dei cittadini europei nella rete trova giustificazione e conferma in alcuni dati: a livello mondiale nel 2012 gli attacchi informatici sono aumentati del 42%, con 556 milioni di vittime di reati, con un relativo impatto economico di 110 miliardi di dollari; negli Stati Uniti tra il gennaio 2005 e il settembre 2012 sono stati coinvolti in violazione della sicurezza circa 563.533.722 records contenenti dati personali; in Europa il 40% degli utenti teme che i propri dati personali siano compromessi on line e il 38% è preoccupato per la sicurezza dei pagamenti on line, come risulta da un’indagine Eurobarometro; in Italia gli attacchi cibernetici a danno delle imprese sono aumentati nel primo semestre 2013 del 57,2%, con un danno complessivo stimabile in circa 200 milioni di euro.
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