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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-12092009-141313


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
POLI, EMANUELE
URN
etd-12092009-141313
Titolo
La valorizzazione del territorio lessinico.Il Geosito di Bolca (VR)
Settore scientifico disciplinare
M-GGR/01
Corso di studi
SCIENZE DELLA TERRA
Relatori
tutor Prof. Landini, Walter
correlatore Prof. Bernardi, Roberto
correlatore Dott. Zorzin, Roberto
commissario Prof. De Santis, Giovanni
commissario Prof. Smiraglia, Claudio
Parole chiave
  • luogo geografico
  • geosito
  • geografia
  • Bolca
Data inizio appello
28/01/2010
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/01/2050
Riassunto
La valorizzazione del territorio lessinico. Il Geosito di Bolca (VR)
William A. Wimbledon, noto geomorfologo britannico, nel 1999 affermò che la conservazione del patrimonio geologico era la Cenerentola tra le branche della tutela ambientale.
Tale esplicita dichiarazione trovava fondamento nella considerazione amara che in Europa, come in altre parti del mondo, nonostante da almeno due decenni fossero state intraprese ricerche e iniziative finalizzate a proteggere e promuovere il "Patrimonio geologico", le ragioni degli studiosi delle Scienze della Terra restavano marginali sia nella sensibilità dell'opinione pubblica, sia nel contesto della pianificazione e gestione del territorio, con rari esempi di applicazioni concrete.
Nell'ambito della conservazione della natura e delle sue risorse, il ritardo accumulato dalle Scienze della Terra rispetto ad altre discipline dipende da radicate ragioni sociali e culturali, legate, in sostanza, a carenze nei sistemi d'informazione e di divulgazione di argomenti tanto affascinanti quanto complessi.
Questa lacuna di conoscenza porta a ritenere erroneamente il contesto geologico non come una componente dinamica ed essenziale del paesaggio, ma come un fattore inerte al cambiamento; esso viene percepito e apprezzato solo quando questo rappresenti un monumento naturale, una singolarità paesaggistica o, in sintesi, una elemento scenico, statico e avulso dal territorio e della sua evoluzione. Pertanto, è opinione diffusa che si possano considerare "Beni geologici" da tutelare solo quei luoghi annoverabili tra le "bellezze della natura" che attirano folle di turisti.
A questa visione, in base alla quale si adotta come metro di valutazione del paesaggio fisico il solo criterio estetico, si contrappone l'idea che ogni testimonianza della storia geologica della Terra possa essere considerata un bene ambientale. La conservazione di elementi geologici e geomorfologici particolarmente significativi viene perciò intesa come atto indispensabile non solo per consentire, oggi, una fruizione delle bellezze naturali del paesaggio fisico, ma anche per garantire, in futuro, la stessa possibilità. Solo in questo modo l'umanità potrà continuare a riconoscere le tappe evolutive della storia del nostro pianeta "scritte nelle sue profondità e sulla sua superficie, nelle rocce e nel paesaggio". Dal punto di vista scientifico occorre perciò definire con precisione che cosa si intenda per "sito geologico di particolare importanza".
Con l'introduzione del termine "geotopo" venne individuata una piccola unità spaziale geograficamente omogenea della geosfera, riconoscibile ed accessibile, chiaramente distinguibile dalle zone circostanti in relazione ai processi geologici e geomorfologici che la caratterizzano.
Il più recente termine "geosito" ("una qualsiasi area o territorio in cui è possibile riscontrare un interesse geologico-geomorfologico per la conservazione"; Wimbledon, 1994) ha riscontrato a livello mondiale una maggiore diffusione.
Rispetto alla definizione di "geotopo", peraltro molto simile, il "geosito" contiene una più ampia porzione geografica: si può dire che il geosito definisce preferenzialmente un'area contenente uno o più elementi di interesse geologico, mentre il geotopo ha un carattere "puntuale", di limitata estensione. Il carattere "areale" del geosito ne favorisce l'utilizzo per la pianificazione territoriale a varia scala, facilitando la delimitazione delle aree di interesse da salvaguardare.
Partendo da questi presupposti è evidente come le ricerche sui geositi siano essenziali per il riconoscimento, la tutela dei beni geologici e lo sviluppo sostenibile del territorio che li comprende,
tenendo presente che qualsiasi oggetto naturale significativo per le Scienze della Terra è unico e potrebbe, in quanto tale, essere considerato un geotopo.
Risulta pertanto imprescindibile affrontare il tema della selezione e della valutazione dei geositi, atti vità che implicano lo sviluppo di metodi d'analisi rigorosi adatti ai differenti contesti territoriali in cui dovranno essere applicati.
Gli oggetti dell'indagine, in base alle discipline delle Scienze della Terra, possono essere così suddivisi:
• geositi geomorfologici (calanchi, massi erratici, falesie);
• geositi strutturali (faglie, pieghe);
• geositi sedimentologici (depositi continentali o marini, strutture sedimentarie);
• geositi stratigrafici (formazioni, stratotipi);
• geositi mineralogici e petrografici (minerali o litotipi particolari);
• geositi paleontologici (depositi di fossili);
• geositi idrogeologici (sorgenti carsiche, acque con particolari mineralizzazioni).

Ogni sito può essere caratterizzato e giudicato in base a fattori differenti:
• rarità, integrità, rappresentatività (valenza didattica);
• dimensioni ed estensione;
• presenza di motivi ulteriori d'interesse (un peculiare biotopo, il valore scenico
o paesaggistico, il ruolo nella Storia del territorio, l'importanza economica);
• grado di interesse (internazionale, nazionale, regionale, locale).
Anche gli obiettivi stessi delle ricerche possono essere molteplici:
• creazione di inventari (per censire e classificare, divulgare, sensibilizzare, proteggere);
• valutazione d'impatto ambientale (per evitare o limitare l'incidenza antropica o rimediare
a danni pregressi);
• progetti di valorizzazione del patrimonio naturale.

I tra anni di corso di dottorato impiegati nella ricerca e nella realizzazione di questa tesi, mi hanno permesso di valorizzare e riconoscere il geosito di Bolca quale testimonianza della storia del pianeta e al tempo stesso quale risorsa compatibile con la fruizione dell’ambiente naturale. Bolca costituisce una concreta iniziativa per una migliore accoglienza turistica nella provincia veronese e rappresenta un altro modo di promuovere la conservazione e la tutela del territorio.
Ogni aspetto trattato è stato oggetto di un’approfondita analisi di luogo. Le informazioni riportate sono state corredate da indicazioni bibliografiche che hanno permesso di comporre e redigere l’ampio materiale iconografico e documentale proposto.
Il presente lavoro si prefigge inoltre di valorizzare quelle risorse ambientali che potrebbero rivelarsi fonti per lo sviluppo di un turismo eco-compatibile.
In ultima analisi, l’obiettivo di questo lavoro è di stimolare un pubblico quanto più possibile vasto alla lettura dello spazio fisico e alla comprensione dei complessi fenomeni naturali che lo hanno modellato per mezzo dell’osservazione diretta di tasselli significativi dell’intricato puzzle geologico.
Questo processo conoscitivo è auspicabile anche perché riferito ad un territorio particolarmente sensibile dal punto di vista geologico-geomorfologico a causa della forte pressione antropica nelle aree pianeggianti, dell’abbandono delle “alte terre” nelle vallate e della ciclica incidenza negativa di una dinamica ambientale che culmina in ricorrenti eventi di instabilità idrogeologica.
Il sottoscritto ha analizzato un progetto di studio e valorizzazione di beni geologico-geomorfologici presenti nell’area lessinica di Bolca con l’intento di promuovere il patrimonio naturale dei fossili come risorsa culturale e turistica.
L’esperienza maturata nel corso della realizzazione delle diverse fasi del progetto di ricerca ha dimostrato come lo studio dei geositi possa mettere in luce aspetti evolutivi e dinamici del paesaggio rendendolo simile ad un “laboratorio” in cui si possano ripercorrere alcune tappe dell’evoluzione paleontologica, geologica e geomorfologica del nostro pianeta.
La scelta di privilegiare in questa tesi di ricerca gli aspetti paesaggistici del geosito di Bolca, nasce dalla consapevolezza che il Museo Civico di Storia Naturale di Verona è particolarmente coinvolto ed interessato a questo progetto.
Il complesso dei siti paleontologici di “Bolca” costituisce certamente la località fossilifera italiana più nota e famosa anche a livello internazionale. Esemplari provenienti da quest'area sono presenti in tutte le esposizioni dei principali musei di Storia Naturale contribuendo in questo modo alla fama della fauna e della flora di Bolca. Se da un lato la “bellezza” degli esemplari stessi favorisce questa loro diffusione, non si può per questo dimenticare l'importanza scientifica, testimoniata dalle centinaia di pubblicazioni che hanno per argomento i fossili di Bolca. La presenza di questa ittiofauna tropicale di acque poco profonde, unica al mondo, offre infatti la possibilità di comprendere come si sia evoluta questa comunità di organismi, sia dal punto di vista tassonomico che da quello comportamentale e trofico.
Il giacimento a pesci e piante fossili di Bolca è noto almeno dal 1554 quando Andrea Mattioli, medico senese, pubblicò la prima segnalazione dei fossili di Bolca nel suo volume intitolato “Discorsi sopra Discoride”; da quel momento scavi e ricerche scientifiche ebbero un carattere di continuità.
Lo sfruttamento dei livelli fossiliferi dell'area di Bolca avvenne soprattutto nella località nota a tutti come “Pesciara”, che nel corso dei secoli ha probabilmente fornito oltre 100.000 resti di vertebrati. Purtroppo, gli scavi del passato non hanno permesso di raccogliere importanti informazioni tafonomiche. Tuttavia, l'elevato numero di esemplari che sono confluiti nelle collezioni pubbliche ha permesso di ottenere una adeguata visione complessiva della fauna. Grazie alle ricerche ed agli studi coordinati da Lorenzo Sorbini tra gli anni ’70 e ’90, si è avuto un importante avanzamento delle conoscenze anatomiche di molte specie ittiche. Ciò è avvenuto in stretta collaborazione con specialisti francesi, americani, russi, inglesi ed australiani.
A partire dalla fine degli anni ’90, il Museo Civico di Storia Naturale di Verona ha effettuato una serie di puntuali rilievi geologici e stratigrafici e piccoli “saggi” localizzati in diversi punti delle pendici del Monte Postale, situato nelle vicinanze della Pesciara stessa. Le condizioni di affioramento dell'area non sono tra le migliori, e i disturbi legati al vulcanesimo eocenico e alla tettonica alpina non facilitano certo il compito di comprendere esattamente quali siano i rapporti stratigrafici tra i vari siti interessati agli scavi. Differenze anche lievi, sia nell'età che nell'ambiente di deposizione, possono portare a differenziazione delle faune, come peraltro sembra di intravedere tra quella della Pesciara e quella del Monte Postale.
Nel 1999, dopo la lunga sospensione degli scavi, il Museo Civico di Storia Naturale di Verona ha aperto un nuovo cantiere paleontologico proprio sul Monte Postale e, a partire dal 2005, uno anche in Pesciara. In quest’ultimo sito, infatti, presso le vecchie gallerie è stato individuato un affioramento di calcari sottilmente stratificati e laminati contenenti numerosi resti di piante e pesci fossili. Prima di iniziare i lavori di scavo paleontologico è stata realizzata una breve strada di collegamento con la nuova area di ricerca e predisposte tutte le strutture per mettere in sicurezza le pareti presenti lungo il tracciato di accesso alla nuova galleria. Inoltre, per verificare eventuali piccoli movimenti degli strati rocciosi della volta e delle pareti della galleria, sono stati posizionati numerosi fessurimetri. Infine, è stato effettuato un accurato disgaggio in corrispondenza della parete rocciosa sovrastante l’ingresso, che è stato chiuso con una robusta cancellata, e verificata l’integrità della rete paramassi.
Quello in galleria è stato certamente uno scavo innovativo poiché grazie alla profonda esperienza di Massimo ed Erminio Cerato, che hanno collaborato alle operazioni di scavo, nonchè all’utilizzo di attrezzature moderne, è stato possibile abbreviare e semplificare quelle operazioni che un tempo richiedevano giorni e giorni di duro lavoro. Durante le operazione di estrazione dei blocchi rocciosi sono stati raccolti tutti i dati litologici e paleontologici osservati, utili per ricostruire le condizioni paleoambientali.
Per quanto riguarda l’apertura dei livelli fossiliferi, una volta individuati, solamente in parte sono stati aperti sul posto utilizzando martelli e piccoli scalpelli. Infatti, la maggior parte dei vari “blocchi” di roccia laminata, dopo essere stati numerati ed orientati sono stati accantonati in attesa di un allentamento naturale delle singole lamine. Questa è una tecnica di scavo sperimentata ormai da secoli e peculiare della tradizione della Famiglia Cerato, che prevede lo scavo a mano, seguito dalla cosiddetta “stagionatura” degli strati.
I lavori di escavazione, che hanno interessato un orizzonte costituito da 11 strati, hanno portato alla luce numerosi reperti appartenenti sia al Regno Animale che Vegetale (ittioliti, crostacei, alghe, filliti e coproliti). Per quanto riguarda, invece, lo scavo paleontologico sul Monte Postale, i lavori iniziali sono stati eseguiti a cielo aperto mediante escavatore meccanico. Sono stati dapprima asportate decine di m³ di roccia sterire e detrito, cui è seguita la messa in sicurezza del cantiere che ha comportato un accurato disgaggio del fronte e delle pareti di scavo, la verifica dello stato di “salute” della roccia, la posa di una mantovana sporgente per 3 m lungo tutto il fronte di scavo e la delimitazione dell’area d’intervento con rete metallica a maglie quadrate di 15 cm di lato e rete da cantiere. Prima di procedere allo scavo paleontologico vero e proprio è stato necessario correlare gli strati escavati nei piccoli “saggi” effettuati in precedenza con quelli del nuovo scavo.
I lavori di escavazione hanno permesso il rinvenimento di numerosi ittioliti, denti di pesci, crostacei, coproliti, alghe, filliti ed ambra. Alla fine di ogni campagna di scavo gli strati fossiliferi oggetto di estrazione sono stati ricoperti con un potente strato di detrito per impedire eventuali escavazioni abusive nel periodo d’interruzione dello scavo.
Durante tutta la durata degli scavi, sia in Pesciara che sul Monte Postale, ci si è avvalsi dell’assistenza scientifica di un paleontologo; è stato redatto il rilievo stratigrafico delle unità oggetto di estrazione, prelevati campioni della successione stratigrafica e tenuto il giornale di scavo. A conclusione di ogni campagna di scavo, sono state dedicate numerose settimane al restauro del materiale paleontologico che è consistito in interventi di consolidamento dei reperti recuperati e all’apertura delle sottili lamine.
Quest’ultima operazione ha permesso di recuperare altri reperti non visibili in precedenza. Infine, il materiale paleontologico è stato fotografato, schedato ed inventariato; successivamente, l’elenco definitivo e dettagliato dei reperti è stato consegnato alla Soprintendenza.
I risultati preliminari hanno fornito numerose informazioni paleoambientali e tafonomiche. Si tratta di preziosi dati che, nonostante tutti i precedenti scavi realizzati nell'area di Bolca, mai sono stati recuperati prima d’ora. Complessivamente, dal 1999 al 2008 sono stati estratti 3313 reperti paleontologici, di cui cinque nuovi per la Scienza.
Ma Bolca non è solo la “capitale dei fossili”, ma come tutta la Lessinia, è uno “scrigno” che racchiude “gioielli” d'arte popolare e antiche testimonianze antropiche immerse in un bel paesaggio naturale. La loro valorizzazione potrebbe prevedere la realizzazione di percorsi didattico - naturalistici che coinvolgano le diverse specificità dei vari musei come pure la realizzazione di infrastrutture come i parcheggi e il recupero delle antiche strutture quali le casare e i mulini per la ricezione dei turisti. La rivalutazione dei prodotti locali, delle attività eco - compatibili e del turismo porterebbe alla creazione di nuovi posti di lavoro in loco e fungerebbe da deterrente contro 1'abbandono dei luoghi d'origine da parte dei giovani. Allo scopo di offrire un contributo a questa problematica, è stato condotto il lavoro di tesi con l’obiettivo di leggere non solo in chiave geologica e paleontologica bensì anche ambientale e geografica, le antiche condizioni presenti nel giacimento di Bolca.
Infine la stesura di questa tesi sul Geosito di Bolca è la risposta che si è voluta dare alla necessità di tutela e valorizzazione del territorio lessinico puntando ad uno sviluppo sostenibile nel rispetto dei beni geologici ed ambientali individuati. Inoltre credo che tale lavoro possa servire come primo ed importante passo per avanzare e sostenere, presso l'Unesco, la candidatura del Geosito di Bolca. Il territorio è riconosciuto come un'area di grande variabilità di substrati, di depositi, di suoli e di processi che hanno modellato il paesaggio naturale, il quale, nella sua interezza, annovera testimonianze fondamentali della storia geologica ed evolutiva della Terra.
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