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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-11262011-075516


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
BARSANTI, FRANCESCO
URN
etd-11262011-075516
Titolo
Trattamento con chiodo endomidollare delle fratture diafisarie di omero
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Scaglione, Michelangelo
Parole chiave
  • pseudoartrosi
  • omero
  • inchiodamento endomidollare
  • frattura
  • diafisi
  • T2 Stryker
Data inizio appello
13/12/2011
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
13/12/2051
Riassunto
Le fratture della diafisi omerale, segmento interposto tra il limite inferiore dellinserzione del muscolo gran pettorale ed il limite superiore dei muscoli epitrocleari, rappresentano il 20% del totale degli eventi fratturativi dell’omero. Il trattamento di tali fratture prevede diverse metodiche, che comprendono gessi tradizionali, gessi funzionali, ortesi preconformate, placche, fissatori esterni e chiodi endomidollari, tutti in grado di ottenere la guarigione ossea, anche se con presupposti biologici e meccanici differenti. L’attuale orientamento traumatologico privilegia il trattamento chirurgico. Scopi del trattamento chirurgico di una frattura diafisaria di omero sono la riduzione con ripristino della lunghezza e controllo delle rotazioni, la stabilizzazione, possibilmente in compressione, soprattutto nel caso di fratture tronche ed oblique corte, e la mobilizzazione precoce delle articolazioni scapolo-omerale e del gomito. Lʼinchiodamento endomidollare bloccato ef
fettuato con chiodo T2, eseguito “a cielo chiuso” con tecnica anterograda ed associato, o no, ad alesaggio del canale midollare, rappresenta attualmente, nella nostra struttura, la metodica di elezione nel trattamento delle fratture diafisarie di ossa lunghe. Il chiodo T2 è un chiodo di ultima generazione, cilindrico e cannulato, con possibilità di bloccaggio multidirezionale e multiplanare, dotato di un sistema di richiamo del chiodo che consente la compressione del focolaio di frattura, ed è in grado di superare i limiti delle tecniche precedenti, solitamente affidate a chiodi solidi, elastici e di piccolo calibro. Il lavoro presentato si prefigge di analizzare i risultati ottenuti in cinque anni di trattamento di fratture della diafisi omerale mediante chiodi endomidollari T2. Sono stati esaminati 52 interventi, eseguiti dal gennaio 2007 al luglio 2011, allo scopo di individuare, attraverso una valutazione critica della metodica utilizzata, i risultati soprattutto
alla luce della valutazione dei processi riparativi dell’osso, delle lesioni associate e della funzionalità dell’arto superiore.
Note
La tesi in oggetto non è stata inserita correttamente nel data base dall’autore. L’autore stesso ed i relatori sono stati avvertiti di tale omissione.
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