logo SBA

ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11242012-183431


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
TRAFELI, SIMONA
URN
etd-11242012-183431
Titolo
ITALIA E ITALIANI IN CINA - Progetti di espansione e rappresentazioni culturali nel colonialismo italiano tra XIX e XX secolo.
Settore scientifico disciplinare
M-STO/04
Corso di studi
STORIA
Relatori
tutor Prof. Baldissara, Luca
Parole chiave
  • Governo Pelloux
  • Crisi dinastia cinese Qing
  • Crisi di fine secolo in Italia
  • Concessione italiana a Tientsin
  • Colonialismo italiano
  • Rivolta dei Boxers
  • Salvago Raggi
  • San Mun
Data inizio appello
17/12/2012
Consultabilità
Completa
Riassunto
C’è stato anche per l’Italia un momento in cui l’esotico immaginario dell’alterità è arrivato a comprendere la Cina e l’Estremo Oriente. Un colonialismo per alcuni versi alternativo, che ad una prima analisi appare alienato e distinto non solo dalla modalità di espansione perseguita fino a quel momento, ma anche dal tempo, dal preciso momento storico vissuto in Italia e nel generale contesto dell’imperialismo asiatico. Questo che sembra a prima vista un vero e proprio incidente, acquista caratteristiche estremamente eloquenti se lo si inserisce nel contesto che gli è proprio, dove mostra una sorprendente linearità con i tratti distintivi della politica coloniale italiana di fine Ottocento. Le trattative tra il governo italiano e la corte Qing per la concessione della baia di San Mun e per il riconoscimento di una esclusiva sfera di influenza nella provincia antistante, iniziarono nei primi mesi del 1899 e si trascinarono senza soluzione fino al 12 dicembre dello stesso anno, quando la “questione cinese”, nata dalla persistente opposizione dell’imperatrice Tzu Hsi e del potere reazionario alle richieste italiane, venne finalmente dichiarata conclusa anche in Parlamento. Nelle ultime fasi della controversia, quando l’irrigidimento cinese divenne più intenso, il governo italiano farà di tutto per accompagnare silenziosamente l’affaire alla deriva, nella speranza di un rapido oblio. Ben altra occasione fu invece quella della rivolta dei ribelli boxers contro le potenze occidentali che in un crescendo di risentimento antistraniero sfociò in vera e propria guerra nel giugno del 1900. Ricorrendo ad una solidarietà interimperialista quantomeno sospetta, venne allestita una grandiosa spedizione in soccorso ai connazionali assediati nel quartiere delle legazioni di Pechino, mentre le divisioni navali già presenti nei mari cinesi erano intervenute nell’immediato, sbarcando tutti i marinai possibili e portando i primi aiuti. Saranno proprio questi modesti distaccamenti, nell’agosto di quello stesso anno, a liberare le città assediate ed i connazionali da tempo creduti in patria orrendamente straziati dalle orde di barbari cinesi, mentre l’imponente armata internazionale arriverà appena in tempo per celebrare i fasti della vittoria e decretare l’ennesimo successo dell’uomo bianco. Anche l’Italia partecipò a questa “vittoria contro l’inciviltà” con un corpo di circa duemila uomini, prendendosi tutti i meriti dell’impresa, una promettente indennità di guerra (della quale però si ottenne solo una misera parte), ed un piccolo terreno in concessione nella città di Tientsin (ignorato per molti anni e poi perduto con la seconda guerra mondiale). Da queste note brevi e parziali si può ben comprendere come la vertenza per San Mun e la spedizione contro i boxers forniscano una compatta ed omogenea istantanea di tutto quello che contraddistingue la politica estera dell’Italia di fine secolo e non furono affatto una parentesi accidentale, separata dal resto delle situazioni e dei fatti del paese; i due avvenimenti sono parte integrante della successione continua e inscindibile della storia di quegli anni. I rari e brevi studi del passato hanno certamente contribuito a diffondere un’errata percezione di disgiunzione che, concentrandosi sugli aspetti più propriamente fattuali dei due episodi e privilegiando taluni punti di vista rispetto ad altri, hanno separato le peripezie cinesi italiane dal più articolato quadro in cui erano inserite, privandole di un significato più ampio ed efficace. Il nostro intento era quello di riuscire a togliere i due anni di tensione italo-cinese dalla polverosa soffitta della storia.
File