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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-11172016-100607


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
BUCCIANELLI, BEATRICE
URN
etd-11172016-100607
Titolo
Indagine clinica, storica ed epidemiologica dei Disturbi dell'umore: Pisa tra il 1907 ed il 1913
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Dell'Osso, Liliana
Parole chiave
  • Disturbi dell'umore
  • epidemiologia
  • Pisa
  • DSM
Data inizio appello
06/12/2016
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
06/12/2019
Riassunto
Il presente lavoro, attraverso le diverse parti di cui è costituto, intende fornire una valutazione storica ed epidemiologia dei disturbi psichiatrici di cui soffrivano i pazienti in cura nella Clinica di malattie Nervose e Mentali di Pisa nel periodo compreso tra il 1907 ed il 1913. L’attenzione viene rivolta, in particolar modo, ai Disturbi dell’umore.
Dopo una breve introduzione sul periodo storico preso in esame che fornisca la necessaria contestualizzazione della disciplina psichiatrica in questa fase, vengono delineati i Disturbi dell’umore dal punto di vista nosologico, epidemiologico, eziopatogenetico, sintomatologico e terapeutico, in un confronto tra presente e passato. Tra questi aspetti, maggiore enfasi viene posta sulla definizione dei Disturbi stessi, poiché, se nella nosografia psichiatrica moderna abbiamo assistito ad importanti modifiche da questo punto di vista, ulteriori e notevoli cambiamenti si rilevano rispetto alla psichiatria di inizio novecento.
Le conoscenze attuali, informandoci sulla rilevanza che le differenze di genere, età, stato civile e sociale, hanno sui Disturbi dell’umore, sono risultate utili al fine di confrontare come questi fattori incidessero anche sulla popolazione affetta da patologie psichiatriche presa in esame. Inoltre, il tipo di ammissione, i giorni di ospedalizzazione, la diagnosi, le osservazioni cliniche , il numero di ritorni successivi ed il tipo di dimissione, hanno fornito indicazioni necessarie all’individuazione di eventuali somiglianze e differenze tra ieri ed oggi. Questa indagine parte dalla consultazione dei registri clinici, conservati presso la Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell'Università di Pisa. Tali documenti informano sull’attività clinica quotidiana praticata allora e sulla metodologia impiegata dagli psichiatri del tempo per compilare quella che oggi è conosciuta come “cartella clinica”. Dai registri è emerso che la Clinica pisana si poneva in un rapporto dinamico con l’ospedale psichiatrico di Volterra, in un certo senso suddividendosi i pazienti sulla base della cronicità o meno della loro malattia. I numeri che indicano l’incidenza delle varie patologie tra i pazienti ricoverati sono superiori agli stessi, in quanto molti di essi sono stati ricoverati più volte nella medesima struttura. Tracciando una corrispondenza tra la descrizione clinica presente nei registri, in rapporto alla nosografia dell’epoca, sono state prese in esame le seguenti categorie diagnostiche: epilessia, disturbi cognitivi correlati con l’età, disturbi dell’umore, disturbi cognitivi, isteria o nevrastenia, dementia praecox e psicosi, disturbi correlati all'abuso di alcool e la categoria "altro", includente diagnosi di natura non neurologica o psichiatrica, o altrimenti sottorappresentate.
Nel corso dell’indagine clinica, storica ed epidemiologia emerge che i Disturbi dell’umore hanno da sempre una grande rilevanza tra le patologie psichiatriche, sebbene si rilevino differenze in termini di genere, età, stato sociale dovuti al periodo storico. Per quanto riguarda lo stato civile, invece, si rileva l’importanza che già gli psichiatri del tempo assegnavano al contesto ambientale in cui è inserito il paziente, sottolineando come i rapporti interpersonali soddisfacenti e l'eventuale presenza di un caregiver facilitino la risoluzione della patologia, migliorino il decorso della stessa e limitino i tempi di degenza. Dal punto di vista clinico si evidenzia come il suicidio, definito come “tendenze al suicidio” non venga riportato come annotazione clinica, ma sia considerato come semplice avviso accanto al nome del paziente.
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