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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-11142016-180907


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BASSANI, SILVIA
URN
etd-11142016-180907
Titolo
Il coordinamento tra Modelli 231 e sistemi integrati qualità, ambiente e sicurezza nel quadro del sistema di controllo interno: il caso Ecomar Italia SpA.
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
STRATEGIA, MANAGEMENT E CONTROLLO
Relatori
relatore D'Onza, Giuseppe
Parole chiave
  • sistemi di gestione aziendale
  • D.Lgs. 231/01
  • Modello 231
  • sistema di controllo interno
Data inizio appello
01/12/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il D.Lgs. 231/01 (di seguito DECRETO) ha introdotto nel nostro ordinamento giuridico la responsabilità amministrativa per le persone giuridiche rispetto ad una serie di reati presupposto che, nell’arco di questi primi quindici anni di vigenza, sono andati sempre più ampliandosi.
Dapprima, infatti, erano previsti soltanto reati dolosi compiuti da soggetti apicali o da persone soggette alla loro direzione e vigilanza nell’interesse o a vantaggio dell’Ente.
Nel 2007 sono stati introdotti i reati in materia di salute e sicurezza sul lavoro e nel 2011 sono stati introdotti i reati ambientali, successivamente ampliati nel 2015. Hanno fatto così il loro ingresso anche i reati colposi per i quali viene a mancare la sfera volitiva, l’interesse o il vantaggio dovrebbero in questo caso ricondursi alla condotta inosservante delle norme cautelari.
L’art. 6 del Decreto prevede una clausola esimente: l’ente non risponde del reato se prova che l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato modelli di organizzazione e gestione idonei a prevenire il reato prima che il fatto si sia compiuto e che il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza del modello e di curarne l’aggiornamento sia affidato a un organismo dell’ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo.
L’adozione del Modello di organizzazione, gestione e controllo (di seguito Modello 231) è, quindi, un adempimento facoltativo e si delinea a pieno titolo come una precisa scelta di governance. Tuttavia non si possono non considerare le conseguenze della sua mancata adozione. In particolare la decisione di identificare il rischio-reato e gestirlo, al fine di ridurre la possibilità che il relativo evento si verifichi, rientra in una politica che deve necessariamente essere definita dai vertici amministrativi dell’ente in ossequio alle norme codicistiche che impongono la cura e la vigilanza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile (artt. 2381, quinto comma e 2403 c.c.; e, con riferimento alle società quotate, art. 149 TUF).

Il notevole ampliamento del catalogo dei reati non ha causato un aumento altrettanto rilevante delle imprese che abbiano deciso di dotarsi di un Modello 231. Il motivo principale si può ravvisare nella mancanza di certezza che il Modello adottato sarà valutato idoneo dall’autorità giudiziaria nell’ipotesi in cui dovesse verificarsi uno dei reati presupposto a fronte del costo certo da dover sostenere per la sua implementazione. Nelle piccole e medie imprese, spesso del tutto sprovviste di procedure, il problema del costo relativo all’adozione dei modelli diviene un elemento determinante ai fini della decisione finale.
Il Legislatore all’art. 7 ha stabilito che “il modello prevede, in relazione alla natura e alla dimensione dell’organizzazione nonché al tipo di attività svolta, misure idonee a garantire lo svolgimento dell’attività nel rispetto della legge e a scoprire ed eliminare tempestivamente situazioni di rischio.”.
Il Legislatore, al fine di rendere più accessibile l’adozione del Modello di Organizzazione, gestione e controllo anche da parte delle PMI, per le quali potrebbe risultare eccessivamente oneroso, ha previsto alcune misure di semplificazione:
- la possibilità di nominare quale organismo indipendente di valutazione l’organo dirigente;
- le procedure semplificate per l’adozione e l’efficace attuazione dei modelli di organizzazione e gestione della salute e sicurezza nelle piccole e medie imprese approvate dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro e recepite con decreto Ministeriale nel febbraio 2014.
Al fine di agevolare e di fornire riferimenti validi per la costruzione e l’adozione di Modelli conformi al dettato normativo, giacché la norma non fornisce elementi in merito, il legislatore ha previsto (art. 6 c.2 del Decreto) che le associazioni di categoria rappresentative degli Enti redigessero Linee guida per la costruzione di tali Modelli soggette all’approvazione del Ministero della Giustizia.
Le prime Linee Guida ad essere state approvate sono quelle emanate da Confindustria nel 2002 ( aggiornate nel 2014) che costituiscono il maggior punto di riferimento per tutti gli Enti, alle quali sono seguite quelle delle associazioni di categoria specifiche di settore.
Nel primo capitolo viene esposto un inquadramento generale del Modello, le sue fasi di realizzazione, le sue componenti ed il rapporto con il sistema di controllo interno, nonché saranno esaminati gli elementi di coordinamento tra i sistemi di gestione aziendale in materia di qualità, ambiente e sicurezza e il Modello 231.
Nel secondo capitolo viene presentata l’azienda Ecomar Italia SpA, una impresa di dimensioni medie che opera nel settore della gestione dei rifiuti in possesso di autorizzazione integrata ambientale e dotata di un sistema di gestione integrato per la qualità, l’ambiente e sicurezza che non si è ancora dotata del Modello 231 viene esposta l’analisi di funzionamento dell’azienda e del suo sistema di controllo interno.
Il terzo capitolo propone il percorso di elaborazione del Modello dalle fasi di analisi e mappatura dei processi sensibili alla proposta di azioni di risposta al rischio per tre categorie di reati individuate agli artt. 25, 25-septies e 25-undecies del D.Lgs. 231/01.
Le linee guida a cui si è fatto riferimento nello svolgimento del percorso sono quelle predisposte da Confindustria e da Fise Assoambiente.
Nel presente studio si è cercato di porre in evidenza le possibilità di integrazione tra il sistema di gestione ed il Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo 231 nella specifica realtà aziendale.
In particolare, lo studio del caso aziendale è volto a cercare di capire se, in un’azienda di medie dimensioni già sufficientemente strutturata, sia possibile sfruttare gli elementi esistenti per ottenere un Modello ex D.Lgs. 231/01 che raggiunga il suo obiettivo, ossia essere giudicato idoneo a prevenire eventuali reati e sia sostenibile in quanto possa prevedere misure alla portata di aziende piccole e medie che evitino l’ingessamento dell’impresa o che richiedano interventi eccessivamente complessi e onerosi in rapporto alla realtà aziendale. Infatti, utilizzare gli elementi del Sistema di Gestione Integrato per analizzarli in ottica di Modello 231 al fine di porre in essere le necessarie integrazioni e far emergere eventuali aree a rischio prive di idonee attività di controllo, dovrebbe al contempo garantire una maggiore concretezza, coerenza ed efficacia al Modello nonché comportare una minore onerosità dei costi di attuazione.
Sarebbe, infatti, un inutile spreco di risorse compiere uno sforzo a metà che realizzi un Modello che corrisponda ad un mero adempimento burocratico non sufficientemente calato nella realtà aziendale e che quindi, all’occorrenza, non fosse poi riconosciuto idoneo, oppure realizzare un Modello organizzativo parallelo al Sistema di Gestione che diventerebbe impossibile da mantenere e destinato a restare sulla carta.
Nelle conclusioni saranno esposte riflessioni in merito alla convenienza per l’Azienda di adottare un Modello 231 nel suo specifico contesto e sarà operato un raffronto tra i vantaggi che sia possibile conseguire e i costi di realizzazione e mantenimento del Modello.
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