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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-11082013-085355


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MARTELLONI, MONICA
URN
etd-11082013-085355
Titolo
STUDI SU UN CASO DI DISFIBRINOGENEMIA ACQUISITA
Dipartimento
BIOLOGIA
Corso di studi
BIOLOGIA APPLICATA ALLA BIOMEDICINA
Relatori
relatore Prof. Paolicchi, Aldo
Parole chiave
  • fibrinogeno
  • catene leggere
  • disfibrinogenemia
Data inizio appello
09/12/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
I disordini del fibrinogeno generalmente sono causati da mutazioni genetiche che possono esitare in ridotti livelli di proteina (ipofibrinogenemia) o in una sintesi di molecola anomala (disfibrinogenemia). Fattori interni al processo coagulativo o microambientali possono determinare l’ insorgenza di un difetto acquisito della concentrazione o della funzione del fibrinogeno. Ad esempio: gli anticorpi possono legare il fibrinogeno e/o la fibrina interferendo con la polimerizzazione ed inibendo quindi il processo coagulativo.
Lo scopo del nostro studio è stato quello di indagare la causa della disfibrinogenemia acquisita riscontrata in un paziente di 65 anni, clinicamente silente, che presentava un profilo coagulativo anomalo con evidente perdita dell’ attività funzionale del fibrinogeno, senza riscontro di alterazioni al tracciato elettroforetico. Avendo eseguito prima dell’ inizio del nostro studio, un dosaggio immunologico del fibrinogeno, risultato nella norma, si è ipotizzato un interessamento della fase di polimerizzazione.
L’ immunofissazione eseguita sul plasma del paziente evidenziava una banda monoclonale a livello delle catene leggere libere K (FLC-k), in prossimità della banda del fibrinogeno. Parallelamente, abbiamo preso come gruppo di controllo con malattia 20 pazienti affetti da mieloma multiplo (sia micro che macromolecolare), ed è stato valutato il Tempo di Trombina (TT), espressione della disfunzione del fibrinogeno, per evidenziare se in alcuni di essi fosse presente un suo allungamento; questo è stato ritrovato in 4 pazienti controllo.
Allo scopo di indagare la funzionalità del Fg del paziente e l’ interferenza della FLC-k con esso, abbiamo precipitato e purificato il Fg del paziente, di un pool di plasmi normali e dei quattro campioni con M.M. per eseguire prove di mixing.
Ulteriori riscontri sono stati eseguiti utilizzando il dosaggio di FLC-k e FLC-lsia su plasma che su siero del paziente in esame.
La terapia con desametasone ha portato alla normalizzazione dei tempi di coagulazione (PT ed aPTT) e solo ad una parziale correzione del TT. Due mesi dopo il termine della terapia si è notata una lenta e progressiva riduzione della concentrazione dei livelli di Fgc ed un contestuale allungamento del TT fino a risultare nuovamente incoagulabile.
Concludendo, l’ipotesi che la catena leggera possa interferire a livello di siti attivi presenti sulla molecola di Fg, quali quello per fattore XIII oppure a livello dell’ integrina IIBIIIA -per il legame con le piastrine, venivano esclusi in quanto:
- assenza di manifestazioni emorragiche
- una normale funzionalità piastrinica documentata con i test di aggregazione.
Un’ ipotesi di lavoro da sviluppare sarà quella di verificare se la FLC interferisca nella prima fase di polimerizzazione alterando il rilascio del fibrinopeptide A e/o B.
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