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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-11082010-112155


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
BARBARITO, MARIANGELA
URN
etd-11082010-112155
Titolo
Il mancato sviluppo della democrazia nell’Algeria di Abdelaziz Bouteflika (1999-2010)
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
POLITICHE E RELAZIONI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Vernassa, Maurizio
Parole chiave
  • democrazia
  • Bouteflika
  • Algeria.
Data inizio appello
29/11/2010
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/11/2050
Riassunto
Il presente lavoro di tesi nasce dall’esigenza di comprendere e indagare le principali cause che hanno portato all’evoluzione, o più correttamente all’involuzione, della Repubblica Popolare Democratica Algerina in un momento in cui l’importanza strategica assunta dal Paese nelle dinamiche geopolitiche, in particolare nella regione del Mediterraneo, risulta sempre più evidente. L’attenzione crescente esercita dall’Algeria, ed in particolar modo dal suo potenziale economico, rappresentato dalle ingenti risorse energetiche e dalla forza lavoro a basso costo, ha spinto sempre più spesso i Paesi della riva nord del Mediterraneo a qualificare l’Algeria come “un partner credibile e affidabile”, “dimenticando” i pesanti deficit democratici che affliggono il Paese. L’obiettivo principale del lavoro in questione è quello di riportare in luce la costruzione della democrazia di facciata (o del regime ibrido) posta in atto negli ultimi undici anni dall’attuale Presidente Abdelaziz Bouteflika, saldamente al potere dal 1999. Benché la consacrazione del regime ibrido possa dirsi conclusa e pienamente realizzata con la revisione costituzionale del 12 novembre 2008, che ha eliminato il limite dei mandati, sancendo di fatto la rieleggibilità del Presidente della Repubblica senza alcun vincolo e permettendo la rielezione di Bouteflika, per la terza volta nell’aprile 2009, la sapiente costruzione della democrazia di facciata affonda le sue origini più profonde nell’assetto politico e costituzionale, che ha caratterizzato l’Algeria dall’indipendenza in poi. In tale prospettiva d’indagine, il lavoro è stato strutturato in tre capitoli principali. La contestualizzazione storica e l’analisi delle principali tappe politico-costituzionali, oggetto del primo capitolo, si configurano quindi come una base imprescindibile per la costruzione del secondo e del terzo capitolo, che analizzano rispettivamente: le principali questioni di politica interna ed estera durante i primi due mandati di Bouteflika (1999-2004/2004-2009) mettendo in evidenza le aspettative riposte nell’attuale Presidente, che, all’indomani della sua prima elezione, sembrava incarnare il sogno di un’Algeria democratica e pacificata al suo interno e puntualmente disattese da una politica inadeguata ad implementare riforme serie e sostanziali, capaci di rilanciare il Paese non solo dal punto di vista economico, ma anche politico e sociale e la consacrazione e le principali caratteristiche del regime ibrido algerino. L’Algeria del 2010 presenta formalmente l’impalcatura di un regime democratico dove, secondo i dettami costituzionali, il regolare svolgimento di elezioni libere è garantito, il multipartitismo, dopo decenni di sistema a partito unico, la separazione dei poteri e le principali libertà civili e politiche, sono riconosciuti nella Carta adottata nel 1996 e modificata nel 2008. Tuttavia l’analisi delle principali dinamiche politiche e istituzionali ha messo in luce un sistema “marcio”, assai lontano dagli standard democratici “occidentali” tanto auspicati, in cui i risultati delle elezioni, spesso una vera e propria farsa, sono soggetti a pesanti manipolazioni, ove la presenza di altri candidati, mere comparse, con pochissime possibilità di affermarsi alle urne, risultano funzionali solo ad assecondare il disegno elaborato per l’Algeria dalle oligarchie politiche e militari, da sempre ai vertici dello Stato. Alla base di questa degenerazione del sistema algerino è possibile rintracciare tra le cause più profonde l’esistenza di un sistema a partito unico, per decenni vigente, che non ha permesso la nascita di un tessuto fertile per lo sviluppo di istituzioni democratiche, il ruolo centrale assunto dall’esercito anche dopo la fine di liberazione, che ha sempre tenuto in mano le redini della vita politica del Paese e la centralità della religione musulmana, elemento fondamentale dell’identità algerina, che ha incanalato abilmente il malcontento e le istanze della popolazione algerina impedendo la nascita e il radicamento di veri e proprio partiti d’opposizione. I tre elementi suddetti risultano condizionare profondamente l’attuale sistema politico algerino, minacciando qualsiasi possibile germoglio di democrazia nel Paese e compromettendone inevitabilmente lo sviluppo economico, politico e socio-culturale.
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