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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11072017-121604


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MARTINELLI, DEBORA
URN
etd-11072017-121604
Titolo
Il processo di deistituzionalizzazione minorile: dagli effetti patogeni dell'istituzionalizzazione alla comunità di tipo familiare come esperienza riparativa
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI
Relatori
relatore Prof. Mazza, Roberto
Parole chiave
  • istituzionalizzazione minori
  • deistituzionalizzazione
  • esperienza riparativa
  • comunità di tipo familiare
  • teoria dell'attaccamento
Data inizio appello
27/11/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
27/11/2057
Riassunto
Per lungo tempo la pratica dell’istituzionalizzazione minorile ha rappresentato la soluzione più appropriata e diffusa per risolvere il problema dell’orfanilità e dei bambini abbandonati considerati “deficitari” per motivi familiari, sociali e sanitari. I brefotrofi e gli orfanotrofi erano strutture pensate e realizzate al solo scopo di contenere un problema sociale di ampia portata; a causa del sovraffollamento degli istituti, della mancanza di ambienti familiari a misura di bambino e dell’assenza di figure professionali in grado di leggere e rispondere appropriatamente ai bisogni dei minori ospitati, sono emersi nel tempo ingenti danni a livello psico-affettivo e sociale perlopiù riconducibili alle separazioni precoci madre-bambino e alla diffusione di modalità di accudimento disfunzionali. Storicamente il quadro che si è venuto a delineare mette in evidenza come gli effetti dell’istituzionalizzazione non siano solo di natura psicologica, e dunque riconducibili alle singole persone che hanno subito questo trauma, ma come emerga anche un danno di natura sociale a causa della trasmissione intergenerazionale della carenza o della patologia di cui il soggetto è portatore.
La deprivazione da istituzionalizzazione è oggi riconosciuta come specifica condizione di rischio evolutivo nell’elenco dell’OMS in rapporto alla relazione di attaccamento, e l’individuazione di questo fattore di rischio è frutto di graduali cambiamenti sociali e politici.
John Bowlby, uno degli autori che ha contribuito maggiormente all’individuazione degli effetti permanenti derivanti dalla carenza di cure materne, ha posto in evidenza come, alla luce della teoria dell’attaccamento, il bambino necessita di radicarsi sulla base sicura rappresentata dalla madre e dalle figure di accudimento e come la relazione che si viene ad instaurare concorra ampiamente ad un sano sviluppo psichico del minore. Viceversa, i bambini che vengono privati di questa esperienza tendono a sviluppare più facilmente forme di psicopatologie e comportamenti devianti. Il pensiero bowlbiano, così come numerose ricerche prodotte da altri autori, hanno contribuito alla realizzazione di un profondo rinnovamento culturale nell’ambito della tutela minorile, espressosi in un insieme di riforme legislative che hanno trovato compimento nella Legge 28 marzo 2001, n.149 recante “Dell’adozione e dell’affidamento dei minori”. La legge prevede il superamento del ricovero dei minori in istituto e la trasformazione dei presidi residenziali in comunità di tipo familiare.
La seconda parte del presente elaborato mostra i risultati di una ricerca condotta in una comunità di tipo familiare. Lo scopo dello studio ha un duplice intento, quello di individuare le differenze sostanziali emergenti dal raffronto tra modalità di accudimento e percorsi educativi dei vecchi istituti con quelli delle attuali comunità residenziali per minori, e quello di mostrare come la dimensione comunitaria può offrire un’esperienza realmente terapeutica e riparativa rispetto ai traumi subiti dai minori ospitati. La ricerca si è sviluppata attraverso un’attività di osservazione, di analisi delle cartelle contenenti le storie dei minori, i progetti individualizzati, i verbali delle riunioni d’équipe e attraverso la somministrazione di interviste ai minori ospitati. I risultati ottenuti consentono di avanzare una tesi: la comunità può offrire un’esperienza realmente riparativa se è in grado di garantire stabilità affettiva ai minori ospitati.
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