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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11062014-143451


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
AVESANI, MATTEO
URN
etd-11062014-143451
Titolo
Le coperture assicurative nelle catastrofi naturali
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Dott.ssa Cappiello, Antonella
Parole chiave
  • coperture assicurative
  • catastrofi naturali
Data inizio appello
01/12/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il rischio catastrofale è il prodotto dell'interazione tra la decisione umana e l'ecosistema: il cambiamento climatico ed il riscaldamento degli oceani comporteranno un crescente numero di tempeste, tifoni, allagamenti e frane che dovremo abituarci a considerare come la norma e non come l'eccezione.
Il territorio italiano è coinvolto per il 58% dal rischio sismico e per il 10% dal rischio idrogeologico, ma vi è una bassa consapevolezza del livello di esposizione al rischio e non si è ancora sviluppato in Italia un insieme di aiuti che, anche in seguito ai pesanti vincoli di bilancio inseriti nell'art. 81 Cost, metta in atto un modello misto pubblico - privato in questo settore. Interessanti, a questo proposito, le esperienze di altri Paesi che hanno elaborato sistemi di partenariato tra pubblico e privato, nei quali è presente il ricorso alle assicurazioni private, precise normative che rendono le assicurazioni obbligatorie, supportate da vari sistemi di riassicurazione e il sistema del contingent capital.
In ogni caso, l'accesso alle informazioni statistiche è fondamentale per il successo della gestione del rischio catastrofale: non si può gestire ciò che non si può misurare. Anche l'ultima direttiva dell'Unione Europea, Solvency II, invita gli Stati a stimolare la nascita di opportune pratiche di risk managemet per la valutazione dei rischi all'interno delle società di assicurazione.
Prendendo in considerazione l'esigenza di poter misurare il rischio catastrofale che, di primo acchito pare imprevedibile, è interessante approfondire come sono nati e come si sono sviluppati i modelli catastrofali e quale sia stato il loro ruolo all’interno delle compagnie di assicurazione.
La storia dei modelli catastrofali è strettamente legata alle scoperte tecniche (come l'invenzione di strumenti quali il sismografo o l’anemometro) e l'evoluzione dei meccanismi mappatura del territorio che ha permesso di misurare in modo scientifico il rischio.
Grazie all’uso dell’informatica si sono poi potuti elaborare diversi modelli matematici per la valutazione delle perdite potenziali in caso di catastrofe naturale. Sono nati modelli, basati su sistemi informativi geografici (Geographic Information System - GIS), in grado di sovrapporre al di rischio naturale, il rischio legato agli edifici di una determinata zona che si intende studiare.
I modelli catastrofali sono stati sviluppati essenzialmente per il mondo assicurativo e riassicurativo, per valutare le strategie da adottare in tema di diversificazione e mitigazione del rischio di portafoglio, per la quantificazione dei premi assicurativi, per prendere decisioni nei confronti dei mercati riassicurativi e per fissare il prezzo dei catastrophe bonds o di altri strumenti finanziari volti alla copertura del rischio.
In particolare, attraverso la curva EP (exceedance probability curve) è poi possibile determinare la misura del rischio che bisogna trasferire al mercato dei capitali e quindi agli eventuali investitori e riassicuratori per tenere sotto controllo il pericolo di insolvenza dell’impresa assicuratrice.
Inoltre, poiché le imprese sono interessate innanzitutto a massimizzare i propri profitti attesi sotto un determinato vincolo, che James Stone (1973) chiama vincolo di sopravvivenza dell’impresa, l'assicuratore deve scegliere un portafoglio di rischi con una probabilità complessiva attesa d’insolvenza, inferiore a questa soglia. Di conseguenza è interessante illustrare come un assicuratore possa utilizzare il vincolo di sopravvivenza per determinare se il rischio sismico è assicurabile.
Grazie alle tecniche qui descritte si può valutare se un certo rischio sia assicurabile e definire, di conseguenza, anche quali possano essere i premi in base ai diversi individui e beni assicurati.
Il processo di valutazione del rischio deve basarsi su modelli probabilistici, appositamente elaborati, che prendono in considerazione: il luogo dove potrebbero avvenire tali eventi catastrofici, la frequenza con la quale questi ultimi potrebbero aver luogo e la forza dell’evento stesso. Infine, il risultato della valutazione deve essere un integrato in un modello che permetta di definire quale possa essere la migliore gestione delle risorse.
L’impatto dell’incertezza sui dati nei modelli catastrofali è uno dei maggiori problemi che i manager devono affrontare e limitare nella modellazione catastrofale. Per limitare l'incertezza, dei pericoli naturali, si utilizzano modelli che valutano la frequenza e la magnitudo dei terremoti o l’ampiezza dei cicloni. In ogni caso si deve includere l’incertezza all’interno dei modelli catastrofali, usando il sistema degli alberi decisionali e diverse tecniche di simulazione.
Questi modelli devono contribuire alla fissazione dei premi assicurativi (rate making), ad una corretta composizione dei portafogli delle assicurazioni che si occupano di disastri naturali e a studiare sistemi adeguati per finanziare il rischio.
In conclusione, è importante offrire una panoramica di quali possano essere attualmente gli strumenti finanziari specifici nel campo delle catastrofi naturali.
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