Tesi etd-10232019-133250 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
UVELLI, ALLISON
URN
etd-10232019-133250
Titolo
Diametro pupillare come indice di attività noradrenergica del Locus Coeruleus in soggetti di diversa ipnotizzabilità
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
PSICOLOGIA CLINICA E DELLA SALUTE
Relatori
relatore Prof.ssa Sebastiani, Laura
correlatore Prof.ssa Santarcangelo, Enrica Laura
correlatore Prof.ssa Santarcangelo, Enrica Laura
Parole chiave
- diametro pupillare
- eccitabilità corticale
- ipnotizzabilità
- locus coeruleus
- tono noradrenergico
Data inizio appello
27/11/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
27/11/2089
Riassunto
L’ipnosi ha radici storiche solide, accompagnate da contemporanee applicazioni cliniche e sperimentali validate scientificamente. Questo fenomeno ha da sempre affascinato sia professionisti del settore che la popolazione generale e la ricerca sul campo può essere fatta risalire a partire dal 1800 (Braid, 1800).
Grazie al vivace interesse nei suoi confronti, gli autori sono passati dal considerare l’ipnosi dapprima come un meccanismo collegato al magnetismo (Mesmer, 1772), successivamente come un fenomeno paragonabile al sonno (Braid, 1843), per arrivare poi all’ultima definizione del 2014 che decrive l’ipnosi come “uno stato di coscienza che coinvolge l’attenzione focalizzata e la riduzione di consapevolezza periferica caratterizzato da una migliore capacità di rispondere alle suggestioni” (Barabaz et al., 2014).
Gli sforzi di numerosi ricercatori hanno consentito di progredire molto nella conoscenza, ad esempio, delle varie tecniche di induzione ipnotica e di introdurre le definizioni di termini quali “suggestione” ed “ipnotizzabilità”.
Per il concetto di ipnotizzabilità, nello specifico, è stata di recente proposta una versione aggiornata che lo descrive come “un tratto fisiologico consistente in peculiari caratteristiche corticali, sensomotorie e cardiovascolari associate con l’abilità di alterare l’esperienza soggettiva e molti dei suoi correlati fisiologici in accordo con i contenuti delle suggestioni” (Santarcangelo & Scattina, 2016) ed è proprio in questo senso che stanno procedendo le attuali ricerche.
Se ormai è appurato che ogni persona possieda un punteggio soggettivo di ipnotizzabilità stabile nel tempo (Gur, 1978, 1979), misurato tramite apposite scale standardizzate (Sheehan & McConkey, 1982; Bowers, 1993; Shor & Orne, 1962; Weitzenhoffer, 1997), e che in base a questo risultato ogni individuo presenti delle caratteristiche fisiologiche peculiari (Santarcangelo et al., 2008; Menzocchi et al., 2010; Menzocchi et al., 2015; Bocci et al., 2016), è meno chiaro a cosa siano dovute tali differenze.
Alcuni studi vedono implicati, come fattori determinanti, specifici neurotrasmettitori (Di Gruttola et al., 2014; Raz, 2015; Blinn et al., 1990; Karson, 1983; Taylor et al., 1999; Clewett et al., 2018; Mather et al., 2016), altri determinate aree cerebrali (Corbetta et al., 2008; Corbetta & Shulman, 2002; Fox et al., 2006; Goulden et al., 2014; Menon & Uddin, 2010; Raz & Buhle, 2006; Sridharan et al., 2008; Picerni et al., 2018), mentre altri ancora differenze di attivazione (Barabasz & Barabasz, 2008; Oakley, 2008) e connettività funzionale corticale (Budzynski et al., 2009; Collura, 2008; Landry & Raz, 2015; Lipari et al., 2012).
Purtroppo però le evidenze presenti in letteratura risultano essere contrastanti, poco chiare o comunque non abbastanza consistenti da portare a formulare delle teorie univoche.
Il seguente elaborato procederà esattamente in questa direzione: partirà da un breve excursus storico relativo alle definizioni di ipnosi che si sono susseguite negli anni, introdurrà ed approfondirà il concetto di “suggestione”, citerà le principali teorie sull’ipnosi, per concentrarsi in maniera più focalizzata sul concetto di ipnotizzabilità, descrivendo le scale più utilizzate per la sua valutazione e le scoperte più recenti relative ai correlati neurofisiologici della stessa; infine, nell’ultimo capitolo, verrà descritto l’esperimento che ho condotto insieme ad un gruppo di ricercatori del Laboratorio di Neuroscienze Cognitive e Comportamentali del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa.
Lo studio ha avuto come oggetto la valutazione del tono noradrenergico di soggetti con diverso grado di ipnotizzabilità in condizioni basali, nel tentativo di chiarire se la maggiore eccitabilità corticale e il particolare stile di elaborazione dell’informazione sensoriale e cognitiva degli individui altamente suscettibili fossero imputabili a differenze nel tono di questo sistema attivatore ascendente. Dato che l’attività del sistema noradrenergico corticale è prevalentemente dovuto all’attività del Locus Coeruleus e che l’attività di tale nucleo è fortemente correlata con il diametro pupillare, in questo studio abbiamo utilizzato il diametro pupillare come marker di attivazione noradrenergica sostenuta dal Locus Coeruleus. I risultati hanno dimostrato che le modalità di elaborazione dell’informazione (Ibanez-Marcelo et al., 2019) e la maggiore eccitabilità corticale dei soggetti di alta ipnotizzabilità (Spina et al., 2011) non può essere attribuito a una maggiore attività del Locus Coeruleus. In generale, questo studio rappresenta un contributo alla fisiologia dell’ipnotizzabilità nella prospettiva sociocognitiva.
Grazie al vivace interesse nei suoi confronti, gli autori sono passati dal considerare l’ipnosi dapprima come un meccanismo collegato al magnetismo (Mesmer, 1772), successivamente come un fenomeno paragonabile al sonno (Braid, 1843), per arrivare poi all’ultima definizione del 2014 che decrive l’ipnosi come “uno stato di coscienza che coinvolge l’attenzione focalizzata e la riduzione di consapevolezza periferica caratterizzato da una migliore capacità di rispondere alle suggestioni” (Barabaz et al., 2014).
Gli sforzi di numerosi ricercatori hanno consentito di progredire molto nella conoscenza, ad esempio, delle varie tecniche di induzione ipnotica e di introdurre le definizioni di termini quali “suggestione” ed “ipnotizzabilità”.
Per il concetto di ipnotizzabilità, nello specifico, è stata di recente proposta una versione aggiornata che lo descrive come “un tratto fisiologico consistente in peculiari caratteristiche corticali, sensomotorie e cardiovascolari associate con l’abilità di alterare l’esperienza soggettiva e molti dei suoi correlati fisiologici in accordo con i contenuti delle suggestioni” (Santarcangelo & Scattina, 2016) ed è proprio in questo senso che stanno procedendo le attuali ricerche.
Se ormai è appurato che ogni persona possieda un punteggio soggettivo di ipnotizzabilità stabile nel tempo (Gur, 1978, 1979), misurato tramite apposite scale standardizzate (Sheehan & McConkey, 1982; Bowers, 1993; Shor & Orne, 1962; Weitzenhoffer, 1997), e che in base a questo risultato ogni individuo presenti delle caratteristiche fisiologiche peculiari (Santarcangelo et al., 2008; Menzocchi et al., 2010; Menzocchi et al., 2015; Bocci et al., 2016), è meno chiaro a cosa siano dovute tali differenze.
Alcuni studi vedono implicati, come fattori determinanti, specifici neurotrasmettitori (Di Gruttola et al., 2014; Raz, 2015; Blinn et al., 1990; Karson, 1983; Taylor et al., 1999; Clewett et al., 2018; Mather et al., 2016), altri determinate aree cerebrali (Corbetta et al., 2008; Corbetta & Shulman, 2002; Fox et al., 2006; Goulden et al., 2014; Menon & Uddin, 2010; Raz & Buhle, 2006; Sridharan et al., 2008; Picerni et al., 2018), mentre altri ancora differenze di attivazione (Barabasz & Barabasz, 2008; Oakley, 2008) e connettività funzionale corticale (Budzynski et al., 2009; Collura, 2008; Landry & Raz, 2015; Lipari et al., 2012).
Purtroppo però le evidenze presenti in letteratura risultano essere contrastanti, poco chiare o comunque non abbastanza consistenti da portare a formulare delle teorie univoche.
Il seguente elaborato procederà esattamente in questa direzione: partirà da un breve excursus storico relativo alle definizioni di ipnosi che si sono susseguite negli anni, introdurrà ed approfondirà il concetto di “suggestione”, citerà le principali teorie sull’ipnosi, per concentrarsi in maniera più focalizzata sul concetto di ipnotizzabilità, descrivendo le scale più utilizzate per la sua valutazione e le scoperte più recenti relative ai correlati neurofisiologici della stessa; infine, nell’ultimo capitolo, verrà descritto l’esperimento che ho condotto insieme ad un gruppo di ricercatori del Laboratorio di Neuroscienze Cognitive e Comportamentali del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa.
Lo studio ha avuto come oggetto la valutazione del tono noradrenergico di soggetti con diverso grado di ipnotizzabilità in condizioni basali, nel tentativo di chiarire se la maggiore eccitabilità corticale e il particolare stile di elaborazione dell’informazione sensoriale e cognitiva degli individui altamente suscettibili fossero imputabili a differenze nel tono di questo sistema attivatore ascendente. Dato che l’attività del sistema noradrenergico corticale è prevalentemente dovuto all’attività del Locus Coeruleus e che l’attività di tale nucleo è fortemente correlata con il diametro pupillare, in questo studio abbiamo utilizzato il diametro pupillare come marker di attivazione noradrenergica sostenuta dal Locus Coeruleus. I risultati hanno dimostrato che le modalità di elaborazione dell’informazione (Ibanez-Marcelo et al., 2019) e la maggiore eccitabilità corticale dei soggetti di alta ipnotizzabilità (Spina et al., 2011) non può essere attribuito a una maggiore attività del Locus Coeruleus. In generale, questo studio rappresenta un contributo alla fisiologia dell’ipnotizzabilità nella prospettiva sociocognitiva.
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