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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-10232015-101238


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GUASTELLA, FLAVIA
URN
etd-10232015-101238
Titolo
Hannah Arendt: Essere unici e differenti in un sistema che ha reso l'uomo superfluo.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Paoletti, Giovanni
Parole chiave
  • totalitarismo
  • terrore
  • orrore
  • Hannah Arendt
  • terrore totale
  • ideologia
  • comprendere
  • male banale
  • male radicale
  • apolide
  • paria
  • paria consapevole
  • diritto ad avere diritti
  • azione
  • miracolo
  • libertà
  • unicità
  • pluralismo
  • campi di sterminio
  • Eichmann
  • identità ebraica
Data inizio appello
09/11/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il presente lavoro di tesi cerca di esaminare alcune delle tematiche più importanti della riflessione arendtiana. Nel primo capitolo, partendo dal nuovo lessico politico inaugurato da Hannah Arendt per distinguere il terrore che caratterizza i vecchi regimi dal terrore dai regimi totalitari, indica con il termine terrore totale un terrore privo di scopo che si dirige verso persone innocenti e inconsapevoli, il quale immobilizza gli uomini per accelerare il movimento della storia o della natura, e che insieme all’ideologia, la quale ha invece il compito di offrire alla massa una logica costrittiva che dia al mondo un senso che effettivamente la realtà non possiede, costituisce la natura del totalitarismo. Nel secondo capitolo elaboro il cambiamento di rotta dell’autrice, la quale pensa inizialmente che il male derivato dai campi di sterminio sia un male radicale ed assoluto, per poi riflettere, dopo il caso Eichmann, sulla non radicalità del male concentrandosi invece sulla sua banalità perché provocato dall’ “incapacità di pensare”, ovvero l’incapacità di formulare dei giudizi propri su quello che si sta compiendo. Nel terzo capito mi soffermo su due figure caratteristiche del pensiero arendtiano, le quali rappresentano la prima il problema dell’esclusione dalla comunità politica, e la seconda il rischio dell’inclusione tramite l’assimilazione, ovvero l’apolide e il paria. Per poi concentrarmi sulla figura del paria consapevole che utilizza la propria marginalità come forma di resistenza alle forme di esclusione o assimilazione alla comunità politica. Infine ho dedicato l’ultimo capitolo alla volontà dell’autrice di riattivare l’azione come miracolo che permette agli uomini di dare inizio a qualcosa di nuovo, capacità indispensabile nello spazio politico.
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