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In questa tesi cercheremo di affrontare la questione ontologica tanto dibattuta in filosofia, tra uomo e libertà. Per il nostro scopo, ci lasceremo provocare da un poemetto, La Leggenda del Grande Inquisitore, contenuto all’interno del quinto libro del celeberrimo romanzo I fratelli Karamazov, di Fëdor Dostoevskij. Per comprendere pienamente il significato di questo racconto nel racconto, occorre leggere anche il suo preambolo, ovvero la parte in cui l’autore della Leggenda, Ivàn, discute con il fratello Aljòša sul senso del mondo e sulla sofferenza che lo pervade. Da qui, parte un’aspra critica nei confronti del Dio creatore ed onnipotente, che raggiunge il suo culmine con il processo a Cristo, da parte del Grande Inquisitore. In queste bellissime pagine, si avverte come la questione della libertà sia inevitabile da parte dell’uomo, proprio perché ne costituisce il suo essere. Tutto l’agire umano, infatti, è fondato sulla libertà, il quale nel suo dispiegarsi lungo il destino dell’uomo, ne fa avvertire il suo pesante fardello. A causa di questo, spesso le persone tendono a rifiutare la libertà e quindi la propria essenza, consegnando la vita a coloro che, come il Grande Inquisitore, si propongono loro tutori. Dostoevskij pare presentare un modello ideale di libertà, il Cristo. Alla fine di questa tesi, cercheremo quindi di arrivare ad attualizzare questa proposta, per evitare che il rapporto ontologico tra uomo e libertà, possa continuare a essere minacciato dagli inquisitori di oggi.