Tesi etd-10192020-120123 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
BACCI, MARCO
URN
etd-10192020-120123
Titolo
Efficacia della stimolazione magnetica transcorticale ripetitiva (rTMS) nel trattamento della disfagia in pazienti affetti da malattia di Parkinson
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA FISICA E RIABILITATIVA
Relatori
relatore Prof. Chisari, Carmelo
Parole chiave
- disfagia
- parkinson
- rTMS
Data inizio appello
09/11/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/11/2090
Riassunto
La malattia di Parkinson (MP) è una patologia neurodegenerativa cronica e progressiva del sistema nervoso centrale (SNC) classificata tra i disordini del movimento, ad esordio spesso asimmetrico, caratterizzata da sintomi motori e da sintomi non motori. Colpisce oltre 6 milioni di persone in tutto il mondo ed è stato stimato che nel 2030 la cifra raggiungerà quasi i 9 milioni di persone. Rappresenta, quindi, la seconda malattia neurodegenerativa più frequente e comporta, per la disabilità che causa, un ritiro dal lavoro nel 27-70% dei casi ed una perdita dell’impiego che avviene, in media, a meno di 10 anni dall’esordio di malattia.
Tra i sintomi non motori frequentemente troviamo la disfagia, già nota fin dalle prime descrizioni della malattia: la maggioranza dei pazienti parkinsoniani sviluppa infatti una compromissione della deglutizione nel corso della propria storia clinica.
Una recente meta-analisi ha dimostrato che la prevalenza del sintomo disfagia orofaringea nei pazienti parkinsoniani aumenta dal 35% all' 82% se si valuta utilizzando delle misure oggettive. Inoltre, se la disfagia viene indagata utilizzando esami strumentali come la valutazione fibroendoscopica della deglutizione (Fiberoptic Endoscopic Evaluation of Swallowing - FEES) o lo studio videofluoroscopico della deglutizione (videofluoroscopic swallowing study - VFSS), si può riscontrare in più del 50% dei pazienti con MP soggettivamente asintomatici.
Le possibili spiegazioni per questa discrepanza clinico-patologica si ritrovano nel fatto che la disfagia, seppur presente con andamento progressivo nei pazienti con MP, può rimanere a lungo misconosciuta, sia per lo sviluppo nel tempo di meccanismi compensatori efficaci, sia per una ridotta consapevolezza/percezione del disturbo e delle manifestazioni cliniche che lo caratterizzano. Per questi motivi, molto spesso, i pazienti percepiscono la sintomatologia quando ormai la disfunzione deglutitoria è talmente grave da determinare discomfort nell’alimentazione, difficoltà all’assunzione di farmaci, perdita di peso e disidratazione. Tipicamente, questo avviene nelle fasi avanzate di malattia (in media 10-11 anni dopo l'insorgenza dei sintomi motori) quando la difficoltà alla deglutizione viene riferita dal paziente stesso e si accompagna alle complicanze cliniche relative alle frequenti aspirazioni. La conseguenza più pericolosa di queste ultime è rappresentata dalla polmonite ab ingestis, una delle più importanti cause di morte nella fase finale della malattia, con una prevalenza tra il 16% e l’87%. Infine, l’aggravarsi della sintomatologia disfagica si correla ad una riduzione della qualità della vita, che si associa alla ridotta interazione sociale, all’aggravarsi del sintomo fatica e al ridotto piacere del pasto; inoltre, nei pazienti con MP disfagici, risultano più evidenti sintomi affettivi come la paura e la depressione.
Sono stati descritti vari trattamenti per la disfagia in questa tipologia di pazienti che variano da approcci più tradizionali, basati su esercizi logopedici, a metodiche più innovative da affiancare alle terapie più classiche. Di recente si è sviluppato un crescente interesse riguardo all’approccio basato sulla neuromodulazione in cui, modulando l’attività corticale, si può predisporre il sistema nervoso centrale a modificare la sua funzionalità e riorganizzarsi, creando nuove connessioni e acquisendo nuove funzioni per compensare il danno corticale.
Pochi studi, tuttavia, hanno preso in considerazione il ruolo della stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTMS), una tecnica di neuromodulazione non invasiva, nel recupero della funzione deglutitoria in pazienti affetti da MP.
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di valutare l’efficacia della rTMS, associata a riabilitazione logopedica, nel trattamento della disfagia nei pazienti affetti da MP.
In particolare, l’ipotesi su cui si basa il progetto è il mettere a confronto due bracci di trattamento: in uno viene applicata solo la rTMS, nell’altro alla rTMS viene associata la riabilitazione logopedica (rTMS+L). Come strumenti valutativi sono stati utilizzati, oltre alle scale cliniche e autovalutative, la FEES e la manometria faringea.
Lo studio è al momento fortemente limitato da una bassa numerosità del campione analizzato, per cui si limita a riportare un’analisi descrittiva dei risultati finora ottenuti.
Dai dati preliminari sembra che l’utilizzo della rTMS, in entrambi i gruppi di trattamento, porti ad un miglioramento della qualità della gestione del bolo, ad una riduzione del ristagno post-deglutitorio, ad una riduzione della pressione intrabolo (IBP), ad un incremento dell’intervallo di tempo di apertura dello sfintere esofageo superiore (che si avvicina ai valori fisiologici) e ad un andamento variabile/eterogeneo delle pressioni massime esercitate dai singoli distretti. La risultante di queste variazioni è una migliorata capacità deglutitoria, in tutti i pazienti trattati, con un impatto importante nella gestione quotidiana della problematica e nella prevenzione dei rischi ad essa correlati.
Tra i sintomi non motori frequentemente troviamo la disfagia, già nota fin dalle prime descrizioni della malattia: la maggioranza dei pazienti parkinsoniani sviluppa infatti una compromissione della deglutizione nel corso della propria storia clinica.
Una recente meta-analisi ha dimostrato che la prevalenza del sintomo disfagia orofaringea nei pazienti parkinsoniani aumenta dal 35% all' 82% se si valuta utilizzando delle misure oggettive. Inoltre, se la disfagia viene indagata utilizzando esami strumentali come la valutazione fibroendoscopica della deglutizione (Fiberoptic Endoscopic Evaluation of Swallowing - FEES) o lo studio videofluoroscopico della deglutizione (videofluoroscopic swallowing study - VFSS), si può riscontrare in più del 50% dei pazienti con MP soggettivamente asintomatici.
Le possibili spiegazioni per questa discrepanza clinico-patologica si ritrovano nel fatto che la disfagia, seppur presente con andamento progressivo nei pazienti con MP, può rimanere a lungo misconosciuta, sia per lo sviluppo nel tempo di meccanismi compensatori efficaci, sia per una ridotta consapevolezza/percezione del disturbo e delle manifestazioni cliniche che lo caratterizzano. Per questi motivi, molto spesso, i pazienti percepiscono la sintomatologia quando ormai la disfunzione deglutitoria è talmente grave da determinare discomfort nell’alimentazione, difficoltà all’assunzione di farmaci, perdita di peso e disidratazione. Tipicamente, questo avviene nelle fasi avanzate di malattia (in media 10-11 anni dopo l'insorgenza dei sintomi motori) quando la difficoltà alla deglutizione viene riferita dal paziente stesso e si accompagna alle complicanze cliniche relative alle frequenti aspirazioni. La conseguenza più pericolosa di queste ultime è rappresentata dalla polmonite ab ingestis, una delle più importanti cause di morte nella fase finale della malattia, con una prevalenza tra il 16% e l’87%. Infine, l’aggravarsi della sintomatologia disfagica si correla ad una riduzione della qualità della vita, che si associa alla ridotta interazione sociale, all’aggravarsi del sintomo fatica e al ridotto piacere del pasto; inoltre, nei pazienti con MP disfagici, risultano più evidenti sintomi affettivi come la paura e la depressione.
Sono stati descritti vari trattamenti per la disfagia in questa tipologia di pazienti che variano da approcci più tradizionali, basati su esercizi logopedici, a metodiche più innovative da affiancare alle terapie più classiche. Di recente si è sviluppato un crescente interesse riguardo all’approccio basato sulla neuromodulazione in cui, modulando l’attività corticale, si può predisporre il sistema nervoso centrale a modificare la sua funzionalità e riorganizzarsi, creando nuove connessioni e acquisendo nuove funzioni per compensare il danno corticale.
Pochi studi, tuttavia, hanno preso in considerazione il ruolo della stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTMS), una tecnica di neuromodulazione non invasiva, nel recupero della funzione deglutitoria in pazienti affetti da MP.
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di valutare l’efficacia della rTMS, associata a riabilitazione logopedica, nel trattamento della disfagia nei pazienti affetti da MP.
In particolare, l’ipotesi su cui si basa il progetto è il mettere a confronto due bracci di trattamento: in uno viene applicata solo la rTMS, nell’altro alla rTMS viene associata la riabilitazione logopedica (rTMS+L). Come strumenti valutativi sono stati utilizzati, oltre alle scale cliniche e autovalutative, la FEES e la manometria faringea.
Lo studio è al momento fortemente limitato da una bassa numerosità del campione analizzato, per cui si limita a riportare un’analisi descrittiva dei risultati finora ottenuti.
Dai dati preliminari sembra che l’utilizzo della rTMS, in entrambi i gruppi di trattamento, porti ad un miglioramento della qualità della gestione del bolo, ad una riduzione del ristagno post-deglutitorio, ad una riduzione della pressione intrabolo (IBP), ad un incremento dell’intervallo di tempo di apertura dello sfintere esofageo superiore (che si avvicina ai valori fisiologici) e ad un andamento variabile/eterogeneo delle pressioni massime esercitate dai singoli distretti. La risultante di queste variazioni è una migliorata capacità deglutitoria, in tutti i pazienti trattati, con un impatto importante nella gestione quotidiana della problematica e nella prevenzione dei rischi ad essa correlati.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
Tesi non consultabile. |