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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-10182011-210458


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
MONTENEGRO, SARA
URN
etd-10182011-210458
Titolo
Dall?homo oeconomicus all?homo donator.La riscoperta dell?Io come essere con Altri tra dono arcaico e dono moderno.
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Dott.ssa Bora, Paola Argentina
Parole chiave
  • scambio
  • alterità
Data inizio appello
07/11/2011
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
07/11/2051
Riassunto
Il saggio sul dono di Marcel Mauss è considerato una pietra miliare dell’antropologia: egli, infatti, non solo è stato fra i primi ad avviare delle ricerche sull’economia primitiva, ma ha soprattutto avuto il grande merito di “ rompere definitivamente con l’evoluzionismo del XIX secolo, che da Comte a Durkheim, da Spencer a Morgan, da Frezer a Tyalor dominava incontrastato le discipline etnologiche e sociologiche”. . Questa sorta di “decentramento culturale “ ha dato la possibilità a Mauss di entrare nella complessità della vita sociale arcaica, “ non esitando a contestare quelle anime belle che vedevano nell’homo oeconomicus o nell’homo faber il tipo più compiuto di umanità” . Ciò che ha reso importante Mauss, nel panorama antropologico, consiste nell’aver dimostrato che, presso la maggior parte delle società arcaiche, gli scambi si effettuano sotto forma di doni e contro doni e che, dunque la dimensione presa in considerazione non è quella economica, ma quella sociale: il dono, definito da Mauss, è, infatti, “un fatto sociale totale” ed proprio in queste parole il carattere originale e rivoluzionario del saggio, come lo definisce Claude Lèvi- Strauss. Pur basandosi sui precedenti studi, in particolare, di Boas e di Malinowski, Mauss le interpretò in modo alternativo, partendo da un punto di vista che con un solo sguardo, quello del dono, gli permettesse di abbracciare agevolmente il “ tutto”.
Le parole di Levi- Strauss che introducono il saggio colgono, in modo particolare, il suo carattere eccezionale, celato sotto un’apparente semplicità: “ da dove proviene, dunque, la forza straordinaria di queste pagine disordinate, che conservano ancora qualcosa della minuta, in cui si giustappongono in modo così bizzarro le notazioni impressionistiche e, compressa il più delle volte in un apparato critico che schiaccia il testo, una erudizione ispirata, che sembra spigolare a caso testimonianze americane, indiane, celtiche, greche, o oceaniche, ma sempre ugualmente probanti? Poche persone hanno potuto leggere l’Essai sur le don senza provare tutta la gamma delle emozioni così ben descritte da Malebranche evocando la sua prima lettura di Decartes: il cuore in tumulto, la testa in ebollizione, e lo spirito invaso da una certezza ancora indefinibile, ma imperiosa, di assistere a un avvenimento decisivo dell’evoluzione scientifica.Il fatto è che, per la prima volta nella storia del pensiero etnologico, era stato compiuto uno sforzo per trascendere l’osservazione empirica e cogliere realtà più profonde. Per la prima volta, il fattore sociale cessa di dipendere dal dominio della qualità pura: aneddoto curiosità, materia di descrizione moraleggiante o di comparazione erudita, e diventa un sistema, tra le cui parti è possibile scoprire connessioni, equivalenze e solidarietà.”.
Il dono è un fenomeno complesso, proprio perché offre uno sguardo generale e organico attraverso cui considerare le società arcaiche. Leggendo ilo testo, si entra in un mondo fatto di economia, di religione o di diritto, e sembra che sparisca il dono. Nell’immaginario comune, infatti, non rinnegandolo come semplice ipocrisia, il dono evoca piuttosto una sfera privata, dell’intimità, ben lontana dalle questioni economiche o giuridiche: una sorta di nicchia protetta dal contagio dell’interesse in cui dovrebbero dominare solamente i sentimenti più sinceri e la generosità più autentica.
Il primo passo che sarà necessario compiere per accedere al valore “ rivoluzionario “ di questo saggio, consisterà, dunque, nello scrollarci di dosso ogni forma di pregiudizio che circonda il dono. Si dovranno porre in discussione, come prima cosa, le due principali e più “ comuni” interpretazioni del dono: quella economica, che riduce lo scambio- dono al volto ipocrita dell’interesse e quella “etico- teologica”, che, al contrario, ma in modo complementare, esige che il dono sia totalmente puro e gratuito, non contaminato da comportamenti interessati.
Tuttavia, il senso delle prestazioni arcaiche non potrà emergere con chiarezza, in semplice contrapposizione alla concezione più diffusa del dono, è questo proprio a causa della sua complessità, che rende difficile anche solo il parlarne in termini di paradigma: il poltach e il kula hanno molti volti proprio perché sono “ fatto sociale totale” ed ogni spiegazione, in quanto analitica, rischia di essere riduttiva ed incompleta.
Il saggio sul dono è stato oggetto di studio per molti ricercatori proveniente dalle più svariate discipline: filosofo, sociologi, antropologi, ed economisti.
Di conseguenza, le interpretazioni e i punti di vista mutano, di volta in volta, secondo l’aspetto del dono che si predilige: per questo motivo sarà necessario prendere in considerazione opere diverse e contraddittorie tra loro per ricostruire, per quanto possibile, le differenti sfumature che caratterizzano il dono arcaico.
Il messaggio di Mauss è stato ripreso dai suoi eredi, che però a volte ne hanno sconvolto il pensiero originario: Lèvi- Strauss, che fu il primo “discepolo” di Mauss e che come si è visto ne colse il carattere innovativo, fu anche suo primo critico, rischiando, inoltre, con la sua teoria dello scambio, di aprire la strada all’interpretazione economica del dono; Bataille, a sua volta, trovò conferma del Saggio sul dono ad una parte essenziale del suo pensiero, tanto che si impegnò nell’impresa titanica di interpretare, secondo la logica del dispendio e dell’eccesso propria del potlach, tutta la storia dell’umanità fino ad arrivare a criticare l’economia capitalistica: il rischio insito in questa interpretazione è quello di dimenticare l’aspetto obbligatorio e interessato del dono, tanto che la sua posizione arriva ad esiti analoghi a quello cui giunge Derrida, sebbene Bataille ammiri Mauss e Derrida, al contrario, lo critichi aspramente.
Per Sahlins, inoltre, il dono è, in qualche modo, la ragione del contratto che s oppone alla follia della guerra; tuttavia, questa interpretazione sembra tralasciare il fatto che il dono può essere avvelenato e, dunque, racchiudere dentro di sé il caos e la violenza.
Includiamo anche, negli autori che hanno fatto riferimento a Mauss, Huizinga, Polany, Baudrillard; Godelier, Dumont, e altri, ma coloro cui si farà maggiore riferimento nel corso di questo lavoro saranno quegli studiosi che fanno capo alla “Revue de M.A.U.S.S.
Questo movimento, sorto, negli anni ottanta, si nutre delle ricerche di specialisti provenienti dalli più diverse discipline, e offre, in tal modo, un interessante terreno di discussione su cui si confrontano direttamente linee di indagine, che pur traendo uguale ispirazione dal Saggio sul dono, hanno poi seguito percorsi e mete diversi.
Dunque, dopo che per anni l’Essai sur le don è stato sezionato, fino a perdere il senso originario del “fatto sociale totale” indagato da Mauss, sembra almeno degno di attenzione il fatto che sia nato un dibattito interdisciplinare che tenta di rimettere insieme i cocci di queste visioni parziali: come ricorda Dumont, infatti, Mauss soleva dire che “dopo aver più o meno arbitrariamente fatto a pezzi, si deve ricucire”. . Questo movimento sarà, inoltre, una preziosa guida quando, alla luce dello scambio arcaico, si tenterà di esplorare l’immenso territorio del dono moderno nella speranza non tanto di scoprire orizzonti nuovi dai quali guardare noi stessi, quanto di comprendere se, ancora oggi, “il dono, nell’accezione più ampia del termine, formi un elemento permanente e preponderante dell’esistenza umana”. . Nell’ultima parte di questo lavoro, ci sarà un breve accenno a Levinas e al suo concetto di alterità che ben si coniuga con il concetto maussiano del donare.
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