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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10132016-143113


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
D'ACUNTO, FEDERICA
URN
etd-10132016-143113
Titolo
La promozione della salute nei luoghi di lavoro: indagine conoscitiva all'interno dell'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Stella Maris e proposte di intervento
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
SCIENZE RIABILITATIVE DELLE PROFESSIONI SANITARIE
Relatori
relatore Prof. Cristaudo, Alfonso
Parole chiave
  • promozione della salute nei luoghi di lavoro
  • Stella Maris
  • proposte di intervento promozione della salute
  • indagine conoscitiva stili di vita dipendenti
Data inizio appello
16/12/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il processo di Promozione della Salute, definito come quel processo che consente agli individui di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e che li rende in grado di migliorarla, raggiungendo il massimo livello di benessere fisico, mentale e sociale, mira principalmente a modificare gli stili di vita insalubri degli individui che, assieme ai fattori sociali, economici ed ambientali determinano la salute di individui e popolazioni. L’adozione di stili di vita poco sani (fumo, scorretta alimentazione, abuso di alcol e inattività fisica) è infatti il principale fattore che determina una percentuale importante di DALY perduti (anni di vita in buona salute perduti completamente per morte precoce o parzialmente per disabilità), soprattutto per quanto riguarda i paesi economicamente sviluppati.
La Promozione della Salute prevede diversi setting di intervento tra cui l’ambiente lavorativo; questo offre infatti numerosi vantaggi quali ad esempio l’opportunità di coinvolgere un grande numero di persone (dato che la maggior parte della popolazione adulta passa gran parte del suo tempo sul luogo di lavoro), la possibilità di realizzare, di rendere efficace e di ripetere le iniziative di promozione della salute (data la presenza generalmente stabile di una popolazione) e la possibilità di provocare ricadute positive anche a livello familiare e sociale (dato il prevedibile trasferimento nell’ambiente di vita dei comportamenti acquisiti nel luogo di lavoro). Gli interventi di Promozione della Salute nei luoghi di lavoro, oltre all’evidente beneficio sulla salute dei lavoratori, portano a notevoli vantaggi anche per l’azienda stessa: una popolazione lavorativa in buona salute accumula infatti un numero inferiore di assenze per malattia e di assenteismo in genere ed aumenta la propria attività e produttività portando un guadagno all’economia e ad un miglioramento dell’immagine dell’azienda.
Prerequisito fondamentale alla pianificazione e all’attuazione dei programmi di promozione della salute nei luoghi di lavoro è la fase di identificazione delle esigenze dei lavoratori che consente di rilevare quali siano le problematiche di salute presenti all’interno dell’azienda.
Lo scopo di questo lavoro di tesi è proprio quello di indagare gli stili di vita dei dipendenti dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Stella Maris, mio attuale luogo di lavoro, identificando i fattori di rischio per la salute più diffusi e ipotizzando eventuali interventi di promozione della salute (cessazione dell’abitudine al fumo, promozione di una sana alimentazione, promozione di attività fisica e di moderato consumo di alcol) da rivolgere alla popolazione lavorativa dell’azienda. Per fare ciò è stato costruito un questionario epidemiologico “ad hoc” che prevede 32 items. Le aree indagate dal questionario sono relative alle informazioni socio-demografiche e al tipo di impiego, alle informazioni sulla salute dei dipendenti, sull’abitudine tabagica, sulle abitudini alimentari, sul consumo di alcol sui livelli di
attività fisica praticati. Il questionario prevede inoltre un’area finale dove sono incluse domande aperte rivolte ai dipendenti in merito a eventuali suggerimenti di interventi di promozione della salute riguardo ai precedenti fattori di rischio.
Hanno partecipato all’indagine n° 72 dipendenti (41,6%) della sede situata a Calambrone, n° 16 dipendenti (43,2%) della sede di Casa Verde situata a Marina di Pisa e n° 41 dipendenti (82%) della sede situata a Montalto di Fauglia; sono stati raccolti un n° totale di 129 questionari (adesione complessiva 49,6%).
L’analisi delle risposte al questionario ha messo in evidenza che l’area relativa alle abitudini alimentari e l’area relativa ai livelli di attività fisica praticata rappresentano le due aree principali che necessitano di intervento prioritario all’interno dell’azienda. Il 70,2% delle donne e il 58,1% degli uomini non pratica attività fisica secondo i livelli raccomandati dall’OMS (almeno 30 minuti di attività fisica giornalieri) e il 60,2% delle donne e il 64,5% degli uomini non consuma giornalmente le adeguate porzioni di frutta e verdura stabilite dall’OMS (5 porzioni al giorno tra frutta e verdura). Dall’analisi dei risultati appare inoltre importante incrementare il consumo di alcuni alimenti “sani” come il pesce e i legumi e limitare invece il consumo di alimenti “malsani” come le carni rosse e gli insaccati e i dolci e le bevande zuccherate.
Tra gli interventi volti ad adeguare i livelli di attività fisica praticati alle raccomandazioni dell’OMS, consigliati dai dipendenti, si suggeriscono campagne di tipo informativo che trattino l’importanza dell’attività fisica e dei suoi benefici (newsletter, seminari informativi, creazione di filmati), l’organizzazione di corsi di attività fisica extra orario di lavoro all’interno dell’azienda, la creazione di spazi interni adibiti a palestra da usufruire durante le pause o a fine lavoro o, in alternativa, la stipula di convenzioni con palestre e piscine limitrofe all’azienda ed infine la creazione di un circolo aziendale che promuova attività ricreative sportive interne all’azienda stessa.
Tra gli interventi volti a incrementare il consumo di frutta, verdura e di alimenti come il pesce e i legumi, e volti a ridurre il consumo di alimenti come le carni rosse/gli insaccati e i dolci, consigliati dai dipendenti, si suggeriscono anche in questo caso campagne di tipo informativo che trattino tali tematiche (newsletter, seminari informativi, creazione di opuscoli da distribuire presso la mensa aziendale), la modifica della qualità dei cibi contenuti nei distributori automatici e la vendita attraverso essi anche di frutta e insalate, il miglioramento della qualità e l’adeguamento della quantità dei cibi cucinati presso la mensa aziendale considerando come riferimento le linee guida per una sana alimentazione elaborate dall’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), ad esempio attraverso l’erogazione di corsi di
formazione ai dipendenti della mensa, e la possibilità di una maggiore e migliore scelta di cibi presso il bar aziendale.
L’analisi dei risultati relativi all’area sul consumo di alcol e sull’abitudine tabagica non ha messo in risalto l’esigenza di un intervento tempestivo. Tuttavia i risultati sul consumo di alcol suggeriscono che tale area debba essere comunque oggetto di un attento monitoraggio e nei casi opportuni di intervento, a causa della diffusione di comportamenti potenzialmente a rischio tra i lavoratori: il 12,7% delle donne e il 7,1% degli uomini riferisce un consumo di alcol fuori pasto e l’8,2% delle donne e il 35,5% degli uomini riferisce il consumo dannoso del binge drinking (consumo di 5 o più unità di alcol in una stessa occasione) nell’ultimo mese. L’intervento e il monitoraggio su tali comportamenti a rischio potrebbe essere garantito attraverso sedute di counseling effettuate da parte del medico competente durante le visite mediche di routine. Anche i dati relativi all’abitudine tabagica, sebbene non siano così rilevanti (i fumatori sono il 26,6% delle donne e il 26% degli uomini), potrebbero comunque giustificare un intervento secondario in questa area, viste le discrete percentuali di fumatori che hanno dichiarato di voler smettere di fumare (il 36,4% delle donne e il 25% degli uomini afferma di voler smettere ma di essere frenato dalla paura di non riuscirci e inoltre, il 23,1% delle donne e il 37,5% degli uomini dichiara che a breve farà un tentativo per smettere).
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