logo SBA

ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10042017-114453


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MARRA, FRANCESCA ELISA
URN
etd-10042017-114453
Titolo
Abusi familiari e mafia, quando lo stato contesta l' educazione antisociale
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E MANAGEMENT DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Prof.ssa Bargelli, Elena
Parole chiave
  • abusi
  • famiglia
  • mafia
  • educazione
Data inizio appello
23/10/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
La legge 154 del 2001 crea un nuovo istituto giuridico: gli ordini di protezione contro gli abusi familiari, disciplinati dagli artt. 342-bis e342-ter del codice civile a tutela di tutti i conviventi di uno stesso nucleo familiare includendo tutti gli atti vessatori che vanno a minare anche la libertà psicofisica dei minori. Libertà cos’è in fondo la libertà? Cosa lede e che correlazione ha con la responsabilità genitoriale se comunque il genitore ha l’obbligo di vigilanza?
Da queste domande nasce tutta una riflessione sulla libertà garantita dall’articolo 13 della costituzione in correlazione con il primo capoverso dell’articolo 335 bis del codice civile che vale la pena riproporre: “Il figlio ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni”.
La lesione di questi diritti comporta tutta una serie di provvedimenti che il giudice può adottare ove ne reputa la necessità per la salvaguardia del minore.
È facile riconoscere un abuso e una lesione del diritto del minore quando un bambino è malnutrito, maltrattato, abusato fisicamente, verbalmente o quando si è in presenza di genitori anaffettivi ma con le sentenze del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria e la legge 154/2001 si ha finalmente una percezione più ampia di abuso e si inizia a considerare la parte dell’articolo che indica fra i compiti della responsabilità genitoriale quella del rispetto delle capacità, delle inclinazioni naturali e delle aspirazioni del figlio. Infatti il genitore ha sì, l’obbligo di vigilare la condotta del figlio ma anche di aiutarlo e supportarlo in auto-emancipazione e autorealizzazione in modo autorevole, amorevole e non critico ovvero essere “liberi di”, essere se stessi e non il foglio bianco sul quale vengono riversate le speranze e aspettative genitoriali .
Non esistono abusi di serie a e di serie b, in questa sede si è voluto dimostrare quanto, dal punto di vista psico-pedagogico, la manipolazione, anche involontaria, possa essere devastante.
Si è voluto poi richiamare l’attenzione su un tema invisibile ovvero quello dei bambini di mafia.
L’intervento del Tribunale di Reggio Calabria è stato eccellente e lungimirante, considerando abuso l’educazione criminale impartita all’interno di alcune famiglie di mafia, infatti il bambino, svuotato del proprio Sé diventa un recipiente da riempire, indottrinare. Gli viene negata la libertà di essere, di manifestare i propri desideri e le proprie paure, diventa un bambino represso e ubbidiente alle prescrizioni mafiose.
È stato doveroso da parte dello Stato capire quale fosse la strategia più adatta al recupero di questi adolescenti.

Nel protocollo “Liberi di scegliere” adottato dal Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria non si intende strappare il minore dalla madre ma estirpare la maschera che per anni ha soggiogato la vera natura del bambino. Nello stesso momento si va a lavorare sulla famiglia
I provvedimenti non sono programmi di prevenzione, in quanto come lo stesso Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bella descrive gli interventi come prevenzione secondaria. Ed è qui che nasce una seconda riflessione: il genitore educa e in compartecipazione con lo Stato istruisce.
Non basta dichiarare dal punto di vista costituzionale che le famiglie godono di autonomia salvo il rispetto dei precetti costituzionali, la genitorialità va supportata, non limitata, non controllata, supportata attraverso l’istruzione, l’obbligo compartecipativo che permette allo Stato attraverso gli operatori scolastici di poter segnalare casi problematici ma allo stesso tempo di in-segnare ovvero lasciare il segno nei bambini.
I bambini diventano adulti e non si può pretendere da un adulto di educare autonomamente secondo precetti che non ha mai fatti suoi.
Lo stato contesta l’educazione antisociale ma egli stesso deve, attraverso le proprie istituzioni affiancare le famiglie non dopo i provvedimenti, non dopo le segnalazioni ma in via preventiva nelle scuole, perché l’educazione antisociale non lede la società solamente, come abbiamo visto, un’educazione antisociale, criminale, dilania, opprime e manipola il minore e dunque rientra a pieno titolo nella definizione di abuso intrafamiliare.
File