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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10012007-223916


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
GNESI, LAURA
URN
etd-10012007-223916
Titolo
Valutazione cardiovascolare in adolescenti e giovani adulti affetti da diabete mellito di tipo 1 con esordio in età pediatrica.
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
Relatore Prof. Federico, Giovanni
Parole chiave
  • complicanze
  • diabete mellito
  • età pediatrica
Data inizio appello
23/10/2007
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
23/10/2047
Riassunto
Il diabete mellito di tipo 1 (DMT1) costituisce un importante fattore di rischio cardiovascolare in particolare nei pazienti con esordio in età pediatrica in quanto esposti alla malattia per lungo tempo. Poiché in età evolutiva gli studi sulla presenza di alterazioni precoci della funzione cardiovascolare sono scarsi e con risultati contrastanti, lo scopo di questo studio è stato quello di valutare, in una coorte di adolescenti e giovani adulti affetti da diabete mellito tipo 1, con esordio in età pediatrica, la presenza di precoci alterazioni morfofunzionali cardiovascolari e le correlazioni tra queste e la durata di malattia, il controllo glicemico ed il profilo lipidico. Tali dati sono stati poi confrontati con un gruppo di pazienti controllo. Lo studio, attualmente in fase di prosecuzione, ha riguardato un gruppo di 25 adolescenti e giovani adulti (18 maschi età media 19,7 + 3,4 anni; 7 femmine età media 20 + 2,5 anni) con livelli circolanti medi di HbA1c di 7,8 + 1,5% (valore medio di dosaggi trimestrali degli ultimi 3 anni) e con durata media di malattia di 10,7 + 5,6 anni. Il gruppo di controllo, sovrapponibile per età e BMI al precedente, include attualmente 8 soggetti sani di sesso maschile.
Lo studio è stato eseguito con un sistema di ultrasonografia equipaggiato con sonda lineare ad alta frequenza per lo studio vascolare e sonda cardiaca settoriale per quello cardiaco. Tale sistema è anche in grado di eseguire il monitoraggio dei diametri arteriosi ad alta risoluzione (echo-tracking). I parametri vascolari rilevati sono stati: l’IMT (spessore medio-intimale, espressione di ispessimento parietale) e gli indici di rigidità vascolare (ß, EP, AC, AIx, PWV; v. abbreviazioni utilizzate nel testo pag. 64). I parametri rilevati nello studio cardiaco sono stati gli indici che esplorano la funzionalità ventricolare complessiva, la fase diastolica e l’ispessimento parietale ventricolare (LVMI, MFS, EDd, PPd, IVSd, RWT, E/A; v. abbreviazioni utilizzate nel testo pag. 64).
Confrontando i dati ottenuti nel gruppo dei pazienti con quelli osservati nei controlli (l’analisi ha riguardato soltanto i maschi, poiché il gruppo di controllo è attualmente costituito solo da soggetti di sesso maschile), l’analisi statistica non ha messo in evidenza differenze significative per quanto riguarda gli indici di rigidità vascolare (stiffness), l’IMT ed i parametri cardiaci, anche se alcuni parametri sono risultati lievemente alterati. Tra questi l’AIx (augmentation index) risulta negativo nei controlli e positivo nei diabetici; la pressione sistolica e diastolica e l’IVSd (spessore setto interventricolare in diastole) sono risultati maggiori nei diabetici; il rapporto E/A (indice di efficienza diastolica) è ridotto nei diabetici. L’analisi multivariata non ha mostrato correlazione tra nessuno dei parametri in esame e i livelli circolanti di HbA1c o gli anni di malattia.
In conclusione, il presente studio ha dimostrato l’assenza di alterazioni cardiovascolari in adolescenti e giovani adulti con diabete mellito tipo I, con durata media di malattia di 10 anni e con buon controllo glicometabolico. Sebbene non sia stato possibile osservare la presenza di una correlazione tra livelli circolanti di HbA1c e parametri cardiovascolari, l’ottimizzazione del controllo glicometabolico si conferma come un fattore fondamentale nella prevenzione delle complicanze tardive del diabete mellito. Alcuni autori hanno infatti osservato la presenza di alterazioni cardiovascolari anche solo dopo 4 anni di malattia in pazienti con elevati livelli sierici di HbA1c.
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