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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09292010-140556


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
GENNARO, MARTA
URN
etd-09292010-140556
Titolo
Impatto della terapia anticoagulante orale in pazienti ricoverati per patologia cerebrovascolare.
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Dott. Orlandi, Giovanni
Parole chiave
  • terapia anticoagulante
  • ictus ischemico
  • INR
  • patologia cerebrovascolare
  • ictus emorragico
Data inizio appello
19/10/2010
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
19/10/2050
Riassunto
La terapia anticoagulante orale costituisce il trattamento di prima scelta nella prevenzione dell’ictus cardioembolico con particolare riferimento alla fibrillazione atriale che determina circa il 25% degli eventi ischemici cerebrali. Tuttavia tale terapia è di provata efficacia solo se vengono mantenuti corretti livelli di anticoagulazione (valori di INR compresi tra 2 e 3) in quanto al di sotto di questo range permane il rischio di ictus cardioembolico mentre per valori superiori incrementa il rischio emorragico.
La difficoltà a mantenere costante nel tempo il range terapeutico degli anticoagulanti orali è dovuta a scarsa compliance e a numerose interferenze alimentari e farmacologiche con una possibile ricaduta negativa in termini di efficacia.
Lo scopo di questo studio è stato di valutare in pazienti con malattia cerebrovascolare acuta l’impatto della prevenzione con anticoagulanti orali sul tipo di evento cerebrovascolare (ischemico ed emorragico) e sul sottotipo eziopatogenetico dell’ischemia (cardioembolico, lacunare, aterosclerosi dei grossi vasi).
A questo scopo sono stati valutati in modo retrospettivo 144 pazienti consecutivi (80 maschi e 64 femmine; età media±DS=77,5±3,9 anni; range 47-88 anni) in trattamento anticoagulante orale ricoverati presso la Clinica Neurologica dell’Università di Pisa dal Gennaio 2004 al Gennaio 2009 per malattia cerebrovascolare acuta (ictus ischemico, attacco ischemico transitorio, ictus emorragico parenchimale, emorragia subaracnoidea). Al momento del ricovero è stata effettuata TC cranio per diagnosticare il tipo di evento (ischemico o emorragico) ed è stato valutato il livello di anticoagulazione attraverso il dosaggio plasmatico di INR.
In tutti i casi di ischemia cerebrale è stata effettuata la classificazione del sottotipo eziopatogenetico (cardioembolia, aterosclerosi dei grossi vasi, malattia dei piccoli vasi).
La maggior parte dei pazienti (85%) presentava un evento di natura ischemica e il 15% un evento di natura emorragica.
Il gruppo dei pazienti ischemici con INR<2 aveva una eziopatogenesi di tipo cardioembolico nel 69,7% dei casi, mentre il gruppo con INR≥2 aveva un’eziopatogenesi da malattia dei piccoli vasi (lacunare) nel 53,6% dei casi e cardioembolica solo nel 32,1% dei casi.
Il gruppo di pazienti emorragici presentava valori di INR<2 nel 55% dei casi e di INR≥2 nel 45% dei casi. Alcuni fattori di rischio emorragico come l’ipertensione arteriosa e la leucoaraiosi valutata alla TC cranio sono stati riscontrati in tutti i casi emorragici con INR≥2.
Con i limiti legati al carattere retrospettivo di questo studio, i risultati ottenuti tendono a confermare l’efficacia della terapia anticoagulante orale nella prevenzione di eventi ischemici cerebrali di natura cardioembolica quando viene rispettato il range terapeutico, tuttavia tale trattamento non risulta altrettanto efficace quando l’eziopatogenesi è dovuta a malattia dei piccoli vasi (lacunare). Per quanto riguarda invece il rischio di ictus emorragico questo appare essere solo in parte associato all’entità dell’anticoagulazione verosimilmente per il ruolo che svolge nell’aumentare tale rischio l’elevata frequenza di ipertensione arteriosa e leucoaraiosi.
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