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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09272006-160046


Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
Cenderello, Katia
URN
etd-09272006-160046
Titolo
Studio del rapporto fra Metcalfa pruinosa (Say) e Neodryinus typhlocybae (Ashmead) mediante utilizzo di Geostatistica e GIS
Dipartimento
AGRARIA
Corso di studi
SCIENZE E TECNOLOGIE AGRARIE
Relatori
Relatore Lucchi, Andrea
Parole chiave
  • Neodryinus typhlocybae
  • geostatistica
  • GIS
  • Metcalfa pruinosa
Data inizio appello
16/10/2006
Consultabilità
Completa
Riassunto
Comparso in Europa alla fine degli anni Settanta, in provincia di Treviso, l’omottero flatide nordamericano Metcalfa pruinosa si è rapidamente diffuso nella quasi totalità del territorio italiano e in alcuni stati europei con esso confinanti, favorito da una notevole polifagia e dall’assenza di specifici ed efficaci antagonisti naturali. Giovani e adulti della specie si sviluppano a spese di innumerevoli piante erbacee, arbustive ed arboree, interessando in molti casi anche piante coltivate. I danni ad esse arrecati sono dovuti, oltre che all’intensa sottrazione di linfa, anche ai cospicui imbrattamenti con cera e all’abbondante produzione di melata che supporta lo sviluppo di fumaggini. Alcuni aspetti bioetologici e fisiologici che la caratterizzano, rendono M. pruinosa un insetto poco adatto ad essere contrastato con il mezzo chimico. Per questo, il ricorso al controllo biologico classico, da attuarsi attraverso l’introduzione di efficaci e specifici antagonisti rinvenuti nel Paese di origine del fitofago, è parsa la strategia più ragionevole per fronteggiare efficacemente il dilagare del fitomizo nel nostro e negli altri Paesi europei.
L’introduzione dell’Imenottero Driinide Neodryinus typhlocybae (Ashmead) ha consentito un efficace contenimento del fitofago nel breve-medio termine. I numerosi progetti di lotta biologica alla Metcalfa con tale entomofago condotti in alcune regioni italiane nell’ultimo decennio hanno fornito, infatti, risultati estremamente positivi.
I due insetti sono stati oggetto, negli ultimi anni, di numerosi studi e - di conseguenza – di altrettante pubblicazioni concernenti aspetti di biologia, fenologia, morfologia e fisiologia.
In questa occasione, facendo ricorso al GIS ed alla Geostatistica, si è inteso studiare il rapporto che le due specie instaurano tra loro e con i fattori biotici (ed es. assetto vegetazionale) e abiotici (ad es. microclima) dell’ambiente che le ospita. Le più significative acquisizioni rese disponibili dal presente studio sono di seguito elencate.
- Le popolazioni più cospicue di Metcalfa, corrispondenti alle classi di infestazione 3 e 4, sono state rilevate nelle aree più ombreggiate e umide, mentre su vegetazione esposta ad insolazione diretta per molte ore del giorno il fitofago è risultato pressoché assente. In ambiente urbano tale situazione si riscontra in corrispondenza di siepi di ampie dimensioni o anche di aree verdi di dimensioni ridotte purché ombreggiate per gran parte della giornata da palazzi o da alberi di alto fusto presenti nelle vicinanze.
- Come era logico attendersi, la presenza di N. typhlocybae si è rilevata consistente soprattutto in quei punti nei quali, nel monitoraggio estivo, era stata rinvenuta una maggiore presenza di M. pruinosa. Tuttavia, appare degno di nota il fatto che l’entomofago sia stato riscontrato ad alte densità anche in alcune stazioni di monitoraggio nelle quali i rilievi primaverili di M. pruinosa avevano evidenziato un basso livello di infestazione.
- La presenza di bozzoli del Driinide ad una distanza considerevole già a partire dai mesi successivi al primo rilascio nell’area di Ameglia ha dimostrato la predisposizione dell’insetto a diffondersi rapidamente sul territorio alla ricerca del proprio ospite. La massima distanza in corrispondenza della quale sono stati individuati reperti biologici (bozzoli) dell’entomofago è stata pari rispettivamente a 750 e 2500 mt a 5 e 18 mesi dal rilascio.

Il rinvenimento di bozzoli, a cinque mesi dal rilascio, sulla sponda opposta del fiume Magra, che in quel punto ha una larghezza di circa 150 mt, denota una forte attitudine al volo e una spiccata capacità di ricerca dell’ospite da parte dell’Imenottero, se non altro allo stato femminile. Questo dato è confermato anche dalle osservazioni condotte sull’intero territorio comunale di Carrara, nel quale il neodrino, dopo essere stato introdotto per 4 anni consecutivi in 4 diverse località, è ormai diffusamente presente ad elevate densità.
- Il GIS e la geostatistica hanno consentito la creazione di mappe previsionali di isovalore relative al fitofago anche in aree lontane dal punto campionato. L’analisi dei semivariogrammi ha rivelato un buon grado di correlazione spaziale del livello di infestazione di M. pruinosa ogni qual volta venisse utilizzata come parametro di riferimento la media delle classi di infestazione per ciascun punto.
- A Marina di Carrara la sovrapposizione delle mappe relative alla presenza del fitofago nei due anni di studio ha evidenziato una netta diminuzione delle popolazioni di quest’ultimo da un anno all’altro in seguito all’azione dell’entomofago, denotando, tra l’altro, un’inattesa e sorprendente rapidità nella regolazione demografica dell’ospite. Quanto detto contrasta con precedenti studi condotti in altre regioni italiane, nei quali il Driinide era ritenuto incapace di colonizzare territori vasti nel breve periodo.
- Nell’area di Ameglia, facendo riferimento al 2003, primo anno di rilascio del driinide, e considerando come parametri di riferimento la media dei bozzoli pieni (monovoltini) e la media di quelli vuoti (bivoltini), è stato possibile osservare una diversa distribuzione degli stessi sulle due piante considerate. Mentre i primi sono presenti quasi equamente nelle due specie vegetali, quelli vuoti sono risultati più numerosi su pittosporo, suggerendo una maggiore predisposizione di tale pianta ad ospitare individui bivoltini rispetto al rovo.
- I rilievi condotti nell’intero territorio del comune di Carrara, la cui superficie è pari a 71 kmq, hanno confermato la validità del protocollo attuato tra il 2001 e il 2004. Un unico rilascio di 100 maschi e 100 femmine in ciascuna delle quattro località comunali ha portato, nel volgere di quattro anni, ad una diffusa presenza del parassitoide in pressoché tutte le aree comunali nelle quali sono state svolte le indagini.
- Sebbene si riferiscano ad un periodo di tempo limitato, i dati in nostro possesso ci consentono di affermare che il sistema biologico neodrino-metcalfa-pittosporo si è rivelato assai adatto per lo studio geostatistico delle relazioni tritrofiche in oggetto.
- Pur non trascurando il ruolo svolto da predatori indigeni via via adattatisi all’“ospite straniero”, i risultati ottenuti portano a considerare il neodrino come il principale artefice della appariscente diminuzione sul territorio delle popolazioni del flatide.
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