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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09262018-124415


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
ORLANDI, MARGHERITA
URN
etd-09262018-124415
Titolo
Studio di immunoistochimica e biologia molecolare per la localizzazione e genotipizzazione di Canis familiaris papillomavirus (CPV) nel papilloma invertito del cane
Dipartimento
SCIENZE VETERINARIE
Corso di studi
MEDICINA VETERINARIA
Relatori
relatore Prof. Mazzei, Maurizio
Parole chiave
  • PCR
  • papillomavirus
  • papilloma invertito
  • immunoistochimica
  • CPV
  • cane
Data inizio appello
26/10/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/10/2088
Riassunto
I Papillomavirus (PVs) sono virus a DNA circolare a doppio filamento di circa 8 kb, responsabili dello sviluppo di lesioni cutanee nell’uomo e in altri mammiferi, compreso il cane; nella maggior parte dei casi si tratta di virus ospite-specifici. Nella specie canina le patologie indotte dal papillomavirus Canis familiaris (CPV) sono state descritte dal 1898. Ad oggi sono stati isolati e completamente sequenziati 20 genotipi di CPV, responsabili in differente modo di lesioni quali papillomatosi orale, papilloma esofitico cutaneo, papilloma invertito, placche pigmentate virali e papillomatosi dei cuscinetti. In letteratura, diversi studi su una casistica limitata hanno definito CPV1, 2 e 6 come agenti eziologici del papilloma invertito.
Nel seguente studio al fine di accertare e caratterizzare l’eziologia virale, sono state prese in esame 20 lesioni prelevate da cute di 19 cani di diversa razza, età e sesso.
Lo studio istopatologico ha consentito di esaminare le alterazioni citopatiche ascrivibili indirettamente al danno virale. Tramite immunoistochimica è stata invece valutata la presenza della proteina virale tardiva L1, ritenuto un marker diagnostico di attiva replicazione dei papillomavirus.
La ricerca del DNA virale con l’indagine molecolare di Polymerase Chain Reaction (PCR) è stata approcciata in due modi; in primo luogo con l’impiego di primers generici selezionati dalla letteratura e secondariamente con primers specifici disegnati sui 20 CPV ad oggi sequenziati.
Tramite l’analisi immunoistochimica 16/20 casi sono risultati positivi. Da questi campioni, tramite la PCR specifica, è stato possibile identificare CPV1 da 6 e CPV2 da 4 sui 16 casi.
In conclusione, l’immunoistochimica ha permesso di evidenziare la presenza del virus in attiva replicazione nella maggior parte dei campioni; la PCR ha consentito di rilevare CPV1 e CPV2, fornendo una conferma del ruolo patogenetico di questi nello sviluppo del papilloma invertito, come segnalato in letteratura. Non si esclude però che altri genotipi non ancora sequenziati possano essere coinvolti.

Papillomavirus (PV) are double strand DNA viruses with 8 kb genome responsible for skin and oral warts in humans and in other species, included dogs. Canis familiaris Papillomavirus (CPV) infection have been reported since 1989; since then twenty genotypes were isolated from different lesions: oral papillomatosis, cutaneous esophitic warts, inverted papillomas, multiple viral pigmented plaques and footpad papillomas.
Molecular investigations on a few cases suggest CPV1, 2 and 6 as etiological agent of inverted papilloma.
In this study, skin biopsies from 19 dogs with inverted papilloma were investigated for the presence of CPV DNA by immunohistochemistry and Polymerase Chain Reaction (PCR).
The histopatological study allowed to examine cytopathic effect, indirect signs of PVs infection. By immunohistochemistry we evaluated the expression of the late viral protein L1, a diagnostic marker of active replication of PV.
The molecular investigations to identify the involved CPVs have been approached in two ways: using generic primers selected from literature and then with specific primers created on the 20 CPV’s current sequences.
By immunohistochemistry, we found 16 positive cases. From these samples, through the specific PCR, CPV1 was detected from 6 cases and CPV2 from 4. The absence of other CPVs should be further investigated and the possibility that new genotypes are involved should not be excluded.
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