• medicina legale
• consenso informato

Negli ultimi anni in Italia, e non solo, si registra un notevole incremento di “giudizi di responsabilità” in campo medico. Questo fenomeno si può attribuire a tanti fattori, che possono essere suddivisi in fattori di carattere sociologico, rappresentati maggiormente dall’accresciuto livello culturale e dall’aumentata consapevolezza dei propri diritti da parte degli utenti, dalla consacrazione del diritto alla salute, dai risvolti economici, individuali e sociali che l’evento patologico ha assunto negli ultimi anni, e, per finire, dal processo di umanizzazione del medico, che nel giro di un secolo perde, nell’immaginario collettivo, l’immagine sacerdotale; e fattori di carattere tecnico-scientifico: se è vero che i progressi dalla scienza in campo medico hanno ridotto il margine di errore “umano”, è altrettanto vero che l’utilizzo di macchinari ultra sofisticati, l’esigenza di spingere al massimo la ricerca medica, con il ricorso anche a tecniche sperimentali, ha nettamente ampliato il cosiddetto rischio sanitario. Mi sembra opportuno richiamare le osservazioni del Fiori (28): "... Sembra che la dottrina si sia fatta influenzare da una concezione di medicina onnipotente che è del tutto lontana dalla realtà: una medicina che, pur nei suoi innegabili progressi, deve invece fare i conti continuamente con le leggi della biologia e con i propri limiti scientifici e tecnici e quindi con l'aleatorietà insuperabile di molte vicende morbose e della loro suscettibilità, positiva o negativa, di fronte alle cure".